Combinazioni terapeutiche per il tumore al seno triplo negativo

Incoraggianti i dati sull’impiego della combinazione carboplatino e atezolizumab nel trattamento di pazienti con malattia metastatica

Nell’ultimo decennio l’immunoterapia ha trovato sempre più spazio nel trattamento del tumore al seno triplo negativo in fase iniziale e metastatica, tuttavia non tutte le pazienti rispondo bene a tale terapia. La combinazione dell’immunoterapia alla chemioterapia può però rappresentare un’ulteriore strategia da considerare, come suggerisce uno studio americano di fase II, pubblicato di recente sulla rivista JAMA Oncology. L’aggiunta dell’immunoterapico atezolizumab anti-PD-L1 al chemioterapico carboplatino permetterebbe di migliorare in modo significativo la sopravvivenza delle pazienti con tumore al seno triplo negativo metastatico, indipendentemente dallo stato PD-L1 (ligando della morte programmata 1, proteina che può essere presente sulla superficie delle cellule tumorali, dalle quali viene sfruttata per sfuggire al sistema immunitario).

La terapia combinata

I tumori al seno triplo negativi sono molto eterogenei e caratterizzati da una maggiore instabilità genomica, dalla presenza di linfociti infiltranti il tumore (un tipo di globuli bianchi che hanno lasciato il circolo sanguigno per migrare nel tumore con il compito di attaccare e uccidere le cellule tumorali, riconoscendo dei marcatori presenti sulle cellule malate) e da un’elevata espressione del ligando della morte programmata 1 (PD-L1). Queste caratteristiche hanno fornito il razionale per i primi studi clinici che hanno valutato l’efficacia dell’anticorpo monoclonale atezolizumab come monoterapia o in cambinazione a farmaci chemioterapici nelle forme metastatiche. I dati raccolti finora mostrano che l’efficacia di tale combinazione varia a seconda del farmaco chemioterapico utilizzato. Nel nuovo studio, i ricercatori statunitensi, guidati da Jennifer Pietenpol del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, si sono posti l’obiettivo di verificare se l’efficacia di atezolizumab fosse aumentata dalla sua associazione con il carboplatino e se esistessero fattori clinici o molecolari (biomarcatori) associati alla risposta.

Nuovi dati e nuovi interrogativi

I ricercatori hanno preso in esame 106 pazienti con tumore al seno triplo negativo, metà trattate solo con la chemioterapia e metà con la combinazione atezolizumab e carboplatino. I risultati mostrano che l’associazione di chemioterapia e immunoterapia ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza globale, indipendentemente dallo stato PD-L1. Non solo, alcuni fattori, quali la presenza di linfociti infiltranti il tumore, il carico mutazionale, l’obesità e livelli di glucosio nel sangue non controllati sono risultati associati a un minor rischio di progressione del cancro nelle pazienti trattate con i due farmaci.

I nuovi dati, sebbene interessanti, necessitano di ulteriori conferme, come sottolineano gli stessi autori, visto il campione limitato di pazienti. Inoltre restano dei punti da approfondire, lo studio solleva infatti importanti domande sul valore predittivo degli attuali biomarcatori, a partire dallo stato PD-L1, per le pazienti con tumore al seno triplo negativo.

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