BRCA e cancro peritoneale: rischio basso dopo ovariectomia

Un nuovo studio internazionale sull’incidenza del tumore del peritoneo nelle donne mutate sottoposte alla chirurgica profilattica supporta l’origine della neoplasia dalle tube di Falloppio

Fino a non molto tempo fa si pensava che i tumori ovarici, delle tube di Falloppio e del peritoneo avessero origini separate. Ma sempre più evidenze depongono a favore di un’origine comune dalle tube. Vanno in questa direzione anche i risultati di uno studio internazionale, a cui ha partecipato anche l’Italia, pubblicato sul Journal of National Cancer Institute.

I nuovi dati mostrano che il rischio di cancro peritoneale è basso nelle persone con una mutazione ereditaria nei geni BRCA1 o BRCA2 dopo la rimozione delle ovaie, ma anche che le possibilità di ammalarsi sono ancora più basse quando l’intervento chirurgico profilattico viene eseguito in giovane età e nei casi in cui la rimozione delle tube di Falloppio è inclusa nella procedura.

Tumore del peritoneo e mutazioni BRCA

Gli autori del nuovo studio hanno cercato di stimare il rischio di cancro peritoneale tra le donne con mutazioni nei geni di suscettibilità al cancro BRCA1 e BRCA2 che avevano subito un intervento chirurgico preventivo di rimozione delle ovaie (ovariectomia). Nell’insieme sono state prese in esame più di 6000 donne BRCA mutate a cui erano state tolte entrambe le ovaie, le quali sono state seguite per circa 8 anni in 83 cliniche in 12 paesi.

Durante questo periodo, 55 donne hanno sviluppato un cancro peritoneale, di queste 45 presentavano una mutazione ereditaria nel gene BRCA1, 8 nel gene BRCA2 e 2 nei geni BRCA1 e BRCA2. Il rischio annuale di tumore del peritoneo nei 20 anni successivi alla rimozione profilattica delle ovaie è risultato dello 0,14% all’anno nelle portatrici di una mutazione BRCA1 e dello 0,06% all’anno in chi è portatore di mutazioni di BRCA2.

L’importanza di rimuovere le tube

Analizzando nel dettaglio i dati, si è visto che non si sono verificati tumori peritoneali nelle portatrici della mutazione BRCA1 che avevano subito un intervento chirurgico di riduzione del rischio prima dei 35 anni. Analogamente, non si sono verificati tumori peritoneali nelle donne con mutazioni BRCA2 che avevano subito un intervento chirurgico di riduzione del rischio prima dei 45 anni.

Inoltre, si è registrato un netto calo dei tumori peritoneali tra le donne sottoposte a ovariectomia dopo il 2005, quando si è iniziato a rimuovere le tube di Falloppio insieme alle ovaie. Questa osservazione, concludono gli studiosi, supporta l’ipotesi che il tumore peritoneale, come il tumore ovarico, abbia inizio nelle tube di Falloppio.

L’approccio in due tempi

Attualmente alle donne ad alto rischio genetico di sviluppare un tumore ovarico, delle tube o del peritoneo (per la presenza di mutazioni germinali nei geni di predisposizione BRCA1 e 2, ma non solo) è consigliata l’annessiectomia bilaterale, ovvero l’asportazione di ovaie e tube di Falloppio. Tuttavia questo approccio induce una menopausa anticipata con una serie di effetti collaterali sia a breve termine (aumento di peso, vampate, disturbi del sonno e sessuali), sia a lungo termine (osteoporosi, malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo) che non sempre è possibile contrastare con una terapia ormonale sostitutiva.

Sulla scia dei crescenti dati che fanno pensare che queste neoplasie abbiano origine dalla tuba di Falloppio, da alcuni anni si sta valutando di rimuovere le sole tube in un primo momento e le ovaie successivamente. Ci si aspetta che questo approccio fornisca una adeguata prevenzione oncologica, permettendo allo stesso tempo di posticipare la menopausa e i suoi effetti collaterali. Affinché questa strategia possa, però, diventare lo standard è necessario studiarne gli effetti a lungo termine sull’incidenza del cancro ovarico ed è proprio quello che si sta facendo in uno studio internazionale in corso.

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