Nuovi strumenti per identificare i pazienti oncologici che possono trarre beneficio dall’immunoterapia

Ricercatori dell’Università di Bath hanno sviluppato un nuovo test diagnostico in grado di prevedere se un paziente con cancro risponderà all’immunoterapia. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Cencer Research

La cura dei tumori sta diventando sempre più ritagliata su misura, permettendo così di proporre trattamenti mirati solo ai pazienti che possono beneficiarne. Questo vale in particolare per l’immunoterapia, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. Per identificare i candidati a questo trattamento, ricercatori dell’Università di Bath hanno messo a punto un nuovo strumento diagnostico e prognostico, oggetto di uno studio pubblicato di recente su Cancer Research (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32855204/).

Inibitori dei checkpoint immunologici

Gli studiosi inglesi hanno focalizzato la loro attenzione su un tipo particolare di immunoterapia che si avvale dei cosiddetti inibitori dei checkpoint immunologici, anticorpi che rimuovono i “freni” che i tumori mettono al sistema immunitario in modo tale che le naturali difese possano riattivarsi per distruggere le cellule tumorali. In particolare nello studio è stato analizzato il checkpoint PD-1/PD-L1.
PD-1 (la proteina della morte programmata) si trova sulla superficie dei linfociti T e PD-L1 (la proteina che si lega a PD-1) si trova su altri tipi di cellule del sistema immunitario e sulla superficie delle cellule di molti tipi di tumori. Le cellule di alcuni tumori si “difendono” dai linfociti T mediante PD-L1 appunto, che, legandosi alla proteina PD-1, comunica al linfocita T di non attaccarle. Gli inibitori dei checkpoint immunologici non sono altro che anticorpi monoclonali che si legano rispettivamente alla PD-1 o alla PD-L1. L’esito di ambedue i legami è quello di evitare che l’interazione fra PD-1 e PD-L1 blocchi i linfociti T in grado di attaccare ed eliminare le cellule del tumore.
Questo tipo di immunoterapia è molto efficace in alcuni pazienti, mentre in altri ha effetti scarsi o nulli ed è comunque gravata da effetti collaterali. Questo è uno dei motivi per cui, sempre più, si stanno cercando strategie per individuare quali pazienti abbiano più probabilità di beneficiarne, evitando terapie inutili a chi invece non otterrebbe validi risultati.

Il nuovo test

I ricercatori dell’Università di Bath hanno sviluppato uno strumento prognostico utilizzando una piattaforma avanzata per microscopia che identifica le interazioni tra le cellule del sistema immunitario e quelle tumorali ed è anche in grado di segnalare lo stato di attivazione dei checkpoint immunologici che smorzano la risposta antitumorale. Il nuovo test in pratica determina l’entità dell’interazione PD-1/PD-L1 su una biopsia del tumore, aiutando a prevedere quanto possa essere vantaggiosa la terapia con inibitori dei checkpoint immunologici. I dati, raccolti per ora su pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule metastatico, evidenziano come i soggetti trattati con l’immunoterapia che mostrano al test una scarsa interazione PD-1/PD-L1, sono anche quelli che hanno risultati peggiori rispetto ai pazienti in cui l’interazione tra le due proteine è maggiore.
“Attualmente la decisione sulla possibilità di procedere con il trattamento con inibitori dei checkpoint immunologici si basa sull’identificazione di PD-1 e PD-L1 sulla biopsia del tumore, piuttosto che sul loro stato funzionale – osserva Banafshé Larijani, direttore del Centre for Therapeutic Innovation (CTI-Bath) di Bath e coordinatore dello studio -. Tuttavia il nostro studio ha evidenziato che è decisamente più importante conoscere se le due proteine stanno effettivamente interagendo tra loro e quindi esercitando un impatto funzionale sulla sopravvivenza del tumore”.
Il nuovo strumento prognostico sarà ora protagonista di un trial clinico in tre ospedali, che permetterà di stabilire con maggiore precisione la capacità predittiva della nuova piattaforma per migliorare la stratificazione dei pazienti candidati all’immunoterapia.

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