Promettente vaccino a mRNA per il cancro al pancreas

Studio pilota su un piccolo numero di pazienti con tumore pancreatico in fase iniziale mostra che la terapia vaccinale induce un’attività immunitaria sostenuta

L’adenocarcinoma del pancreas è uno dei tumori più temibili, complice una prognosi sfavorevole nella maggior parte dei casi. Tuttavia negli ultimi anni si stanno facendo progressi e tra le aree di studio più promettenti c’è quella che riguarda i vaccini terapeutici, come segnala uno studio di fase I pubblicato di recente sulla rivista Nature. Il trattamento adiuvante con un vaccino antitumorale a mRNA, chiamato autogene cevumeran, sembrerebbe stimolare nel 50% dei casi una forte risposta immune contro il cancro.

La sperimentazione

I dati appena pubblicati fanno seguito alla pubblicazione, sempre sulla rivista Nature, ma nel 2023, delle prime prime osservazioni sulla tollerabilità e l’attività del vaccino su un piccolo numero di pazienti (16 in tutto). Ora gli autori hanno dimostrato che il vaccino sperimentale a mRNA può innescare le cellule T (le cellule che mobilitano le risposte immunitarie antitumorali) le quali possono riconoscere i tumori del pancreas come estranei.  Inoltre, hanno visto che è possibile rilevare cellule T stimolate dal vaccino con frequenze sostanziali nel sangue dei pazienti fino a oltre tre anni dopo la vaccinazione. In particolare 8 dei 16 pazienti hanno sviluppato una forte risposta immune contro il loro cancro. In questi soggetti c’è stata una netta diminuzione della recidiva del cancro a distanza di 4 anni (un tempo molto lungo nel caso del tumore del pancreas). Diversamente in 7 su 8 pazienti che avevano risposto debolmente, il tumore è tornato (ma 5 sono ancora vivi). Ancora solo in 2 pazienti di quelli che avevano avuto una intensa risposta immunitaria contro il tumore, il cancro si è ripresentato.

Il vaccino a mRNA

Nello studio, autogene cevumeran è stato impiegato come terapia adiuvante nel trattamento dell’adenocarcinoma duttale pancreatico per prevenire la recidiva. Si tratta di un tipo di immunoterapia individualizzata specifica contenente più specie diverse di mRNA che codificano fino a 20 neoantigeni (molecole riconosciute come estranee dal sistema immunitario del singolo individuo e tipiche della neoplasia) identificati nel tumore resecato del paziente in base al suo profilo mutazionale. Questo tipo di vaccino terapeutico insegna alle cellule T del sistema immunitario a riconoscere le proteine, ​​i neoantigeni appunto, che si trovano esclusivamente nel tumore pancreatico del singolo paziente. In questo modo, questi vaccini avvisano il sistema immunitario che le cellule tumorali sono estranee. L’obiettivo di questo approccio è addestrare il corpo a proteggersi dalle cellule tumorali.

Il proseguimento dello studio

I ricercatori statunitensi hanno ora avviato lo studio di fase II in cui l’efficacia e la sicurezza del vaccino saranno valutate in un gruppo di pazienti più ampio, più di 200, in vari centri in tutto il mondo. Lo studio di fase II studierà se l’approccio a mRNA funziona meglio dell’attuale trattamento standard. I pazienti verranno divisi casualmente in due gruppi: il gruppo di controllo riceverà il trattamento standard, che consiste nell’intervento chirurgico di rimozione del tumore seguito da chemioterapia; l’altro gruppo riceverà il trattamento sperimentale, che consiste nell’intervento chirurgico seguito dal vaccino a mRNA autogene cevumeran, da un farmaco immunoterapico (della famiglia degli inibitori dei checkpoint immunitari) e dalla chemioterapia (nello studio di fase I i pazienti avevano seguito un piano di trattamento simile ma non c’era un gruppo di controllo che ricevesse un trattamento standard per il confronto). I vaccini a mRNA saranno realizzati su misura per ciascun paziente e somministrati in due fasi: all’inizio del trattamento per stimolare il sistema immunitario e in un momento successivo per fornire un’ulteriore spinta.

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