Bianca Balti e il tumore ovarico al terzo stadio

La top model, BRCA mutata, si era sottoposta a mastectomia profilattica nel 2022 e aveva manifestato l’intenzione di farsi rimuovere anche le ovaie, ma il cancro dell’ovaio si è presentato prima

Nei giorni scorsi la top model Bianca Balti ha annunciato di avere un tumore ovarico al terzo stadio. Lo ha fatto attraverso Instagram con il sorriso sulla bocca. “Ho un lungo viaggio davanti a me, ma so che ce la farò – ha detto -. Per me, per i miei cari (le mie figlie sono in cima alla lista) e per tutti voi che avete bisogno di forza, potete prenderne un po’ in prestito perché ne ho un sacco. Finora il cancro mi ha dato la possibilità di trovare la bellezza attraverso gli ostacoli della vita”. Parole forti e di incoraggiamento per se stessa e per tutte le donne che si trovano a combattere questo insidioso tumore. Ed è quello che tutti noi ci auguriamo perché è vero che quello dell’ovaio è uno dei tumori più insidiosi e letali, ma anche vero che oggi iniziano a essere disponibili terapie target che possono fare la differenza. Senza contare l’opportunità di ricorrere alla chirurgia profilattica di rimozione di tube e ovaie, strada che la stessa modella voleva intraprendere, ma non ha fatto in tempo perché il cancro l’ha preceduta.

La storia di Bianca

Come Angelina Jolie, anche la modella 40enne Bianca Balti è portatrice di una variante patogenetica del gene BRCA1, correlata ad un maggior rischio di insorgenza di diversi tumori, a partire da quelli di seno e ovaie. 

A dicembre 2022, Bianca si era sottoposta alla mastectomia bilaterale profilattica per scongiurare il pericolo di cancro al seno e aveva manifestato l’intenzione di sottoporsi anche alla rimozione delle ovaie per prevenire il tumore ovarico per il quale la diagnosi precoce è pressoché impossibile. Purtroppo nei giorni scorsi, ha scoperto di avere un tumore ovarico al terzo stadio, dopo essersi presentata al pronto soccorso a causa di un forte dolore addominale.

Un tumore difficile, ma con nuove possibilità di cura

Quello dell’ovaio è uno dei tumori più insidiosi, complice una diagnosi tardiva in oltre il 70% dei casi. L’ovaio è un organo situato nelle profondità dell’addome. Se viene colpito da un tumore ha grande spazio per espandersi senza dare problemi. A renderne difficile la diagnosi concorre, oltre all’assenza di sintomi specifici, la mancanza di strategie di screening attendibili.

Le donne portatrici di varianti patogenetiche nei geni BRCA1 o BRCA2 hanno un rischio più alto (del 20-40%), e in età più giovane, di sviluppare il tumore ovarico rispetto alla popolazione generale.

Nel caso di Bianca Balti, il tumore è stato diagnosticato al terzo stadio, quindi con interessamento di una o entrambe le ovaie ed estensione oltre i confini pelvici. La terapia iniziale in questa situazione prevede la rimozione di tutta la massa neoplastica attraverso un intervento chirurgico che comporta l’asportazione di tube, ovaie ed eventualmente di altri tessuti già interessati dal tumore (a volte la chirurgia è preceduta da chemioterapia). Il passo successivo è la chemioterapia con diversi schemi terapeutici a seconda dei casi. Le possibilità di guarigione raggiungono il 90 per cento se il tumore è diagnosticato e trattato quando ancora in fase precoce, ma si riducono notevolmente quando la diagnosi è tardiva. Tuttavia negli ultimi anni le possibilità di cura sono migliorate. Oltre ai farmaci chemioterapici, si può contare anche sui PARP inibitori, particolarmente efficaci nelle pazienti con mutazioni nei geni BRCA.

La prevenzione chirurgica

La storia di Bianca Balti ha riportato sotto i riflettori l’importanza della chirurgia profilattica ovarica in presenza di una predisposizione genetica al cancro dell’ovaio. Se le donne portatrici di varianti patogenetiche in geni di predisposizione si sottopongono all’intervento chirurgico di salpingo-ovariectomia, con l’asportazione di tube ed ovaie, tra i 35 e i 40 anni per BRCA1 e tra i 40 e i 45 anni per BRCA2, c’è una riduzione del rischio fino al 96% di sviluppare il cancro ovarico.

Questo approccio induce però una menopausa anticipata con una serie di effetti collaterali sia a breve termine (aumento di peso, vampate, disturbi del sonno e sessuali), sia a lungo termine (osteoporosi, malattie cardiovascolari, deterioramento cognitivo) che non sempre è possibile contrastare con una terapia ormonale sostitutiva, soprattutto per le donne portatrici di mutazione che hanno già avuto un tumore mammario.

Attualmente per posticipare la menopausa, uno studio internazionale sta valutando la possibilità di adottare un protocollo in due tempi con la rimozione delle sole tube in un primo tempo e delle ovaie successivamente. Ci si aspetta che questo approccio fornisca una adeguata prevenzione oncologica, permettendo allo stesso tempo di posticipare la menopausa e i noti effetti collaterali, ma non sono ancora disponibili dati conclusivi.

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