L’assistenza centrata sulla persona passa per lo stile di vita

In occasione della recente Giornata mondiale contro il cancro, AIOM parla di prevenzione oncologica, facendo notare la ancora scarsa attenzione degli operatori sanitari nei confronti di fattori di rischio modificabili

In Italia solo il 43% delle persone in sovrappeso od obese riceve indicazioni dai medici per perdere peso, meno della metà dei fumatori viene indirizzata a smettere di fumare, solo il 30% dei sedentari è incoraggiato a fare una regolare attività fisica e appena il 7% dei consumatori di alcolici viene invitato a smettere di bere. Insomma sembra esserci ancora una scarsa attenzione all’importante ruolo dello stile di vita nella prevenzione oncologica e più in generale nella preservazione di una buona salute. Lo hanno fatto notare gli esperti di AIOM (Associazione italiana di oncologia medica) e Fondazione AIOM, intervenuti al convegno “World Cancer Day: United by Unique”, organizzato in occasione della recente Giornata mondiale contro il cancro.

L’assistenza centrata sulla persona

«La prevenzione dei tumori deve essere sempre più al centro della nostra attenzione e delle nostre azioni – osserva Francesco Perrone, presidente AIOM -. Nel 2022, nel mondo, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro e 9,7 milioni i decessi. Il 40% delle morti è causato da fattori di rischio modificabili, in particolare da fumo, consumo di alcol, sedentarietà ed eccesso ponderale. Il tema del ‘World Cancer Day’ è ‘United by Unique’, per sensibilizzare cittadini, pazienti e Istituzioni a considerare l’unicità di ogni persona colpita dal cancro, garantendo una presa in carico che tenga conto degli aspetti emozionali, psicologici e sociali legati alla malattia».

La cura del cancro oggi è entrata in una dimensione che vede sempre più un’attenzione a tutto tondo sulla persona, in quella che gli anglosasoni chiamano “people centered care” (assistenza basata sulla persona), coinvolgendo nel percorso assistenziale il paziente stesseo, i familiari e l’intera comunità che lo circonda. Un approccio di questo tipo può migliorare non solo i risultati clinici ma anche la qualità di vita, ottimizzando le risorse con una conseguente riduzione dei costi dell’assistenza.

L’attenzione allo stile di vita

In Italia c’è ancora molto da fare per migliorare lo stile di vita della popolazione. Basta pensare che quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario, il 24% fuma. «Serve più impegno per sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto le persone che non adottano stili di vita sani – chiosa Saverio Cinieri, presidente Fondazione AIOM -. Il consumo di alcol è correlato a 7 tipi di carcinoma, l’obesità a 12. E il fumo, da solo, è responsabile del 25% dei decessi oncologici nel mondo. La “people-centred care” porta anche a considerare il contesto sociale di ogni paziente. Ad esempio, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e l’eccesso ponderale sono più diffusi fra le persone con difficoltà economiche e un basso livello di istruzione. È già stato dimostrato che i problemi di natura finanziaria determinano una riduzione della sopravvivenza dei pazienti oncologici, con un rischio di morte più alto del 20%, anche in un servizio sanitario universalistico come il nostro. Ora è necessario allargare l’orizzonte dei programmi di prevenzione, considerando l’impatto degli ostacoli economici sull’adesione agli stili di vita sani».

Appropriatezza delle cure

L’assistenza basata sulla persona riguarda la prevenzione del cancro ma anche l’appropriatezza terapeutica tant’è che AIOM e AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) hanno istituito un gruppo di lavoro specifico. Grazie a questa collaborazione è, per esempio, emerso che a volte il profilo dei pazienti coinvolti negli studi clinici è diverso da quello dei soggetti che, dopo l’approvazione, vengono trattati con gli stessi farmaci nella pratica clinica quotidiana.

«Nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health-Europe, abbiamo confrontato alcune caratteristiche, al momento dell’avvio di una terapia oncologica, tra i pazienti inseriti in 129 Registri oncologici, per un totale di circa 420mila trattamenti, con le analoghe informazioni relative a oltre 87mila pazienti arruolati nelle sperimentazioni relative alle stesse terapie – racconta Perrone -. Sono emerse differenze importanti: i pazienti dei Registri AIFA presentavano un’età mediana di 5 anni in più, con un +17% di over 65. Questo si traduce in persone più fragili, caratterizzate da più comorbidità. Da qui il ruolo sempre più centrale dei dati ‘real world’ e dei Registri di monitoraggio AIFA, che rappresentano uno strumento potente, tra i più avanzati in Europa per generare evidenze di questo tipo. È un aspetto consolidato, infatti, che i dati provenienti dalla pratica clinica possano rappresentare un elemento dirimente nel determinare l’efficacia reale dei farmaci, costituendo un valido supporto ai risultati provenienti dagli studi clinici registrativi».

Riflettori sugli esiti riferiti dai pazienti

Negli ultimi anni, in sinergia con la crescente attenzione sull’assistenza centrata sulla persona, è aumentato anche l’interesse per i cosiddetti PRO (patient-reported outcomes ovvero esisti riferiti dal paziente) sia nelle sperimentazioni sia nella pratica clinica, fortemente sostenuti da diverse società scientifiche e attenzionati anche dalle Agenzie regolatorie.

«Il risultato è che, negli anni recenti, quasi il 70% degli studi clinici sui tumori include la qualità di vita dei pazienti tra gli endpoint, cioè tra gli obiettivi da analizzare – fa notare Massimo Di Maio, presidente eletto AIOM -. I dati relativi alla qualità di vita, pur compresi fra gli endpoint, però vengono pubblicati solo in circa la metà dei casi in cui sono stati raccolti. È importante, quindi, migliorare la tempestività con cui queste informazioni sono comunicate e pubblicate. Non solo. Oggi pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti. Serve un cambio di passo, perché la raccolta del punto di vista dei malati sull’esito di un trattamento non resti una semplice affermazione retorica ma diventi un metodo imprescindibile».


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