Nuovo protocollo contro la “nebbia mentale” da chemio

In partenza al Policlinico di Milano lo studio “Chemofog” per testare un protocollo che mira a prevenire e alleviare i disturbi neuro-cognitivi legati ai trattamenti contro il tumore mammario

Chemioterapia e terapia ormonale possono comportare alcuni effetti collaterali neuro-cognitivi dando luogo al fenomeno noto come chemofog o chemobrain. In pratica, non è raro che la donna con tumore al seno in terapia attiva avverta una serie di sintomi spiacevoli come vuoti di memoria, difficoltà a mantenere la concentrazione e senso generale di annebbiamento mentale. Per contrastare questo fenomeno e migliorare la qualità di vita della pzienti, sta prendendo il via un nuovo studio all’IRCCS Fondazione Policlinico di Milano.

Il progetto “Chemofog”

Il nuovo studio randomizzato prevede il coinvolgimento di 128 donne con tumore mammario operabile in fase precoce. L’obiettivo del progetto, che è tra i vincitori del Fellowship Program 2024 di Gilead Sciences, è valutare l’efficacia preventiva di un programma di riabilitazione cognitiva nelle pazienti arruolate che riceveranno la chemioterapia neoadiuvante (cioè prima dell’intervento chirurgico) o adiuvante (ossia dopo la chirurgia). Le pazienti verranno suddivise in modo casuale in due gruppi, uno destinato a ricevere il programma di training neuro-cognitivo e l’altro di controllo.

Sebbene l’annebbiamento mentale da chemioterapia sia un fenomeno temporaneo, è importante cercare di prevenirlo, a maggior ragione se si considera che oggi, grazie allo screening e alle terapie adiuvanti, il tumore mammario è una delle neoplasie meglio curabili e con una prognosi migliore. La qualità di vita è un aspetto cruciale, durante e dopo le cure.

Il training neuro-cognitivo

Le pazienti coinvolte nel progetto saranno valutate dallo psicologo attraverso test neuropsicologici sui principali domini cognitivi come la memoria, l’attenzione, le funzioni esecutive e le loro diverse componenti. Il funzionamento cognitivo sarà poi rivalutato dopo 6 mesi e dopo un anno dall’inizio della chemioterapia. In questo modo sarà possibile osservare eventuali cambiamenti nel tempo e soprattutto capire se il programma di training cognitivo consenta effettivamente di mettere un freno al chemobrain.

Le pazienti destinate al percorso di training saranno seguite per un’ora a settimana, per un totale di 10 settimane, dallo psiconcologo. Durante questi incontri gli verrà chiesto di eseguire esercizi cognitivi sia utilizzando uno strumento digitale (chiamato Neurotablet) sia con carta e matita.

Gli esercizi cognitivi

Il Neurotablet utilizzato nel progetto è un sistema multipiattaforma di riabilitazione neurocognitiva che contiene esercizi differenti con migliaia di livelli personalizzabili. Nel caso del nuovo studio, sono stati selezionalti esercizi che mirano a stimolare i vari domini cognitivi, come quelli delle funzioni esecutive, di memoria e di attenzione, che sembrano più coinvolti nel fenomeno della chemofog.

Un esempio di esercizio per le funzioni esecutive è quello in cui sul tablet compaiono frecce di diverso colore, arancione e blu, e la paziente ha il compito di tracciare col dito la direzione indicata dalle frecce arancioni, mentre per quelle blu si deve indicare il verso in cui si muovono.

«Vogliamo contribuire ad ampliare la comprensione del fenomeno e dei suoi meccanismi sottostanti, ma la vera sfida è riuscire a essere di aiuto alle pazienti e fornire nuove prospettive per lo sviluppo di interventi terapeutici mirati» dicono i ricercatori coinvolti nel progetto Ornella Garrone, direttrice dell’Oncologia medica del Policlinico, e Luca Bondi, psiconcologo dell’ospedale milanese.

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