Screening nutrizionale per i pazienti oncologici

Fenomeni di malnutrizione sono molto comuni negli individui affetti da tumore con ricadute negative non solo sulla salute del singolo ma anche sul percorso di cura. Da qui l’importanza di attente valutazioni dello stato di nutrizione come segnalato nel 15° Rapporto FAVO

Circa un paziente oncologico su due può avere problemi di malnutrizione durante il percorso di malattia e fino al 14% di coloro nei quali il cancro viene diagnosticato in stadio metastatico risulta già malnutrito. La neoplasia può infatti alterare l’utilizzo dei nutrienti da parte dell’organismo e determinare alterazioni metaboliche. Dal canto loro, anche le terapie possono avere ricadute sulla capacità di alimentarsi. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui bisognerebbe sottoporre i pazienti oncologici a uno screening nutrizionale, cosa che però oggi avviene solo nel 3% degli individui con tumori non metastatici e nell’8% di quelli con metastasi. È quanto sottolinea il contributo del Gruppo di Lavoro Intersocietario Italiano “Nutrizione nel paziente oncologico” nel 15° Rapporto sulla Condizione Assistenziale dei Malati Oncologici di FAVO (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia).

Criteri per la valutazione dello stato di malnutrizione

Per fare una diagnosi di malnutrizione oggi esistono dei criteri codificati che devono evidenziare almeno un segno di deterioramento dello stato nutrizionale, come un calo significativo del peso corporeo o un decremento della massa muscolare, e la presenza di almeno una condizione causale, per esempio una riduzione dell’apporto di cibo, della capacità di assorbirlo oppure la presenza di infiammazione sistemica. Sono invece meno definiti i criteri per individuare i pazienti a rischio di malnutrizione, che comprendono i cosiddetti “screening nutrizionali”.

«Il principio di fondo è in qualche modo lo stesso degli screening svolti per il tumore del seno, del colon-retto o della cervice uterina – spiega il professor Paolo Pedrazzoli di AIOM e direttore della Struttura complessa di oncologia della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, oltre che membro del Gruppo di Lavoro Intersocietario Italiano “Nutrizione nel paziente oncologico” -. Bisogna riuscire ad identificare il più precocemente possibile quei pazienti affetti da malnutrizione o a rischio di sviluppare tale complicanza. Dopo di questo è necessario intervenire tempestivamente con la valutazione nutrizionale e con opportune terapie che vanno dalla messa a punto di un piano dietetico personalizzato, la prescrizione di integratori orali fino alla somministrazione di nutrienti liquidi per via endovenosa o attraverso un sondino».

Le conseguenze della malnutrizione

Uno stato nutrizionale deteriorato si associa a eventi sfavorevoli nel percorso oncologico di cura, come sottolinea Pedrazzoli. «Nel soggetto malnutrito sono infatti più frequenti le complicanze post-chirurgiche e da chemioterapia o radioterapia, con la necessità di ritardare i trattamenti oncologici o addirittura sospenderli. Tutto ciò può portare a conseguenze molto pericolose per lo stato di salute del singolo malato. Possono verificarsi inoltre ricoveri ospedalieri più lunghi con maggiori costi per l’intero sistema sanitario nazionale, come dimostrato da vari studi scientifici».

In un paziente oncologico la presenza di malnutrizione può quindi comportare non solo una peggiore qualità di vita, ma anche una riduzione dei tempi medi di sopravvivenza. Nei casi più gravi, la malnutrizione può risultare più letale della neoplasia stessa: in passato è stato riportato che circa il 20% dei pazienti oncologici può morire a causa delle conseguenze della malnutrizione, piuttosto che per la neoplasia.

Implementazione degli screening nutrizionali

Lo screening nutrizionale è un processo attraverso il quale si identificano gli individui malnutriti o a rischio di malnutrizione per poi eventualmente eseguire una valutazione più dettagliata. Le linee guida nazionali e internazionali raccomandano di effettuare questo tipo di screening già alla diagnosi di tumore, ma oggi ciò avviene solo in una minoranza di casi. Per implementare gli screening nutrizionali un gruppo di lavoro composto da rappresentanti AIOM e della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) ha condiviso di recente un position statement. In questo documento è stata messa in evidenza la necessità di sensibilizzare il personale sanitario ad individuare precocemente i soggetti a rischio, sottolineando il ruolo cruciale dell’infermiere. Infatti, tale figura professionale rappresenta un punto di contatto e vicinanza al paziente lungo tutto il percorso di cura. Tant’è che alcuni studi svolti all’estero hanno dimostrato che l’assistenza infermieristica in ambito nutrizionale, anche in termini di effettuazione degli screening, ha effetti positivi sugli esiti di salute oltre che sulla gestione dell’alimentazione da parte del paziente e dei suoi caregiver, ed aumenta la capacità di autogestione del paziente.

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