Cure centralizzate per vincere il tumore ovarico

Al convegno IEO-ACTO Italia, organizzato in occasione della XII Giornata mondiale, si è parlato della necessità di migliorare la gestione delle pazienti con cancro dell’ovaio, aspetto cruciale per la sopravvivenza e la qualità di vita

In occasione della XII Giornata mondiale sul tumore ovarico dell’8 maggio, si è tenuto a Milano un convegno organizzato dall’Istituto europeo di oncologia (IEO), con il patrocinio di Allenza contro il tumore ovarico (ACTO) Italia, nel quale è stata focalizzata l’attenzione sull’importanza della centralizzazione delle cure nella gestione delle pazienti colpite dalla malattia.

Gli esperti intervenuti all’evento, aperto a pazienti, caregivers e medici, insieme alle presidenti delle diverse sezioni regionali di ACTO, sotto la direzione scientifica della professore Nicoletta Colombo, direttore del Programma di Oncologia Ginecologica di IEO, hanno fatto il punto sul percorso clinico che le pazienti devono intraprendere, illustrando le attuali criticità ma anche la direzione verso cui bisognerebbe andare per consentire una gestione ottimale nell’ottica di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita delle donne colpite dal cancro dell’ovaio.

Lo scenario mondiale

Secondo le proiezioni del Data Center della World Ovarian Cancer Coalition entro il 2050 l’incidenza del tumore ovarico aumenterà del 55% e la mortalità di quasi il 70%, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Ma anche in Europa si prevedono aumenti dell’incidenza e della mortalità, rispettivamente dell’8% e del 19,2%, che, seppur più contenuti, non vanno sottovalutati. Per questi motivi la World Ovarian Cancer Coalition ha indirizzato una petizione all’Organizzazione Mondiale della Sanità chiedendo di riconoscere il cancro ovarico come priorità sanitaria globale. Ed è proprio partendo da queste proiezioni che si è aperta la XII Giornata mondiale dedicata al tumore ovarico, ancora oggi uno dei “big killers” tra le neoplasie ginecologiche, complici numerosi fattori, a partire dalla sintomatologia aspecifica e tardiva fino ad arrivare all’assenza di strategie di screening validate che consentano di effettuare una diagnosi precoce. Anche sul fronte della prevenzione si può fare ben poco, a eccezione nel sottogruppo di donne portatrici di varianti della linea germinale in geni di predisposizione (in particolare BRCA1 e 2).

L’importanza dei centri specialistici

Durante il convegno IEO-ACTO si sono succeduti diversi interventi, dopo il benvenuto di Nicoletta Colombo e l’introduzione di Nicoletta Cerana, presidente di ACTO Italia. In particolare Giovanni Damiano Aletti, direttore dell’Unità di strategie terapeutiche innovative nel carcinoma ovarico di IEO, e Maria Chiara Sansalone, infermiera case manager del Centro tumore ovarico di IEO, hanno fatto il punto sull’importanza della presa in carico in centri di cura specialistici.

Aletti ha sottolineato come il tumore ovarico, sebbene non sia il più frequente dei tumori ginecologici, costituisca ancora la principale causa di morte, complice la diagnosi tardiva. L’esperto però ha anche ribadito come i progressi terapeutici e gli sforzi fatti per migliorare la gestione delle pazienti abbiano condotto a un allungamento della vita.

«Gli studi condotti finora mostrano che le pazienti che vengono curate in centri specializzati vanno meglio, con una riduzione della mortalità del 12% – ha segnalato Aletti -. Ma perché non riusciamo fare un passo deciso in questa direzione? Ci sono una serie di aspetti su cui bisogna ancora lavorare, in particolare sui misuratori della qualità e la definizione dei centri di riferimento».

L’Ovarian cancer center di IEO

In Italia nel 2008 è stato creato all’IEO il Centro per il tumore ovarico (Ovarian cancer center, OCC) su modello di quello della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. L’idea alla base, come ha sottolineato Aletti, era quella di fornire alle pazienti non solo cure più all’avanguardia, ma anche cercare di introdurre quei benefici che la ricerca comincia a portare nella pratica clinica. Non solo, si voleva aumentare la consapevolezza sui vantaggi dell’assistenza centralizzata sul tumore ovario.

Come ha fatto notare Maria Chiara Sansalone, ciò che contraddistingue l’OCC di IEO sono l’alta specializzazione e la multidisciplinarità. L’alta specializzazione, ha spiegato Sansalone, viene mantenuta attraverso una buona pratica clinica sulla base delle linee guide internazionali, con la formazione continua sia da punto di vista chirurgico sia teorico e tramite la ricerca con la partecipazione a numerosi studi clinici in ambito ginecologico. La multidisciplinarità è garantita dalla collaborazione tra le diverse le divisioni che operano non solo sul fronte ginecologico e oncologico, ma anche chirurgico, radiologico, anatomo-patologico e via dicendo.

Centralizzazione delle cure

La centralizzazione delle cure rappresenta un modello di gestione del paziente che copre l’intero percorso clinico, dalla prevenzione alle diagnosi precoce, dalle cure al follow-up fino alle terapie palliative e agli interventi sullo stile di vita. Purtroppo però c’è ancora molta disomogeneità e margini di miglioramenti come hanno sottolineato le diverse rappresentanti delle sezioni regionali ACTO. Quest’ultime hanno fornito una preziosa prospettiva delle pazienti nelle diverse regioni d’Italia, segnalando esperienze e sfide vissute ed avanzando proposte concrete per individuare possibili strategie da mettere in atto per implementare questo nuovo modello di assistenza ospedaliera in oncologia ginecologica.

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