Terapia combinata per il carcinoma uroteliale avanzato

Confermata la maggiore efficacia a lungo termine rispetto alla chemioterapia della combinazione enfortumab vedotin più pembrolizumab in prima linea

Secondo dati aggiornati dello studio EV-302, presentati in occasione del Simposio sui tumori genito-urinari dell’Amercian Society of Clinical Oncology (ASCO), nei pazienti precedentemente non trattati con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, l’uso del coniugato anticorpo-farmaco enfortumab vedotin in combinazione con l’inibitore PD-1 pembrolizumab continua a dimostrare un significativo beneficio di sopravvivenza rispetto alla chemioterapia.

I nuovi dati a 30 mesi

Nello studio di fase III EV-302 sono stati coinvolti quasi 900 pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, precedentemente non trattati, idonei alla chemioterapia contenente cisplatino o carboplatino. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con enfortumab vedotin in associazione con pembrolizumab oppure con la chemioterapia contenente platino.
Ebbene i nuovi dati a quasi 30 mesi dall’avvio dello studio, confermano i risultati dell’analisi primaria, che hanno dimostrato un miglioramento della sopravvivenza per i pazienti trattati con enfortumab vedotin e pembrolizumab. In particolare la nuova analisi ha evidenziato che la combinazione ha ridotto il rischio di morte del 49% rispetto alla chemioterapia e raddoppiato la sopravvivenza globale mediana, passata da 15,9 mesi con la chemioterapia a 33,8 mesi con l’associazione dei due farmaci. Infine sono stati evidenziati benefici anche sul fronte della sopravvivenza libera da progressione, risultata pari a 12,5 mesi con la combinazione contro i 6,3 mesi con la chemioterapia.

Le conferma e le domande aperte

I risultati originali dello studio EV-302 sono stati cruciali nel definire le decisioni di trattamento in prima linea e ora i dati aggiornati danno maggiore sicurezza che i risultati nel rapporto originale vengono mantenuti per più tempo. Nonostante ciò restano delle domande aperte, come ha segnalato all’ASCO Post Julian Hong, professore associato presso il Dipartimento di radioterapia e il Bakar Computational Health Sciences Institute dell’Università della California di San Francisco.

Hong ha sottolineato che permangono diverse domande in merito alla sequenza del trattamento e all’idoneità del paziente e che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare le terapie di seconda linea ottimali dopo la combinazione, nonché strategie per i pazienti che potrebbero non essere idonei a questa strategia terapeutica. Lo studioso ha ipotizzato anche possibili implicazioni per il trattamento del carcinoma uroteliale in fase iniziale.

Approvazione in Europa

Attualmente la combinazione enfortumab vedotin più pembrolizumab è approvata in Europa per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con cancro uroteliale non resecabile o metastatico che possono essere sottoposti a chemioterapia contenente platino.

Il coniugato farmaco-anticorpo è inoltre approvato anche in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con cancro uroteliale localmente avanzato o metastatico che hanno precedentemente ricevuto una chemioterapia contenente platino e un inibitore di PD1 o PD-L1.

In Italia per ora la combinazione è ancora in attesta di approvazione, privando i pazienti di un’opportunità fondamentale per migliorare la loro prognosi e qualità di vita. L’Associazione pazienti PaLiNUro (Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali) si è già mobilitata per chiedere all’AIFA di accelerare le procedure di approvazione e rimborso, o, in alternativa, di rendere disponibile il farmaco attraverso procedure di uso nominale.

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