Melanoma avanzato: doppia immunoterapia allunga la vita

Più del 40% dei pazienti trattati con nivolumab più ipilimumab è vivo a 10 anni. Dieci anni fa questa popolazione aveva un tasso di sopravvivenza molto più basso. Lo rivelano i risultati dello studio CheckMate-067 presentati all’ESMO

Secondo uno studio coordinato da ricercatori del Royal Marsden NHS Foundation Trust e dell’Institute of Cancer Research (ICR) di Londra, presentati all’ultimo Congresso della Società europea di oncologia medica (ESMO) e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine, la combinazione dei farmaci immunoterapici nivolumab più ipilimumab in prima linea nei pazienti con melanoma avanzato o metastatico consente un miglioramento continuo e duraturo della sopravvivenza. Oltre il 40% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo a 10 anni, un grande progresso se si pensa che dieci anni fa questo tipo di popolazione aveva un tasso di sopravvivenza molto più basso: a un anno era vivo un quarto dei soggetti.

Lo studio

CheckMate-067 è il nome dello studio di fase 3 presentato all’ESMO. Si tratta di trial randomizzato, in doppio cieco, volto a valutare la combinazione di nivolumab più ipilimumab oppure nivolumab in monoterapia rispetto a ipilimumab in monoterapia in 945 pazienti con melanoma avanzato non precedentemente trattati, suddivisi nei tre gruppo di studio. Nivolumab e ipilimumab sono due inibitori del checkpoint immunitario (agenti anti-PD-1). Questi farmaci agiscono aiutando il sistema immunitario a trovare e distruggere le cellule tumorali mentre si diffondono.

I benefici della terapia duale

I nuovi dati mostrano che dopo 10 anni dall’inizio del trattamento, la sopravvivenza globale mediana è risultata di 71,9 mesi con nivolumab più ipilimumab, di 36,9 mesi con nivolumab e 19,9 mesi con ipilimumab. Ancora più di rilievo è il dato sulla sopravvivenza specifica per melanoma, che tiene conto solo dei decessi attribuibili al tumore cutaneo. In questo caso i nuovi dati mostrano che la sopravvivenza specifica per melanoma mediana è stata di oltre 120 mesi con nivolumab più ipilimumab, 49,4 mesi con nivolumab e 21,9 mesi con ipilimumab.

Infine, tra i pazienti che erano vivi e liberi da progressione a 3 anni, la sopravvivenza specifica per melanoma a 10 anni era del 96% con nivolumab più ipilimumab, del 97% con nivolumab e dell’88% con ipilimumab, a indicare che la sopravvivenza a lungo termine è probabile nei pazienti in cui il cancro non è progredito dopo tre anni.

Vantaggi in presenza di mutazioni BRAF

I benefici della combinazione dei due farmaci immunoterapici rispetto al loro impiego in monoterapia, è stato rilevato anche in alcuni sottogruppi di pazienti, tra cui quelli con mutazione di BRAF e tumori wild-type.

Il gene BRAF ha un ruolo fondamentale nel controllo della proliferazione dei melanociti, le cellule da cui origina il melanoma. La sua mutazione, presente nel 50 per cento circa dei melanomi, è capace di attivare in maniera abnorme la proliferazione cellulare neoplastica. Nella maggioranza dei casi i pazienti con melanoma BRAF mutato hanno meno di cinquant’anni e un fototipo chiaro.

Nei pazienti con mutazione di BRAF, il tasso di sopravvivenza globale a 10 anni è risultato del 52%, mentre nei tumori BRAF wild-type è stato del 39%.

I progressi rispetto al passato

«In passato, il melanoma metastatico era considerato incurabile, quindi è notevole che oltre la metà dei pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab sopravvivano alla malattia per oltre dieci anni e stiamo assistendo a pazienti che vivono abbastanza a lungo da morire per altre cause – ha affermato l’autore della presentazione James Larkin, consulente oncologo medico presso il Royal Marsden e professore di terapia di precisione contro il cancro presso l’ICR di Londra -. Somministrando questi farmaci insieme si eliminano di fatto due freni al sistema immunitario anziché uno, in modo che il sistema immunitario sia in grado di riconoscere tumori che in precedenza non riconosceva, reagire e distruggerli».

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