Tumore al pancreas: la sorveglianza selettiva migliora la sopravvivenza

Lo screening degli individui a rischio eredo-familiare aiuta a diagnosticare il cancro pancreatico in uno stadio precoce con una prognosi migliore. Lo conferma uno studio americano pubblicato sulla rivista JAMA Oncology

Quello al pancreas è uno dei tumori più letali. Sebbene negli ultimi anni sia migliorata la sopravvivenza, solo circa l’11% dei pazienti è in vita a 5 anni dalla diagnosi, complice l’identificazione del tumore in uno stadio avanzato nella maggior parte dei casi.

Lo screening della popolazione generale per il tumore al pancreas non è raccomandato, tuttavia gli individui ad alto rischio, come quelli con predisposizioni familiari o genetiche, possono trarre beneficio da una sorveglianza regolare, come evidenziato da studi recenti. Un’ulteriore conferma della validità di un protocollo di screening selettivo di persone più a rischio di sviluppare il cancro al pancreas perché appartengono a famiglie dove sono presenti più casi di questa neoplasia o perché portatrici di varianti germinali in geni di predisposizione arriva da uno studio statunitense, pubblicato di recente sulla rivista JAMA Oncology.

Lo studio

Il programma di screening del cancro del pancreas (CAPS), avviato nel 1998 presso il Johns Hopkins Hospital, valuta da oltre 25 anni l’efficacia della sorveglianza mirata in individui ad alto rischio eredo-familiare. Tuttavia sono ancora pochi i dati sulla sua efficacia in termini di aumento della sopravvivenza. Per indagare ulteriormente su questo fronte, alcuni ricercatori del Johns Hopkins Hospital e di altri centri statunitensi hanno valutato 26 individui ad alto rischio eredo-familiare a cui è stato diagnosticato un adenocarcinoma duttale pancreatico nell’ambito del programma CAPS. Questi individui ad alto rischio erano stati sottoposti a sorveglianza con ecoendoscopia o risonanza magnetica. L’ecoendoscopia si basa sull’impiego di unostrumento endoscopico sul quale è presente anche un ecografo miniaturizzato. In pratica attraverso lo stomaco si studia il pancreas, che è “appoggiato” dietro, ed è possibile fare anche eventuali biopsie con un ago sottile. La risonanza magnetica è un esame meno invasivo, che non consente l’esecuzione di biopsie, ma ha il pregio di valutare tutto l’addome.

I ricercatori statunitensi hanno confrontato i 26 individui ad alto rischio eredo-familiare con 1504 pazienti di controllo abbinati in base ad età, sesso e anno di diagnosi di adenocarcinoma duttale pancreatico dal database Surveillance, Epidemiology, and End Results (SEER). Gli obiettivi primari dello studio erano lo stadio del tumore alla diagnosi, la sopravvivenza globale e la mortalità specifica per cancro al pancreas.

I risultati della sorveglianza selettiva

Dai dati raccolti è emerso che gli individui ad alto rischio avevano più probabilità di ricevere una diagnosi di cancro al pancreas in fase iniziale: il 38,5% è stato diagnosticato allo stadio I contro il 10,3% della popolazione generale degli Stati Uniti, e il 30,8% è stato diagnosticato allo stadio II contro il 25,1% del gruppo di controllo.

La dimensione media del tumore alla diagnosi era inferiore negli individui ad alto rischio rispetto ai pazienti di controllo (2,5 contro 3,6 cm) e un numero inferiore di individui ad alto rischio presentava metastasi a distanza alla diagnosi rispetto ai pazienti di controllo (26,9% contro 53,8%).

Nel complesso, gli individui ad alto rischio hanno vissuto circa 4,5 anni in più contro gli 8 mesi dei pazienti di controllo. In 20 pazienti ad alto rischio con cancro rilevato tramite screening, la sopravvivenza globale mediana è stata persino più alta, pari a 144 mesi (12 anni).

La probabilità di sopravvivere a 5 anni era significativamente migliore nel gruppo ad alto rischio (50%) rispetto al gruppo di controllo (9%). E a 5 anni, gli individui ad alto rischio avevano una probabilità significativamente inferiore di morire di cancro al pancreas.

I vantaggi sulla prognosi e i limiti da superare

«I risultati del nostro studio di coorte mostrano che gli individui ad alto rischio sottoposti a ecoendoscopia e risonanza magnetica di sorveglianza, annuali o semestrali, e a cui è stato diagnosticato un adenocarcinoma duttale pancreatico, avevano una maggiore probabilità di avere tumori più piccoli, di stadio inferiore, una mortalità specifica per tumore al pancreas più bassa nonché una migliore sopravvivenza globale (tasso a 5 anni, 50%) rispetto al gruppo di controllo (tasso a 5 anni, 9%) – scrivono gli autori dello studio -. Questi risultati suggeriscono che la sorveglianza selettiva di individui ad alto rischio può migliorare i risultati clinici, con una probabilità 4 volte maggiore di essere vivi a 5 anni dalla diagnosi per gli individui ad alto rischio sottoposti a screening».

Come evidenziato dagli stessi autori, il nuovo studio presenta comunque dei limiti. Per esempio i pazienti coinvolti erano stati tutti seguiti in centri di riferimento accademici, cosa che può aver contribuito ad esiti più positivi. Non solo, lo studio ha riguardato un piccolo numero di individui ad alto rischio che hanno sviluppato il cancro al pancreas. Lo studio non aveva inoltre un gruppo di controllo di individui ad alto rischio non sottoposti a screening, cosa che eticamente non sarebbe comunque corretta.

Le prospettive

Per ora in Italia un simile approccio di sorveglianza viene fatto sotto la responsabilità di una associazione scientifica, ovvero l’Associazione italiana studio pancreas (AISP) che organizza i controlli dei soggetti a rischio eredo-familiare in centri dedicati, senza costi per i pazienti. L’auspicio è che le nuove evidenze e i dati che l’AISP sta attualmente raccogliendo portino di fatto la politica sanitaria a sostenere e fornire le risorse per effettuare test genetici e screening nei casi in cui risulteranno più indicati. Ad oggi nessun Paese ha un programma screening organizzato dal governo nazionale per il cancro al pancreas. Quelle in essere sono tutte iniziative promosse da consorzi di ricerca o associazioni scientifiche che vanno considerate alla stregua di protocolli di sperimentazione.

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