Tumore al seno: sì o no alla radioterapia dopo la mastectomia?

I risultati di uno studio presentato al San Antonio Breast Cancer Symposium suggeriscono che l’irradiazione toracica delle pazienti con carcinoma mammario a rischio intermedio non sia sempre necessaria dopo l’intervento chirurgico

La radioterapia al seno sta subendo negli ultimi anni un’importante evoluzione in termini di personalizzazione dei trattamenti. Nuovi dati, presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium, mettono addirittura in discussione la necessità di ricorrervi dopo la mastectomia, nelle pazienti con tumori al seno in fase iniziale a rischio intermedio. Secondo i risultati dello studio clinico SUPREMO, presentati al convegno da Ian Kunkler, professore preso l’Università di Edimburgo, le pazienti con tumore al seno a rischio intermedio hanno avuto tassi simili di sopravvivenza complessiva a 10 anni, indipendentemente dal fatto che fossero state sottoposte o meno a irradiazione della parete toracica dopo la mastectomia.

Lo studio SUPREMO

SUPREMO è uno studio internazionale di fase III che ha coinvolto circa 1600 donne con tumori mammari a rischio intermedio, metà delle quali sono state assegnate in modo casuale a ricevere la radioterapia, mentre l’altra metà non ha seguito questo trattamento.

Il rischio intermedio è stato definito come tumori non più grandi di 50 mm, con da uno a tre linfonodi ascellari positivi; tumori più grandi di 50 mm senza linfonodi positivi o tumori con linfonodi negativi di 20 mm-50 mm di diametro (T2) con istologia di grado 3 e/o invasione linfovascolare.

Analizzando i dati, i ricercatori hanno scoperto che la sopravvivenza complessiva a 10 anni era dell’81,4% con l’irradiazione, contro l’82% senza.

La radioterapia ha portato a una riduzione delle recidive locoregionali (20 recidive della parete toracica senza radiazioni contro 9 recidive), ma le probabilità di sopravvivenza libera da recidiva della parete toracica sono state quasi le stesse tra i gruppi.

Radioterapia tra passato e futuro

Studi condotti negli anni ’90 del secolo scorso hanno evidenziato un beneficio in termini di sopravvivenza per l’irradiazione della parete toracica nelle pazienti con tumore al seno a rischio intermedio, il che ha portato a inserire la radioterapia nelle linee guida di trattamento e al suo diffuso utilizzo. Tuttavia, come ha fatto notare l’oncologo scozzese, in tali studi non erano stati utilizzati trattamenti sistemici ottimali, approvati più di recente, che invece sono stati impiegati nelle pazienti coinvolte nello studio SUPREMO (tra cui taxani, trastuzumab, antracicline, terapia endocrina e altri farmaci). Le moderne terapie hanno probabilmente cancellato i benefici di sopravvivenza associati alle radiazioni riscontrati negli studi precedenti.

Le implicazioni e i prossimi passi

«Con l’attuale terapia sistemica, l’irradiazione adiuvante della parete toracica dovrebbe essere omessa nella maggior parte dei pazienti che soddisfano i requisiti di idoneità dello studio SUPREMO – ha affermato Kunkler -. Questi nuovi dati sono importanti per le conversazioni decisionali condivise tra pazienti e medici, poiché molti pazienti idonei all’irradiazione della parete toracica post-mastectomia potrebbero non aver bisogno del trattamento».

In attesa della pubblicazione dei nuovi dati, gli studiosi stanno facendo altre analisi dei diversi sottogruppi di pazienti in base ad età, stato dei linfonodi e sottotipi molecolari. Inoltre hanno segnalato che probabilmente i nuovi dati non possono essere estesi a quei sottogruppi di donne che non sono ben rappresentate nella sperimentazione, tra cui quelle con tumori di grandi dimensioni con linfonodi negativi e le pazienti con cancro al seno triplo negativo.

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