Approvata una nuova cura per il tumore della prostata avanzato

L’AIFA ha approvato darolutamide in associazione alla terapia ormonale e alla chemioterapia nei pazienti con cancro metastatico ormonosensibile. La nuova strategia terapeutica riduce il rischio di morte di oltre il 30%

Nuovi sviluppi per il trattamento di prima linea del tumore della prostata metastatico ormonosensibile. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha infatti approvato di recente la rimborsabilità per l’inibitore del recettore degli androgeni darolutamide, in associazione alla terapia ormonale e alla chemioterapia. Si allargano dunque le indicazioni per darolutamide, farmaco che nel 2021 era stato approvato per il trattamento dei pazienti con tumore della prostata non metastatico resistente alla castrazione, a rischio elevato di sviluppare metastasi.

Aumento della sopravvivenza e migliore qualità di vita

La nuova indicazione per darolutamide fa seguito allo studio di fase III ARASENS nel quale sono stati coinvolti più di 1300 pazienti. Dalla ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, è emerso che darolutamide in associazione alla terapia ormonale (terapia di deprivazione androgenica) e alla chemioterapia (con il farmaco docetaxel) ha ridotto in modo significativo il rischio di morte del 32,5% rispetto alla stessa terapia senza l’inibitore del recettore degli androgeni.

«Questa nuova approvazione estende l’utilizzo di darolutamide a un gruppo più vasto di pazienti – spiega Sergio Bracarda, presidente della Società italiana di uro-oncologia (SIUrO) e direttore della Struttura complessa di oncologia medica e traslazionale e del Dipartimento di oncologia presso l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni -. La combinazione con darolutamide prolunga, nei casi indicati, la sopravvivenza, ritarda la progressione di malattia e salvaguarda la qualità di vita, aspetti importanti per i pazienti colpiti dalla neoplasia in fase metastatica. Questo farmaco combina in sé efficacia terapeutica e tollerabilità. Grazie alla sua struttura chimica peculiare, inibisce la crescita delle cellule tumorali, limitando effetti collaterali che possono impattare sulla vita quotidiana».

L’impatto della malattia e l’importanza della gestione multidisciplinare

Il carcinoma prostatico rappresenta oltre il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate in Italia negli uomini sopra i 50 anni. Tra i sintomi spia ci sono la necessità frequente di urinare, il dolore quando si urina e la presenza di sangue nelle urine. Spesso questi campanelli d’allarme vengono sottovalutati con il risultato che il tumore viene scoperto quando è ormai in fase avanzata e più difficile da curare. «L’impatto del tumore della prostata metastatico sulla quotidianità dei pazienti che sviluppano sintomi correlati alla malattia può essere importante –fa notare Giuseppe Procopio, direttore del Programma prostata e oncologia medica genitourinaria della Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori di Milano -. In alcuni casi, queste persone non riescono a dormire o a camminare per il dolore, in particolare alle ossa. Da qui il forte bisogno clinico di terapie come darolutamide, in grado di garantire una buona qualità di vita anche negli uomini con malattia metastatica. Il tumore della prostata ha numeri importanti e rappresenta un ottimo esempio dei vantaggi che si possono ottenere dalla gestione multidisciplinare e multiprofessionale. Se un paziente viene assistito da un team al cui interno lavorano e collaborano diversi specialisti, vengono ottimizzati l’appropriatezza diagnostica e terapeutica, l’accesso alle cure così come l’utilizzo delle risorse. Si riscontrano anche miglioramenti nella qualità di vita del malato e nell’adesione alle terapie».

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie