Medical coaching per le donne con tumore mammario

Al via all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano la sperimentazione di un servizio gratuito per le pazienti con cancro al seno in terapia per aiutarle nella gestione della nuova quotidianità nella malattia

Per le donne affette da tumore della mammella è stato avviato di recente all’Ospedale Fatebenefratelli di Milano il progetto “Medici. Pazienti. Parenti”, un servizio gratuito di medical coaching, promosso da Fondazione Renata Quattropani ETS. Dopo il successo riscosso in pazienti con neoplasie ematologiche presso il Policlinico, l’Ospedale San Raffaele e l’Istituto dei tumori di Milano, la Fondazione ha voluto avviare una sperimentazione anche in un gruppo di donne con tumore al seno, con l’obiettivo di aiutarle a riacquisire la fiducia in se stesse e indipendenza per rimettersi al centro.

Il medical coach

Il medical coach è una figura che accompagna il paziente cronico o affetto da gravi patologie, in alcuni casi insieme ai caregiver, nella gestione quotidiana della malattia, seguendolo passo per passo e motivandolo ad affrontare le piccole grandi sfide quotidiane. In questo modo il paziente si riappropria della propria identità come persona e non solo come malato con ricadute positive sulla qualità della vita e sull’adesione alle terapie e quindi sulla loro efficacia.

«Il lavoro del coach parte dall’ascolto del paziente, fondamentale perché lo stesso possa chiarire quali sono i suoi obiettivi e assumere nel dialogo un atteggiamento proattivo – spiega Roberto Assente, responsabile dei progetti di Coaching della Fondazione -. Nel caso specifico delle donne con tumore al seno, lavoriamo al di là del superamento del trauma e della possibile comparsa di difficoltà psicologiche associate, interventi questi a carico degli psiconcologi. Noi Coach ci occupiamo di sviluppare il senso di consapevolezza del valore della propria persona, dei valori di riferimento individuali, delle proprie potenzialità e dei propri talenti. Affianchiamo i partecipanti nello scegliere, individualmente, un proprio obiettivo che rinforzi il loro senso di appartenenza ad un progetto di vita presente e futura, sia durante la terapia che nelle fasi successive».

Il percorso

Nell’ambito del progetto “Medici. Pazienti. Parenti”, il coach diventa quindi un alleato della donna nella gestione dei cambiamenti portati dalla malattia, dalla necessità di seguire l’iter terapeutico conciliandolo con il lavoro e gli impegni familiari, ai disagi estetici come la perdita dei capelli e altri effetti collaterali, che per molte possono essere motivo di conflitto nell’adesione alle terapie adiuvanti. Incontro dopo incontro, si lavora alla costruzione di una consapevolezza che porti la donna a vivere da protagonista attiva l’esperienza della malattia.

Il percorso si svolge online grazie a un sistema di videoconferenza su PC, Tablet o smartphone e inizia con un colloquio conoscitivo individuale, dove viene presentata la metodologia del coaching.  Il passo successivo è rappresentato da 14 incontri di gruppo nell’arco di 7 mesi, uno ogni 15 giorni, sempre online. Infine è previsto un affiancamento individuale di durata annuale denominato Coaching Time, rivolto a tutti i partecipanti.

«Vogliamo muoverci verso le persone in modo diverso, guardando oltre la sofferenza, al servizio di una ricerca più ampia, più profonda. Quella ricerca di cui tutti noi comprendiamo il valore, l’umanizzazione della cura che inizia da un’attenzione più mirata alle emozioni» spiega Giovanna Ferrante, presidente di Fondazione Renata Quattropani, nata su sua iniziativa nel 2011 dopo aver affiancato per molti anni la madre nella convivenza con la leucemia linfatica cronica.

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