Anticorpi coniugati nuovo standard per il tumore al seno metastatico

Tumore al seno metastatico

Presentati all’ASCO nuovi dati sul trastuzumab deruxtecan. Utilizzato dopo la terapia ormonale, si è dimostrato più efficace della chemioterapia tradizionale nei tumori con bassa espressione di HER2. Le pazienti con malattia metastatica vivono più a lungo senza che la neoplasia cresca, si diffonda o peggiori

Dopo l’approvazione di AIFA (Agenzia italiana del farmaco) come trattamento di seconda linea nel trattamento delle pazienti con tumore al seno metastatico HER2-positivo e successivamente HER2-low, il farmaco anticorpo-coniugato trastuzumab deruxtecan ha varcato la soglia della prima linea, quindi subito dopo la terapia ormonale standard in alternativa alla chemioterapia. L’importante notizia arriva dal Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), tenutosi nei giorni scorsi a Chicago. Alla luce dei nuovi dati, emersi dallo studio DESTINY-Breast06, si prospetta un cambio della pratica clinica per le pazienti con particolari forme di tumore della mammella metastatico, in particolare con recettori ormonali positivi (HR+) e bassa o bassissima espressione di HER2 (HER2-low ed HER2-ultralow).

Tumore al seno con bassa espressione di HER2

Per comprendere la portata dei nuovi dati emersi dallo studio DESTINY-Breast06 presentati al congresso americano, bisogna ricordare che fino a pochissimo tempo fa i tumori mammari venivano classificati in diversi “tipi” in base ad alcune caratteristiche molecolari. In particolare, in relazione ai recettori ormonali (HR) presenti sulle cellule e l’espressione o meno della proteina HER2. In questo modo i carcinomi venivano distinti in HR+ e HER2-(senza espressione di HER2); HER2+ per via di un’alta espressione della proteina HER2 e triplo negativi (HR-/HER2-) per l’assenza di HR e di HER2. Il precedente studio DESTINY-Breast04 ha ridisegnato questa classificazione in quanto ha individuato un nuovo gruppo di tumori della mammella, definiti appunto HER2-low. In questa categoria possono rientrare anche tumori HR+ e, in percentuale minore, triplo negativi, che producono poca proteina HER2. Ed è proprio lo studio DESTINY-Breast04 che ha portato alla rimborsabilità di trastuzumab deruxtecan come terapia di seconda linea nelle pazienti con carcinomi mammari con bassi livelli di espressione della proteina HER2 che rappresentano fino al 55% di tutti i tumori al seno, oltre che in quelle con tumore HER2+.

Lo studio DESTINY-Breast06

Nello studio DESTINY-Breast06 gli autori hanno valutato l’utilizzo dell’anticorpo coniugato trastuzumab deructecan subito dopo la terapia ormonale senza passare per un trattamento chemioterapico, come avviene di routine. La sperimentazione ha coinvolto 866 donne con carcinoma mammario inoperabile o metastatico ormono-positivo (HR), HER2-low o ultralow che sono progredite dopo una prima linea di terapia ormonale e non hanno mai ricevuto chemioterapia.

«Nel tumore della mammella metastatico positivo per i recettori ormonali, dopo la terapia endocrina nelle fasi iniziali, lo standard di cura è la chemioterapia, che però è associata a benefici limitati – riferisce Giuseppe Curigliano, che ha presentato i dati, direttore della Divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, oltre che membro del Direttivo nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Nello studio DESTINY-Breast06 i pazienti con tumore della mammella metastatico HR+, HER2-low e HER2-ultralow, trattati con trastuzumab deruxtecan, hanno vissuto più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia rispetto alla chemioterapia standard».

Gli effetti dell’anticorpo coniugato

I dati raccolti nel nuovo studio hanno evidenziato in particolare che nei pazienti con bassa espressione della proteina HER2 (HER2-low), trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 38% il rischio di progressione di malattia o morte e la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è stata di 13,2 mesi rispetto a 8,1 con la chemioterapia standard. Inoltre è migliorato anche il tasso di risposta oggettiva (ovvero la percentuale dei pazienti che hanno sperimentato una risposta completa o parziale), che ha raggiunto il 56,5% rispetto al 32,3%. Nei pazienti con bassissima espressione della proteina HER2 (HER2-ultralow), questo parametro è più che raddoppiato rispetto alla chemioterapia (61,8% rispetto a 26,3%)

Le implicazioni

I nuovi risultati, come ha segnalato Curigliano, sono destinati a cambiare l’attuale pratica clinica, anticipando l’utilizzo degli anticorpi coniugati come prima linea di trattamento dopo la terapia ormonale combinata a target therapy. Il farmaco è efficace anche nelle donne con metastasi cerebrali, riuscendo quasi a raddoppiare il tempo di controllo del tumore.

Trastuzumab deruxtecan viene somministrato per via endovenosa ogni tre settimane ed è altamente selettivo per le cellule tumorali, riducendo al minimo i danni alle cellule sane circostanti e aumentando l’efficacia del trattamento

Test per lo stato di HER2

«I progressi nella cura del tumore al seno negli ultimi anni sono stati davvero molto importanti e la cronicizzazione è una realtà per un numero significativo di pazienti – osserva Francesco Perrone, presidente AIOM –. L’innovazione consente di offrire terapie in grado di migliorare la sopravvivenza a lungo termine, con un ottimo controllo della malattia. I risultati dello studio DESTINY-Breast06 evidenziano l’importanza di determinare con precisione lo stato di HER2. In questo senso, è fondamentale il ruolo del team multidisciplinare nei centri di senologia, in particolare la collaborazione tra oncologo e patologo che effettua i test diagnostici per definire il profilo molecolare».

Lo stato di HER2 può essere determinato utilizzando un comune test di immunoistochimica che misura i livelli della proteina HER2 in una cellula tumorale (i risultati del test IHC sono riportati come 0, 1+, 2+ o 3+). Ora più che mai diventa estremamente importante identificare esattamente il livello di questa proteina e dichiarare un risultato positivo o negativo, proprio per identificare i tumori HER2-low ed HER2-ultralow.

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