Tumore al seno metastatico: in aumento le guarigioni

Grazie all’oncologia di precisione si allunga la sopravvivenza, si riduce il tasso di mortalità e per alcuni sottogruppi di cancro mammario aumenta la percentuale di donne che superano la malattia

Se nel 1975 la percentuale di donne con cancro al seno metastatico che superava la malattia era di circa il 4% oggi arriva al 20% per alcune forme di questo tumore. Lo hanno segnalato gli esperti intervenuti al recente Simposio “2022 Carcinoma mammario metastatico: quali novità”, promosso da ROPI (Rete oncologica pazienti Italia) in occasione della Giornata nazionale del tumore mammario metastatico. Il merito di questo importante avanzamento, come hanno segnalato gli esperti intervenuti, è verosimilmente da attribuire a numerosi fattori, a partire da diagnosi più precoci, grazie a esami strumentali sempre più accurati, fino ad arrivare alla profilazione del tumore da un punto di vista biologico e molecolare. Inoltre grazie all’approccio multidisciplinare si ha sempre più la possibilità di proporre ai pazienti terapie personalizzate di maggiore efficacia.

I vari tipi di tumori mammari

Attualmente in Italia sono circa 37mila le donne che vengono curate per un carcinoma mammario metastatico. «All’interno di questa malattia sono oggi identificabili diversi sottogruppi con caratteristiche molecolari differenti (malattia HER2-low, malattia HER2-positiva, malattia triplo-negativa e malattia con recettori ormonali positivi/HER2-negativa, malattia insorta in donne portatrici di mutazioni dei geni BRCA1/2 o di altri geni) – fa notare Stefania Gori, direttore del Dipartimento oncologico IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella e presidente della ROPI -. Le indicazioni terapeutiche sono differenti in ogni sottogruppo e quindi ad ogni singola paziente verrà prescritto il trattamento più adeguato. È pertanto necessario al momento della ricomparsa della malattia effettuare, se possibile, una biopsia per avere informazioni istologiche e molecolari che permettano una terapia efficace; effettuare una valutazione dell’estensione della malattia metastatica per valutare eventuali altri trattamenti antitumorali (radioterapia, per esempio) ed eventuali terapie mirate alle metastasi ossee, se presenti, nonché valutare l’inserimento della paziente in studi clinici».

Oncologia di precisione

Se è vero che è migliorata la curabilità di gran parte dei tumori al seno, i maggiori successi sinora ottenuti riguardano soprattutto le neoplasie del seno HER2+ e i tumori con espressione dei recettori ormonali. Mentre restano più difficili da curare i più aggressivi carcinomi triplo negativi, sebbene in presenza di alterazioni patogenetiche nei geni BRCA oggi si possa contare, accanto alla sola chemioterapia del passato, su terapia mirate, quali i PARP inibitori e i nuovissimi farmaci ADC (anticorpi-farmaco coniugati, Antibody-Drug Conjugates). Quella degli anticorpi-farmaco coniugati è una delle nuove frontiere della terapia oncologica. In pratica si tratta di un farmaco chemioterapico che viene agganciato ad un anticorpo monoclonale, per poi essere rilasciato in sede tumorale. L’anticorpo intercetta il bersaglio specifico, migliorando in tal modo l’efficacia terapeutica del chemioterapico nella sede di azione. «Uno di questi farmaci, il scituzumab-govitecan è  stato studiato nelle forme di malattia triplo negativa dove ha mostrato interessanti benefici terapeutici» riferisce Fabio Puglisi, professore ordinario di Oncologia medica all’Università degli studi di Udine e direttore del Dipartimento di oncologia medica all’Istituto nazionale dei tumori IRCCS CRO di Aviano.

Team multidisciplinari e il ruolo dell’anatomopatologo

«Negli ultimi anni si è assistito a un’importante evoluzione della classificazione anatomopatologica del tumore del seno – dichiara Giuseppe Perrone, professore ordinario e direttore dell’Unità operativa di anatomia patologica della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma – in cui lo studio della malattia al microscopio, utile a definire l’aspetto morfologico del tumore, si affianca alla valutazione dei dosaggi molecolari che interrogano e indagano il comportamento biologico della neoplasia. Questo approccio permette di individuare informazioni genetiche e genomiche del tumore, particolarmente importanti per identificare specifici trattamenti mirati e personalizzati. Da qui l’importanza del cross-talk, cioè del passaggio incrociato di informazioni fra tutte le figure coinvolte nel percorso di cura della paziente con carcinoma mammario (oncologo, anatomopatologo, biologo molecolare, radiologo, radioterapista, chirurgo, ecc.) secondo un approccio multidisciplinare finalizzato alla scelta delle opzioni terapeutiche più opportune». Quindi oggi il ruolo dell’anatomopatologo non è più solo fornire una diagnosi di malattia, ma anche quello di dare informazioni genomiche al gruppo multidisciplinare per la definizione della migliore scelta terapeutica per ogni singola paziente. «Queste informazioni genomiche del tumore, inoltre, si stanno rivelando fondamentali anche per lo sviluppo di farmaci target, a vantaggio soprattutto di innovative terapie per la malattia metastatica» conclude Perrone.

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