Via libera a olaparib per ovaio e prostata

La Commissione europea ha approvato questo Parp-inibitore nel trattamento del carcinoma ovarico avanzato HRD positivo e nel tumore prostatico metastatico resistente alla castrazione con mutazioni nei geni BRCA

Duplice successo per olaparib. AstraZeneca e MSD hanno annunciato che questo Parp-inibitore è stato appena approvato dalla Commissione europea per due indicazioni. Il farmaco ha avuto il via libera, in associazione a bevacizumab, per il trattamento di mantenimento dopo la chemioterapia di prima linea a base di platino per le pazienti con carcinoma ovarico avanzato con un difetto di ricombinazione omologa (HRD), definito in base alla presenza di una mutazione dei geni BRCA 1 o 2 e/o a un’instabilità genomica. La seconda indicazione riguarda, invece, il suo utilizzo in monoterapia di pazienti con cancro alla prostata resistente alla castrazione metastatico (mCRPC) e che presentano mutazioni nei geni BRCA1 o 2, andati in progressione a seguito di una precedente terapia comprendente un agente ormonale di nuova generazione.

Olaparib per il tumore dell’ovaio

L’approvazione del farmaco fa seguito ai risultati dello studio di fase III PAOLA-1. Dalla ricerca è emerso che Olaparib in associazione a bevacizumab aumenta la sopravvivenza libera da progressione a una media di 37,2 mesi contro i 17,7 mesi di bevacizumab in monoterapia
«Per le donne che hanno un carcinoma ovarico avanzato, l’obiettivo del trattamento di prima linea è quello di ritardare la progressione della malattia il più a lungo possibile, con l’intento di ottenere una remissione a lungo termine – fa notare Isabelle Ray-Coquard, ricercatrice principale dello studio PAOLA-1 e oncologa medica presso il Centre Léon Bérard di Parigi e, nonché Presidente del gruppo cooperativo GINECO -. Purtroppo, una volta che il cancro si ripresenta, è storicamente incurabile. Olaparib, insieme con bevacizumab, ha mostrato di fornire un beneficio impressionante, di più di 3 anni, della mediana di sopravvivenza senza progressione ed è pronto a diventare lo standard di cura per le pazienti idonee con tumori HRD-positivi». Dai dati dello studio si è visto che circa una donna su due con carcinoma ovarico avanzato ha un tumore HRD positivo. Le deficienze di ricombinazione omologa (HRD appunto) comprendono un’ampia gamma di anormalità genetiche, incluse le mutazioni BRCA, che possono essere rilevate con vari test. Le mutazioni BRCA sono dunque soltanto una delle molte HRD trovate in circa la metà delle pazienti con tumore ovarico avanzato di nuova diagnosi.

Olaparib e tumore della prostata

Il tumore della prostata è il secondo tipo di tumore più comune negli uomini. Circa il 10 per cento degli uomini con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) presenta una mutazione nei geni BRCA 1 o 2.
L’approvazione della Commissione europea si basa su alcuni dati emersi dallo studio PROfound che ha evidenziato come olaparib, rispetto a enzalutamide o abiraterone, abbia più che triplicato la sopravvivenza libera da progressione radiologica (9,8 mesi rispetto 3 mesi) e aumentato la sopravvivenza globale (20,1 mesi rispetto a 14,4 mesi) negli uomini con mutazione BRCA.
“L’approvazione di olaparib nell’Unione europea costituisce l’inizio dell’era della precision medicine nel carcinoma prostatico. I pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione hanno storicamente una cattiva prognosi; alla luce dei dati che emergono dallo studio PROfound, relativi al vantaggio in sopravvivenza libera da progressione radiologica e in sopravvivenza globale, oggi olaparib rappresenta un’opzione terapeutica target per i pazienti in questa fase di malattia” ha affermato Giuseppe Procopio, coordinatore nazionale dello studio PROfound e responsabile dell’Oncologia medica genitourinaria della Fondazione Irccs, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

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