Tumore al seno: promettenti i PARP inibitori di nuova generazione

Presentati all’ultimo congresso annuale dell’American Association for Cancer Research nuovi dati incoraggianti sull’inibitore selettivo di PARP1 saruparib nelle pazienti con cancro mammario con deficit della ricombinazione omologa

I PARP inibitori hanno rivoluzionato il trattamento del tumore mammario associato alla presenza di varianti patogenetiche germinali nei geni della ricombinazione omologa BRCA1 e BRCA2, ma potrebbero anche aprire nuove strade in futuro. In particolari iniziano a esserci i primi dati sui PARP inibitori di nuova generazione. Il primo di questa classe si chiama saruparib ed è un inibitore potente e selettivo di PARP1. Secondo dati preliminari dello studio americano di fase 1/2a PETRA, presentati all’ultimo congresso annuale dell’American Association for Cancer Research, saruparib sarebbe in grado di generare risposte durature, riduzioni del tumore e un’incoraggiante sopravvivenza libera da progressione, con un profilo di sicurezza favorevole, in pazienti pesantemente pretrattate con cancro al seno con mutazioni in geni coinvolti nei meccanismi della ricombinazione omologa (BRCA1, BRCA2, PALB2 o RAD51C/D).

Lo studio

Nello studio, in particolare nella parte A, i ricercatori statunitensi hanno valutato innanzitutto la monoterapia con saruparib a dosi comprese tra 10 mg e 140 mg una volta al giorno. In questa fase sono stati coinvolti pazienti con carcinoma mammario avanzato o metastatico HER2-negativo (40,8%), cancro alle ovaie (19,3%), cancro al pancreas (9,8%) e cancro alla prostata. In media questi pazienti avevano già ricevuto tre linee di trattamento e il 45% era stato trattato con PARP inibitori e/o chemioterapia contenente platino.

Nella parte B dello studio sono state invece incluse pazienti con carcinoma mammario HER2-negativo che non avevano ricevuto alcun trattamento precedente con PARP inibitori. La maggior parte di tali pazienti presentava mutazioni BRCA e non vi erano restrizioni sul numero di precedenti linee di chemioterapia nel contesto metastatico.

Sicurezza e tollerabilità

Il primo dato emerso, che era anche l’obiettivo primario dello studio, riguarda la sicurezza e la tollerabilità di saruparib. La maggior parte dei dosaggi sono stati ben tollerati, senza tossicità limitanti la terapia fino al dosaggio di 90 mg una volta al giorno, considerata la dose massima tollerata. Inoltre, i tassi di tossicità ematologica e gastrointestinale sono risultati generalmente bassi nei gruppi da 10, 20, 40 e 60 mg una volta al giorno. 

Nel complesso quindi saruparib ha dimostrato una sicurezza favorevole in una popolazione di pazienti fortemente pretrattati. Rispetto ai PARP inibitori di prima generazione, il trattamento con saruparib ha dimostrato selettività per PARP1 rispetto a PARP2. Inoltre saruparib ha dimostrato un profilo farmacologico ottimale senza interazioni alimentari.

Per quanto riguarda gli effetti, l’assunzione del PARP inibitore di nuova generazione sembrerebbe associata a un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione.

Le prospettive

Secondo Timothy Yap, autore della presentazione oltre che oncologo medico e professore presso il Dipartimento di terapia sperimentale contro il cancro dell’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas, il profilo di sicurezza favorevole e la bassa incidenza di casi in cui è stato opportuno ridurre la dose del farmaco, rispetto a quanto accade con i PARP inibitori di prima generazione attualmente approvati, potrebbe consentire ai pazienti di rimanere in trattamento per un periodo più lungo con il massimo impegno sul bersaglio, producendo verosimilmente una migliore efficacia.

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