Tumore del colon: promettente l’immunoterapia prima della chirurgia

Secondo nuovi dati presentati all’ASCO il trattamento di pazienti con carcinoma intestinale con difetti del mismatch repair con l’immunoterapico pembrolizumab prima dell’intervento aumenta il numero di soggetti liberi da cancro rispetto alla chemioterapia

L’immunoterapia neoadiuvante, ovvero prima dell’intervento chirurgico, con l’inibitore del checkpoint immunitario pembrolizumab si è rivelato molto più efficace della chemioterapia per portare alla scomparsa di cellule tumorali all’analisi del tessuto asportato con la chirurgia, in pazienti con tumore del colon con un deficit della riparazione dei mismatch del DNA (MMR), di stadio 2 o 3. Lo rivelano i risultati provvisori dello studio di fase 2 NEOPRISM-CRC, presentati al recente congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).

Ora gli studiosi stanno proseguendo lo studio per valutare per quanto tempo i pazienti rimarranno liberi dal cancro.

Tumori del colon e deficit del MMR

I deficit del mismatch repair (MMR), un particolare meccanismo di riparazione del DNA, sono presenti in circa il 10-15% dei tumori sporadici del colon e circa un terzo di questi è associato alla sindrome di Lynch in cui un’alterazione di uno dei geni del MMR è trasmessa in modo ereditario. Questa condizione ha un ruolo anche nello sviluppo di circa il 2-3% dei tumori dell’endometrio e in altre neoplasie (stomaco, ovaio, pancreas, prostata, ecc.). In media, i tumori che si sviluppano in persone con la sindrome di Lynch tendono a comparire in un’età più precoce rispetto alle forme non ereditarie.

Lo studio NEOPRISM-CRC

Nel nuovo studio, coordinato da ricercatori dell’University College London (UCL), sono stati coinvolti 32 pazienti con cancro al colon con MMR allo stadio 2 o 3.

Ai pazienti è stato somministrato pembrolizumab per nove settimane prima dell’intervento chirurgico invece del consueto trattamento di chemioterapia e chirurgia.

I risultati indicano che il 59% dei pazienti trattati con l’immunoterapia neoadiuvante non presentava segni di cancro dopo l’intervento, percentuale che, secondo altri dati presenti nella letteratura scientifica, si attesta a solo il 4% delle persone trattate con chemioterapia prima della chirurgia.

Tutti i pazienti coinvolti nello studio erano liberi dal cancro dopo il trattamento e lo sono ancora molti mesi dopo. Il periodo mediano libero dal cancro è stato di 9,7 mesi, con una variabilità tra singoli pazienti da 5,3 a 19 mesi.

Le prospettive

L’assenza di segni di cancro dopo la chirurgia grazie all’immunoterapia ha offerto un altro beneficio ai pazienti. Questi hanno infatti potuto evitare di sottoporsi alla chemioterapia postoperatoria e quindi scongiurare i suoi effetti collaterali, talvolta importanti.

«Questo piccolo studio a braccio singolo aggiunge prove consolidate sulla capacità dei farmaci inibitori del checkpoint di trattare il cancro del colon prima dell’intervento chirurgico, attivando le funzioni antitumorali del sistema immunitario in pazienti con una specifica anomalia nella riparazione del DNA (MMR)» ha commentato il professor Charles Swanton del Cancer Research UK.

«È necessario sperimentare ulteriormente la terapia con pembrolizumab prima che possa essere considerata un trattamento standard, ma data la qualità dei risultati di questo studio penso che potrebbe entrare nella pratica clinica entro un paio d’anni se gli studi successivi avranno lo stesso successo» ha concluso Marnix Jansen, medico e ricercatore dell’University College London.

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