Tumore dell’endometrio: nuove prospettive di cura

Uno studio presentato all’ESMO mostra che l’immunoterapico durvalumab aggiunto alla chemioterapia migliora la sopravvivenza libera da progressione nelle pazienti con malattia avanzata o ricorrente

L’aggiunta del farmaco immunoterapico durvalumab alla chemioterapia di prima linea a base di platino, seguiti dalla terapia di mantenimento con durvalumab più il PARP inibitore olaparib oppure durvalumab in monoterapia, migliora in modo significativo la sopravvivenza libera da progressione rispetto alla sola chemioterapia nelle pazienti con tumore dell’endometrio avanzato di nuova diagnosi o ricorrente. Lo rivelano i risultati dello studio di fase III DUO-E, presentati di recente in occasione del Congresso della Società europea di oncologia medica (ESMO).

Lo studio DUO-E

Il nuovo studio è stato condotto in 22 Paesi, coinvolgendo 718 pazienti con carcinoma endometriale avanzato appena diagnosticato o ricorrente di tipo epiteliale. Le pazienti sono state suddivise in modo casuale in tre gruppi di trattamento: placebo più chemioterapia seguito da placebo di mantenimento (braccio di controllo); durvalumab più chemioterapia seguito da durvalumab di mantenimento; durvalumab più chemioterapia seguito da durvalumab più olaparib di mantenimento.

I dati raccolti hanno evidenziato che l’aggiunta di durvalumab alla chemioterapia standard ha comportato un significativo miglioramento nella sopravvivenza libera da progressione della malattia rispetto alla sola chemioterapia. In particolare, il braccio del trattamento di mantenimento con durvalumab e olaparib ha mostrato i migliori risultati, con un rischio di progressione o morte ridotto del 45% rispetto al braccio di controllo. Inoltre gli effetti benefici del trattamento sono stati osservati non solo nei tumori con deficit del mismatch repair, nei quali sono stati comunque più rilevanti, ma anche in quelli con capacità di riparazione del mismatch.

Le potenzialità dell’associazione immunoterapia e PARP inibitori

Quello dell’endometrio è il più comune tra i tumori ginecologici ed è anche l’unico con un’incidenza e una mortalità in aumento. Le opzioni terapeutiche della maggior parte delle pazienti con tumore dell’endometrio avanzato sono limitate, soprattutto per quelle con capacità di riparazione del mismatch, e per molti anni non sono cambiate. I nuovi dati però aprono a nuove e incoraggianti strategie di intervento, come sottolinea Domenica Lorusso, responsabile Unità di Programmazione ricerca clinica della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS di Roma e professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università Humanitas di Milano. «La prognosi per i casi di recidiva non è buona e la mortalità rimane alta, per questo servono terapie efficaci. I nuovi risultati presentati al Congresso ESMO mostrano, per la prima volta, il potenziale della combinazione dell’immunoterapia con un PARP inibitore nel fornire un miglioramento clinico significativo. Va inoltre sottolineato che i benefici dell’immunoterapia tendono a durare nel tempo. I dati dello studio DUO-E possono offrire, agli oncologi e alle pazienti, nuove opportunità terapeutiche».

Il tumore dell’endometrio

Ogni anno in Italia si verificano circa 10mila nuovi casi di tumore dell’endometrio, neoplasia che conta numerosi fattori di rischio tra cui l’obesità, il non aver avuto figli, l’ipertensione e il diabete. Nello sviluppo del tumore gioca inoltre un ruolo importante anche la predisposizione genetica e familiare. In particolare la sindrome di Lynch, definita dalla presenza di una variante patogenetica germinale in uno dei geni di riparazione del DNA definiti geni del mismatch repair, può comportare un rischio del 40-60% di carcinoma endometriale. 

Circa un terzo dei tumori dell’endometrio, tra cui anche quelli associati alla sindrome di Lynch, sono caratterizzati da un deficit della riparazione dei mismatch del DNA e/o elevata instabilità dei microsatelliti. Queste neoplasie sono state le prime ad aver potuto beneficiare dell’immunoterapia, che però ora sempre più rappresenta un’opzione anche per i tumori con un sistema del mismatch repair funzionante. Inoltre anche i farmaci PARP inibitori stanno offrendo nuove promettenti opportunità terapeutiche.

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