Radioterapia: dai falsi miti alle indicazioni

Ci sono ancora tante lacune nella conoscenza di questo trattamento, come rivela una recente indagine di AstraRicerche, promossa dall’Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica (AIRO). Gli esperti ne hanno tracciato un identikit al primo Congresso congiunto delle Società scientifiche nell’area radiologica

La radioterapia è un trattamento con radiazioni ionizzanti, in genere i raggi X, utilizzato nella cura dei tumori. Almeno il 95% delle persone ne ha sentito parlare, la metà (50%) ne ha avuto esperienza diretta o indiretta e il 64% degli italiani intervistati riferisce di essere ben informato, anche se in realtà le sue conoscenze sono un po’ confuse. Lo rivela una recente indagine di AstraRicerche-AIRO (Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica), presentata in occasione del 34°Congresso Nazionale di AIRO nell’ambito del 1° Congresso congiunto delle Società scientifiche nell’area radiologica.

L’indagine è stata realizzata a fine maggio 2024, su un campione di 854 persone, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, intervistati in Italia. I dati raccolti evidenziano che c’è ancora scarsa informazione sul tema della radioterapia, sui suoi effetti collaterali, sulla sua evoluzione nel tempo ed efficacia, come spiegano gli esperti di AIRO.

I falsi miti

Più della metà delle persone interpellate pensa che si diventi radioattivi dopo un trattamento, con limitazioni sulla vita quotidiana. Solo il 52,2% pensa infatti che dopo una seduta di radioterapia si possa mangiare normalmente, mentre percentuali più basse ritengono di poter continuare a lavorare (41,5%), guidare (35,5%), fare attività fisica (32,7%), o avere una vita sessuale normale (32,6%) senza restrizioni, indipendentemente dal distretto trattato.

«Queste false credenze possono causare inutile ansia e isolamento sociale per i pazienti sottoposti a radioterapia – fa notare Antonella Ciabattoni, segretario alla Presidenza AIRO, radioterapista oncologo dell’Ospedale San Filippo Neri, ASL Roma 1-. È fondamentale educarli sul fatto che, salvo indicazioni cliniche specifiche la radioterapia non limita significativamente la loro vita quotidiana ed eventuali modifiche alle abitudini saranno raccomandate solo se strettamente necessarie in base alla risposta individuale al trattamento. Per questo motivo è essenziale ricordare che la comunicazione, specie in una disciplina altamente tecnica come la nostra, va considerata tempo di cura».

Il ruolo del radioterapista oncologo

Dalla ricerca è inoltre emerso che solo il 41% pensa che a somministrare la radioterapia sia sempre un medico oncologo, in particolare il radioterapista oncologo (medico specialista esperto in oncologia e sull’uso delle radiazioni ionizzanti a scopo terapeutico). È lui a porre l’indicazione al trattamento radioterapico e la figura di riferimento per il paziente, essendo il responsabile clinico di tutto il trattamento. «Questa confusione può portare a sottovalutare l’importanza del radioterapista e il suo fondamentale contributo nel percorso di cura del cancro. È pertanto essenziale promuovere una migliore comprensione e riconoscimento delle competenze e dei ruoli specifici per valorizzarne appieno il valore e migliorare la fiducia e l’efficacia del sistema sanitario» osserva Marco Krengli, presidente AIRO e professore ordinario di radioterapia all’Università degli Studi di Padova oltre che direttore della UOC di Radioterapia dell’Istituto Oncologico Veneto, IOV.

I progressi della radioterapia

Rispetto a 15-20 anni fa, la radioterapia è molto migliorata e la maggior parte degli intervistati (81,5%) ne è consapevole. I principali miglioramenti indicati includono una maggiore precisione nel trattamento delle cellule tumorali (50%) e una riduzione degli effetti collaterali (30%). 
«Questi progressi sono frutto di notevoli sviluppi tecnologici e di una maggiore comprensione dei meccanismi alla base delle neoplasie – riferisce Ciabattoni -. La tecnologia oggi permette di colpire con precisione i tumori, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti e riducendo così significativamente gli effetti collaterali. Lavorare su questa percezione positiva che è emersa è cruciale per aumentare la fiducia dei pazienti nei confronti della radioterapia che può incidere anche sull’aderenza ai trattamenti».

Come agisce la radioterapia

La radioterapia è una terapia localizzata, non invasiva e indolore in grado di causare la morte delle cellule tumorali bersaglio, cercando di risparmiare quelle sane, attraverso l’uso di radiazioni ad alta energia (ionizzanti) emesse da sostanze radioattive oppure prodotte da specifiche apparecchiature dette acceleratori lineari. Oggi esistono molte tecniche e macchinari diversi per erogare radiazioni sempre più mirate ed efficaci, meno tossiche e personalizzate per il singolo paziente. Tanto che si stima che la guarigione dei tumori (sia solidi che ematologici) sia dovuta nel 46,5% dei casi alla chirurgia, nel 42% alla radioterapia e nell’11,5% alla chemioterapia. 

La radioterapia può essere effettuata con varie modalità e il trattamento è pianificato e somministrato al malato da un team di specialisti della radioterapia che comprende il medico oncologo radioterapista, il fisico medico e il tecnico sanitario di radiologia medica.

Le indicazioni

In ambito oncologico, la radioterapia può essere utilizzata in vari momenti del percorso terapeutico e, insieme alla chirurgia e alla chemioterapia, è considerata una delle terapie più efficaci.

Il suo principale obiettivo è la guarigione del tumore motivo per cui viene utilizzata per eradicare la malattia, come se fosse un intervento chirurgico. La radioterapia può essere utilizzata però anche con altre finalità. Per esempio viene spesso somministrata a scopo precauzionale, dopo un intervento chirurgico per evitare che eventuali cellule tumorali sfuggite ricrescano e creino una nuova massa (recidiva). Ancora può essere usata per ridurre le dimensioni del tumore, e rendere più semplice l’intervento chirurgico successivo oppure a scopo palliativo, per dare sollievo al malato riducendo i disturbi causati dalla malattia, nel caso in cui non sia possibile un’altra terapia. La radioterapia, infatti, può rallentare e contenere la progressione del tumore, perché l’irraggiamento può ridurre il volume della massa tumorale e, di conseguenza, la pressione che questa esercita su tessuti e organi vicini.

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