Via libera alla prima terapia di editing genomico per malattie genetiche del sangue

Approvato dalla Commissione europea un trattamento innovativo basato sulla tecnologia Crispr-Cas9 per beta-talassemia e anemia falciforme. L’auspicio che in futuro l’approccio possa trovare impiego anche nei tumori ereditari

In Italia sono almeno 10mila le persone che soffrono di emoglobinopatie, un gruppo di malattie genetiche dovute a un difetto congenito dell’emoglobina. Beta-talassemia ed anemia falciforme (o drepanocitosi) sono le più diffuse e quelle per le quali terapia genica ed editing genomico stanno aprendo nuove prospettive. La Commissione europea ha infatti approvato di recente la prima terapia di editing genomico basata su Crispr-Cas9 per queste due condizioni, dopo i precedenti via libera dell’Agenzia regolatoria britannica e della statunitense Food and Drug Administration.

La nuova terapia di editing genomico, chiamata exagamglogene autotemcel (nome commerciale Casgevy), potrebbe fare la differenza per gli oltre 8000 pazienti eleggibili, ma anche aprire la strada ad approcci simili in altre patologie, comprese le sindromi ereditarie di predisposizione ai tumori.

Come funziona la nuova terapia

Exagamglogene autotemcel è una terapia genica autologa che prevede l’estrazione delle cellule staminali ematopoietiche (cellule staminali che danno origine a tutte le cellule del sangue) del paziente, le quali vengo modificate geneticamente con la tecnica di ingegneria genetica Crispr-Cas9 e quindi reinfuse nel paziente. Nel caso della beta-talassemia e dell’anemia falciforme a venire modificato è il gene BCL11A, uno dei principali repressori dell’espressione dell’emoglobina fetale (HbF). In pratica il gene viene manipolato attraverso una precisa rottura del doppio filamento di DNA in modo tale da stimolare la produzione di alti livelli di HbF nei globuli rossi. Quest’ultima è la forma di emoglobina che trasporta l’ossigeno durante lo sviluppo fetale e che, dopo la nascita, viene sostituita dalla forma adulta (HbA) di emoglobina. 

Visto che nella talassemia e nell’anemia falciforme la forma adulta di emoglobina non funziona correttamente, la riattivazione di quella fetale va a compensare la carenza e permette di migliorare la gestione e l’evoluzione di queste emoglobinopatie, come confermano gli studi che hanno portato all’approvazione della nuova terapia.

Dal trapianto di staminali alla terapia genica

Per tanti anni l’unico trattamento potenzialmente curativo per la beta-talassemia e l’anemia falciforme è stato il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Il trapianto però ha due limiti: la necessità di un donatore compatibile (non più del 20-25% dei soggetti ne possiede uno tra i familiari) e la possibilità di successo principalmente in una popolazione pediatrica, sotto i 12-14 anni. Sebbene il trapianto abbia ancora un suo ruolo, negli ultimi anni la terapia genica e l’editing genomico stanno aprendo nuove strade. Questi nuovi approcci genetici non richiedono un donatore compatibile, hanno rischi marginali e possono essere considerati anche in individui sopra i 14 anni di età. Hanno però anche dei limiti, tra cui spicca quello della sostenibilità economica. Ma la recente approvazione europea di exagamglogene autotemcel fa ben sperare anche su questo fronte.

Le indicazioni

Attualmente l’azienda produttrice (Vertex Pharmaceuticals) si sta interfacciando con le autorità regolatorie dei singoli Paesi per garantire l’accesso alla terapia ai quei pazienti che ne possono beneficiare. Exagamglogene autotemcel ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per il trattamento di pazienti di età pari o superiore a 12 anni con beta-talassemia dipendente dalle trasfusioni e anemia falciforme severa (caratterizzata da crisi vaso-occlusive), per i quali è appropriato il trapianto di cellule staminali emopoietiche e non è disponibile un donatore consanguineo compatibile.

«Casgevy ha il potenziale per trasformare la vita dei pazienti affetti da queste due patologie; ora è importante che questa terapia sia messa rapidamente a disposizione dei pazienti eleggibili» ha commentato Franco Locatelli, sperimentatore principale degli studi clinici che hanno portato all’approvazione della terapia, direttore del Dipartimento di onco-ematologia, terapia cellulare e terapie geniche e trapianto ematopoietico dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.

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