Sì a olaparib per il tumore alla prostata metastatico con mutazioni BRCA

L’AIFA ha approvato la rimborsabilità del PARP inibitore, in associazione alla terapia ormonale, per il trattamento di prima linea dei pazienti con malattia avanzata in presenza di varianti somatiche o germinali

Da ora in poi il PARP inibitore olaparib potrà essere utilizzato in prima linea in tutti i pazienti con tumore alla prostata metastatico resistente alla castrazione con mutazioni, germinali o somatiche, dei geni BRCA1 e BRCA2, in combinazione con una terapia ormonale di nuova generazione con abiraterone e prednisone o prednisolone. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha infatti appena approvato la rimborabilità di olaparib con questa indicazione dopo che, nel 2022, aveva dato il via libera a questo PARP inibitore in monoterapia nei pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione con mutazioni dei geni BRCA1/2, in progressione dopo una precedente terapia con un agente ormonale.

Cambiamento della pratica clinica

«La nuova approvazione da parte di AIFA consente di utilizzare olaparib in prima linea in tutti i pazienti con mutazione di BRCA – spiega Orazio Caffo, direttore Oncologia all’Ospedale Santa Chiara di Trento -. I risultati dello studio PROpel indicano che il PARP inibitore in prima linea, in combinazione con una terapia ormonale di nuova generazione, è in grado di impattare efficacemente sull’evoluzione della malattia, che si traduce in un allungamento della sopravvivenza, in un miglior controllo dei sintomi e, quindi, in una migliore qualità di vita. Siamo di fronte a una grande risorsa terapeutica, che cambia la pratica clinica in prima linea e che l’oncologo, da oggi, ha a disposizione per migliorare il controllo della malattia nei pazienti con mutazione dei geni BRCA».
Dallo studio PROpel è emerso in particolare che il nuovo approccio terapeutico ha ridotto del 71% il rischio di morte.

Lo studio PROpel: meglio la combinazione della monoterapia

PROpel è uno studio di fase III, condotto su circa 800 pazienti con malattia metastatica resistente alla castrazione, che non avevano ricevuto precedenti terapie. Tutti i pazienti arruolati nello studio, indipendentemente dalla presenza di mutazioni genetiche, hanno avuto benefici sul fronte della sopravvivenza libera da progressione radiografica mediana, che è aumentata in modo considerevole (24,8 mesi) in chi ha assunto la terapia combinata rispetto alla a chi ha assunto la sola terapia ormonale (16,6 mesi). Non solo olaparib, in combinazione con abiraterone, ha ridotto il rischio di progressione di malattia del 34%. «Questo dato ci fa capire quanto sia clinicamente rilevante il trattamento di combinazione rispetto alla monoterapia con abiraterone – commenta Caffo -. L’aggiornamento dello studio PROpel ha evidenziato anche una tendenza favorevole al miglioramento della sopravvivenza globale mediana con olaparib più abiraterone (42,1 mesi) rispetto ad abiraterone da solo (34,7 mesi). È la sopravvivenza globale mediana più lunga raggiunta finora nel trattamento di prima linea della malattia metastatica resistente alla castrazione, indipendentemente dal profilo mutazionale. Nei pazienti BRCA mutati, la riduzione del rischio di morte è stata pari al 71% e, a un follow up mediano superiore a 36 mesi, la mediana di sopravvivenza globale non è raggiunta con la combinazione olaparib più abiraterone rispetto a 23 mesi con abiraterone da solo».

L’importanza del test genetico e dei test a cascata

Per individuare i pazienti candidati alla terapia con olaparib in combinazione con i farmaci ormonali è fondamentale l’esecuzione tempestiva del test BRCA in tutti i pazienti con tumore alla prostata avanzata. Il test genetico permette di identificare non solo le mutazioni somatiche ma anche i pazienti con varianti germinali BRCA con importanti ricadute sui familiari. «L’identificazione di varianti (germinali) nei geni BRCA in un uomo con carcinoma prostatico permette di intraprendere un percorso di consulenza oncogenetica nei familiari per identificare i portatori ad alto rischio, a cui è possibile proporre programmi di diagnosi precoce o strategie per ridurre la probabilità di sviluppare il cancro» fa notare Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata e dell’Oncologia Medica Genitourinaria alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sottolineando la necessità di un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, perché solo così possono essere ottimizzati l’appropriatezza diagnostica e terapeutica, l’accesso alle cure e l’utilizzo delle risorse.

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