Tumore mammario maschile: le esperienze di pazienti e chirurghi

Secondo uno studio americano a pochi uomini con cancro della mammella viene proposta la ricostruzione del capezzolo dopo l’intervento. Anche la chirurgia conservativa sembrerebbe poco considerata

Uno studio americano, pubblicato sugli Annals of Surgical Oncology, ha analizzato le opinioni e le prospettive degli uomini a cui è stato diagnosticato un cancro al seno e allo stesso tempo ha valutato anche i pareri dei chirurghi. Ebbene la fotografia che ne emerge mostra che, diversamente da quanto accade nel sesso femminile, a pochi uomini viene proposta la chirurgia ricostruttiva dopo l’intervento, sebbene molti abbiano riferito di sentirsi a disagio per il proprio aspetto fisico dopo l’operazione. Non solo, la chirurgia conservativa sarebbe poco proposta ai pazienti maschi, anche se la maggior parte dei chirurghi coinvolti ha riferito di sentirsi a suo agio nel raccomandare questo tipo di operazione meno invasiva. Secondo gli autori i dati raccolti potrebbero essere d’aiuto per migliorare l’esperienza dei pazienti.

L’indagine

Il tumore mammario è molto raro negli uomini e si sa ancora poco sulle loro esperienze. Non solo, i soggetti di sesso maschile sono spesso esclusi dagli studi clinici su questo tipo di neoplasia, presumendo che la loro gestione possa essere fatta tendendo a modello quella femminile. La mastectomia negli uomini in genere comporta la rimozione del capezzolo con eventuale sua ricostruzione a distanza di pochi mesi dall’intervento.

Per comprendere meglio il vissuto degli uomini a cui viene diagnosticato un tumore mammario e allo stesso tempo indagare sugli atteggiamenti dei chirurghi, alcuni ricercatori statunitensi, guidati da Katharine Yao del Dipartimento di chirurgia della Pritzker School of Medicine dell’Università di Chicago, hanno effettuato un doppio sondaggio: uno rivolto ai pazienti e l’altro ai chirurghi. Il team ha reclutato 63 uomini con tumore mammario a cui sono state fatte alcune domande, basate sullo studio WhySurg per le donne sopravvissute al cancro seno, su tematiche come la scelta chirurgica e la propria soddisfazione in relazione alle scelte fatte. Il sondaggio per i chirurghi è stato mandato via e-mail a tutti i membri dell’American Societry of Breast Surgeons con lo scopo di valutare le opinioni e le considerazioni di tali specialisti sugli approcci chirurgici nel trattamento del tumore mammario maschile. Nel complesso hanno aderiti quasi 450 chirurghi.

Le osservazioni di pazienti e chirurghi

Il sondaggio sui pazienti ha evidenziato che solo a pochi uomini (5) era stato proposto dal proprio chirurgo un intervento conservativo e che ben 60 pazienti su 63 non sono stati sottoposti all’intervento di ricostruzione del capezzolo. Allo stesso tempo, però, la maggior parte dei pazienti sentiva di avere ricevuto informazioni sufficienti sull’operazione per prendere una decisione. Tuttavia molti uomini hanno anche segnalato di sentirsi a disagio per il proprio aspetto dopo l’intervento.

Per quanto riguarda i chirurghi, la maggior parte ha riferito di non avere preclusioni nel raccomandare l’intervento conservativo, cosa all’apparenza in contrasto con quanto riferito dai pazienti (i chirurghi interpellati però non erano gli stessi che avevano operato i pazienti). Diversamente sul fronte della ricostruzione post-mastectomia, è emerso che il 20% dei chirurghi non la offriva di routine, il 22% la offriva solo ai pazienti che ne facevano richiesta e il 37% non l’ha mai proposta ai propri pazienti uomini. In pratica più di un terzo dei chirurghi ha ammesso di non aver mai considerato la ricostruzione come un’opzione fino a quando non ha partecipato al sondaggio.

Le implicazioni

Lo studio americano mette in luce alcuni aspetti che i pazienti con una diagnosi di tumore al seno dovrebbero tenere presente. Da una parte la possibilità di una chirurgia conservativa anche se, viste le ridotte dimensioni della ghiandola nell’uomo e la frequente localizzazione sottoareolare del tumore, rendono questo tipo di chirurgia raramente indicata. Dall’altra la ricerca pone l’attenzione sul disagio che i pazienti possono provare dopo l’operazione per il loro aspetto fisico, cosa che può essere fonte di angoscia e depressione. Proprio per questo motivo potrebbe essere utile discutere con il chirurgo la possibilità di migliorare l’aspetto estetico.

© 2022 Fondazione Mutagens ETS. Tutti i diritti riservati.

Leggi altre notizie