Tumori: migliora l’adesione agli screening oncologici

In aumento il numero di italiani che si sottopone ai controlli per la diagnosi precoce delle neoplasie di seno, colon-retto e cervice uterina ma rimangono ancora bassi i tassi d’adesione complessivi e soprattutto si registrano grandi differenze a livello regionale

Nel 2023 il 55% delle donne si è sottoposto agli esami per lo screening per il tumore mammario (mammografia in primis), dato in crescita rispetto a cinque anni prima, quando nel 2018, si era sottoposto a screening il 46% delle donne. In crescita anche gli screening per il tumore del colon-retto, con il 34% degli uomini e il 50% delle donne che hanno svolto la ricerca del sangue occulto nelle feci, e per il cancro della cervice uterina con il 41% delle donne che hanno effettuato l’HPV o il Pap Test. A segnalare i nuovi dati, raccolti dall’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), e commentarli sono stati di recente gli esperti di FOCE, Federazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi.

Disparità regionali da colmare

«Quelli dell’ONS sono dati in miglioramento dopo i difficili anni della pandemia durante i quali molti esami di prevenzione oncologica secondaria sono stati interrotti e rinviati. Tuttavia, rimangono ancora bassi i tassi d’adesione e soprattutto si registrano grandi differenze a livello regionale» commenta il professor Francesco Cognetti, presidente di FOCE.

In linea generale l’adesione agli screening è maggiore nelle regioni del Nord Italia, soprattutto in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento, mentre al Sud si registrano i tassi più basse, per esempio per il colon-retto si toccano valori di solo il 6% in Calabria e del 14% in Sicilia. Nello screening cervicale i tassi di adesione minori si registrano in Sicilia e Molise (22%) e nel Lazio (26%) e per la mammografia i numeri peggiori sono stati registrati in Calabria (16%), Molise (32%), Campania (33%) ma anche Sicilia (34%) e Lazio (41%).

«Alcuni dati di singole Regioni sono francamente inaccettabili e spesso riscontriamo differenze vistose anche tra ASL confinanti – osserva Cognetti -. Rimangono tuttavia forti le disuguaglianze tra il Nord e il Sud del Paese e preoccupano molto i tassi decisamente bassi registrati nel Lazio, la seconda Regione italiana. Vi è ancora una sottovalutazione generale da parte della popolazione dovuta anche ad una scarsa informazione».

L’importanza della diagnosi precoce

La diagnosi precoce stenta a decollare anche per problemi burocratici ed organizzativi che non sempre favoriscono la partecipazione da parte della popolazione target, ma secondo il presidente di FOCE le nuove tecnologie, offerte dal web e dalle telecomunicazioni, potrebbero essere di grande aiuto e dovrebbero quindi essere sfruttate di più per coinvolgere i cittadini come già avviene in alcune aree.  

«La diagnosi precoce dei tumori è fondamentale. È dimostrato da numerosissime pubblicazioni scientifiche come gli screening siano in grado di ridurre i tassi di mortalità per i carcinomi del colon-retto, della cervice uterina e della mammella. Va perciò ribadita e incentivata in tutto il Paese la prevenzione secondaria di tumori molto diffusi ma il cui impatto può essere ridotto. Servono anche campagne d’informazione e di sensibilizzazione rivolte all’intera popolazione. Queste devono essere condotte sia a livello nazionale che dalle singole Regioni» conclude Cognetti.

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