Dati incoraggianti per un vaccino a mRNA contro il tumore al pancreas

Il trattamento adiuvante con un vaccino antitumorale sembrerebbe ritardare la recidiva in pazienti con adenocarcinoma pancreatico duttale. Lo suggerisce uno studio di fase 1 presentato al congresso annuale dell’American Association for Cancer Research

Da alcuni anni la ricerca sul fronte dei vaccini anti-cancro è molto attiva e ora iniziano ad arrivare i primi dati sulla sicurezza e l’efficacia di tali terapie, come accaduto in occasione dell’ultimo congresso annuale dell’American Association for Cancer Research, tenutosi a San Diego. Durante il convegno Vinod Balachandran, chirurgo oncologo del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, ha mostrati alcuni dati incoraggianti relativi a un vaccino terapeutico sperimentale a mRNA, denominato autogene cevumeran, contro il cancro al pancreas, protagonista di uno studio di fase I. I risultati preliminari mostrano che il vaccino ha il potenziale di stimolare il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali del pancreas, riducendo il rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico.

Il vaccino sperimentale

Autogene cevumeran è un vaccino sperimentale a mRNA sviluppato da BioNTech e Genetech come terapia adiuvante nel trattamento dell’adenocarcinoma duttale pancreatico per prevenire la recidiva. Si tratta di un tipo di immunoterapia individualizzata specifica contenete più specie diverse di mRNA che codificano fino a 20 neoantigeni (molecole riconosciute come estranee dal sistema immunitario del singolo individuo e tipiche della neoplasia) identificati nel tumore resecato del paziente in base al suo profilo mutazionale. Questo tipo di vaccino terapeutico insegna alle cellule T del sistema immunitario a riconoscere le proteine, ​​i neoantigeni appunto, che si trovano esclusivamente nel tumore pancreatico del singolo paziente. In questo modo, questi vaccini avvisano il sistema immunitario che le cellule tumorali sono estranee. L’obiettivo di questo approccio è addestrare il corpo a proteggersi dalle cellule tumorali.

Attivazione della risposta immunitaria

I primi risultati dello studio di fase 1, riportati nel maggio 2023 sulla rivista scientifica Nature, avevano mostrato che il vaccino autogene cevumeran era ben tollerato e che attivava le cellule immunitarie nella metà dei pazienti trattati. Gli ultimi risultati presentati al Congresso di San Diego si basano sul monitoraggio dei pazienti per una media di tre anni dopo il trattamento sperimentale. «Gli ultimi dati della sperimentazione di fase 1 dimostrano che siamo sulla strada giusta – osserva Vinod Balachandran -. Questo vaccino sperimentale a mRNA può innescare le cellule T (le cellule che mobilitano le risposte immunitarie antitumorali) che possono riconoscere i tumori del pancreas come estranei.  Inoltre, continuiamo a rilevare cellule T stimolate dal vaccino con frequenze sostanziali nel sangue dei pazienti fino a tre anni dopo la vaccinazione».

Oltre l’80% delle cellule T neoantigene-specifiche indotte dal vaccino sono state infatti rilevate fino a 3 anni dopo la somministrazione in pazienti con una risposta immunitaria. Questi pazienti hanno mostrato una sopravvivenza libera da recidiva mediana prolungata rispetto ai soggetti che non hanno risposto a tale terapia. In particolare sei pazienti su otto con una risposta immunitaria al vaccino sono rimasti liberi da malattia durante il periodo di follow-up, mentre sette degli otto soggetti senza una risposta immunitaria al trattamento durante lo studio hanno mostrato una recidiva del tumore.

I prossimi passi

I ricercatori statunitensi hanno ora avviato lo studio di fase 2 in cui l’efficacia e la sicurezza del vaccino saranno valutate in un gruppo di pazienti più ampio, circa 260 in vari centri in tutto il mondo. Lo studio è aperto a persone con cancro al pancreas di nuova diagnosi eleggibili per un intervento chirurgico, che non hanno avuto altri trattamenti (come chemioterapia, immunoterapia o radioterapia) e che soddisfano altri criteri specifici.

Lo studio di fase 2 studierà se l’approccio a mRNA funziona meglio dell’attuale trattamento standard. I pazienti verranno divisi casualmente in due gruppi: il gruppo di controllo riceverà il trattamento standard, che consiste nell’intervento chirurgico di rimozione del tumore seguito da chemioterapia; l’altro gruppo riceverà il trattamento sperimentale, che consiste nell’intervento chirurgico seguito dal vaccino a mRNA autogene cevumeran, da un farmaco immunoterapico (della famiglia degli inibitori dei checkpoint immunitari) e dalla chemioterapia (nello studio di fase 1 i pazienti avevano seguito un piano di trattamento simile ma non c’era un gruppo di controllo che ricevesse un trattamento standard per il confronto). I vaccini a mRNA saranno realizzati su misura per ciascun paziente e somministrati in due fasi: all’inizio del trattamento per stimolare il sistema immunitario e in un momento successivo per fornire ulteriore spinta.

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