Chemio-prevenzione per il tumore al seno: quando può essere vantaggiosa

Alcuni farmaci che agiscono sugli estrogeni possono avere un ruolo nella prevenzione primaria dei carcinomi ormone-dipendenti. Un articolo pubblicato di recente su JAMA fa il punto sui rischi e i benefici dell’uso di questi farmaci nelle donne a rischio


Sono diversi gli studi recenti che evidenziano come alcuni farmaci di norma prescritti nelle donne che hanno sviluppato un tumore al seno possano in realtà rivelarsi utili anche per la sua prevenzione. Per esempio, alcuni trial clinici randomizzati hanno evidenziato che l’assunzione del tamoxifene per cinque anni riduce il rischio di sviluppare il cancro al seno per i successivi 20 anni, con effetti collaterali che terminano nel momento in cui si sospende la terapia. Nonostante ciò, è ancora molto limitato il ricorso a questi farmaci, come fanno notare gli autori di un articolo pubblicato di recente su JAMA (https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2768451), che offre una panoramica sulla chemio-prevenzione del tumore al seno. I motivi sono diversi, sicuramente le donne hanno una scarsa percezione della necessità di ricorrere a terapie preventive e allo stesso tempo ne temono gli effetti collaterali.

Chemio-prevenzione

Nel recente studio pubblicato su JAMA (Journal of the American Medical Asoociation), alcuni ricercatori dell’University of California di San Francisco hanno revisionato i dati relativi a due classi di farmaci di norma prescritti dopo il trattamento per il tumore al seno, che potrebbero aiutare a prevenire il tumore nelle donne che non l’hanno ancora svilupparlo, quindi avere un ruolo nella cosiddetta prevenzione primaria. L’efficacia di questi farmaci è stata dimostrata da studi condotti in migliaia di donne. L’effetto preventivo deriva dal fatto che quasi otto tumori del seno su dieci dipendono, per crescere, dalla presenza degli estrogeni.
Una classe di farmaci comprende il tamoxifene e il raloxifene, che agiscono modulando in modo selettivo i recettori estrogenici e si sono rivelati efficaci nel prevenire solo i tumori del seno che dipendono dagli estrogeni. L’altra classe di farmaci è rappresentata da tre inibitori dell’aromatasi, ovvero anastrazolo, exemestane e letrozolo, in grado di ridurre il livello degli estrogeni circolanti che potrebbero stimolare la crescita di tumori al seno sensibili agli estrogeni.

Chi può trarne vantaggio

Secondo i ricercatori statunitensi, questi farmaci dovrebbero essere presi in considerazione nelle donne con più di 35 che presentano un rischio aumentato di sviluppare il tumore al seno. Sebbene non ci sia un limite specifico per definire il “rischio aumentato”, la maggior parte degli studi si riferisce ad almeno una possibilità del 3 per cento di sviluppare il tumore al seno nei successivi 5 anni. Nella valutazione del rischio vanno presi in considerazione diversi fattori come la storia familiare, l’età, l’età al momento della prima mestruazione, la storia riproduttiva, precedenti biopsie al seno e via dicendo. I dati relativi alle donne con mutazioni germinali nei geni Brca sono ancora limitati e in questi casi, fanno notare gli autori, esistono altre strategie preventive che possono essere prese in considerazione.

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