Tumori: con stop al fumo aumenta la sopravvivenza

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Oncology smettere di fumare entro sei mesi dalla diagnosi di cancro aiuta a vivere più a lungo

Se continuare a fumare dopo la diagnosi di cancro aumenta il rischio di una seconda neoplasia e di morte correlata al tumore e complessiva, chiudere con le sigarette ha l’effetto opposto. I risultati di uno studio prospettico, pubblicato di recente sulla rivista JAMA Oncology, mostrano infatti che chi smette di fumare entro sei mesi dalla diagnosi di cancro sopravvive quasi due anni in più rispetto a chi resta intrappolato nel vizio. Il beneficio è stato osservato non solo per il tumore al polmone, come ci si potrebbe aspettare, ma anche per altre neoplasie tra cui quelle di seno e testa e collo.

Lo studio prospettico

II ricercatori dell’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas, che hanno coordinato lo studio, si sono posti l’obiettivo di determinare l’associazione tra il momento dell’entrata in un programma di cessazione del fumo dopo una diagnosi di tumore e gli esisti di sopravvivenza.

A questo scopo sono stati presi in esame 4526 adulti tra l’1 gennaio 2006 e il 3 marzo 2022.

In pratica, gli studiosi hanno confrontato la sopravvivenza tra i fumatori che sono entrati nel programma di disassuefazione che sono riusciti a smettere e quilli che invece hanno continuato a fumare.

Ebbene i dati raccolti mostrano che che smettere di fumare al momento o dopo una diagnosi di cancro migliora la sopravvivenza in vari tipi di cancro. Il beneficio maggiore è stato osservato tra i pazienti che sono entrati nel programma di disuassuefazione entro 6 mesi dalla diagnosi, con 1,8 anni di vita in più tra i pazienti in astinenza già dopo tre mesi. È inoltre emerso che l’astinenza a 3, 6 e 9 mesi dopo l’inizio del trattamento per smettere di fumare ha ridotto la mortalità in tutti i tipi di cancro rispettivamente del 26, 22 e 16%.

Incentivare i programmi per smettere di fumare

«Per quanto ne sappiamo, questi risultati forniscono la prova più forte fino ad oggi dell’importanza di ricevere un trattamento per smettere di fumare basato sull’evidenza il prima possibile dopo una diagnosi di cancro – scrivono gli studiosi -. Inoltre, questa analisi prospettica supera i limiti di altri studi di sopravvivenza che si sono basati su una valutazione retrospettiva dello stato di astinenza e mancano di dati dettagliati sul fumo».

Un’importante implicazione dello studio riguarda l’opportunità di proporre ai pazienti oncologici, al momento della diagnosi, un programma strutturato per smettere di fumare integrato con la terapia della neoplasia. Un approccio di questo tipo infatti ha mostrato di avere un’associazione positiva con l’aspettativa di vita dei pazienti.

«Investire in programmi di trattamento per smettere di fumare rappresenta un approccio che dovrebbe essere una componente standard del trattamento del cancro. Garantire l’accesso al trattamento per smettere di fumare a tutti i pazienti oncologici che fumano può ottimizzare l’efficacia dei trattamenti antitumorali e contribuire a un beneficio sostanziale in termini di sopravvivenza, oltre a migliorare i risultati di salute non correlati al cancro» concludono i ricercatori statunitensi.

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