Via le barriere per gli screening anti-cancro per le persone transgender

L’Associazione italiana di oncologia medica si propone di stilare delle Raccomandazioni per la gestione dei tumori nei pazienti che hanno scelto di cambiare sesso

Il 71% delle persone transgender e gender non conforming (cioè di genere diverso da quello alla nascita) non ha mai partecipato ad alcun programma di screening anti-cancro. Una su tre non è in grado di trovare informazioni specifiche per la prevenzione oncologica declinate sulla propria condizione nonostante oltre il 50% di queste persone ritenga che l’identità di genere possa influenzare in modo significativo il rischio di sviluppare un tumore. Dati in qualche modo confermati da quanto pensano gli oncologi stessi: quasi le metà ritiene che questi pazienti siano discriminati nell’accesso all’assistenza oncologica e due su dieci hanno assistito di persona a episodi di discriminazione da parte degli operatori sanitari. Lo rivelano due sondaggi presentati al convegno di AIOM (Associazione italiana di oncologia medica) sulle “Giornate dell’etica in oncologia”.

Le indagini

I due sondaggi presentati alle “Giornate dell’etica in oncologia”, realizzati in collaborazione con ELMA Research, hanno coinvolto da una parte 190 persone transgender e gender non conforming, e dall’altra 305 oncologi. Entrambi i sondaggi evidenziano che la discriminazione da parte del personale sanitario nei confronti delle persone transgender può assumere diverse forme: dall’utilizzo del nome assegnato alla nascita al posto di quello scelto, ad atteggiamenti di curiosità inappropriata, a un comportamento meno rispettoso rispetto a quello riservato agli altri pazienti fino all’utilizzo di un linguaggio aggressivo. Le possibili cause di tali atteggiamenti sono diverse e vanno dalla mancanza di esperienza nel trattamento dei problemi specifici di queste persone alla paura e al pregiudizio. Diverse anche le conseguenze derivanti dai comportamenti discriminatori che, secondo gli oncologi, portano le persone transgender a non partecipare agli screening e ai programmi di prevenzione, ad accedere ai centri per affrontare i problemi oncologici con sensibile ritardo, a non accedere del tutto ai centri di cura nonché a non ricevere cure appropriate.

Abbattere le barriere

Quello che si evince dai dati raccolti in entrambe le indagini è che c’è ancora molta strada da fare per eliminare le barriere nell’accesso alla prevenzione e alle cure per i tumori.

«È necessario impegnarsi di più per ridurre le disparità di accesso ai trattamenti e agli screening anti-cancro, che ancora esistono per alcune categorie. Spesso il timore di subire discriminazioni rappresenta per questi cittadini una barriera nei confronti della prevenzione e delle cure» ribadisce Filippo Pietrantonio dell’Oncologia medica gastroenterologica alla Fondazione IRCCS Istituto nazionale tumori di Milano e membro del Direttivo nazionale AIOM.

Secondo gli specialisti per migliorare la qualità dell’assistenza occorreinnanzitutto implementare la formazione dei professionisti, investire in campagne istituzionali per proteggere questi cittadini da ogni forma di discriminazione basata sull’identità di genere e prevedere studi clinici che li includano, considerando le loro specifiche esigenze.

In cantiere Raccomandazioni specifiche

«La medicina di genere ha un preciso significato in oncologia. Ci sono infatti differenze fra uomini e donne in termini biologici e molecolari, di risposta alle terapie antineoplastiche e di tossicità in seguito ai trattamenti contro il cancro – fa notare Saverio Cinieri, presidente nazionale AIOM -. Le problematiche oncologiche, nella comunità LGBTQIA+, sono del tutto misconosciute, ma molto importanti. AIOM è impegnata su questo fronte e stilerà le Raccomandazioni per la gestione dei tumori nei pazienti transgender. Nella fase di transizione fra i sessi, queste persone vanno incontro a cambiamenti biologici così importanti da poter favorire l’insorgenza del cancro. Inoltre, come emerso dal sondaggio, nel lungo e talvolta doloroso percorso di transizione spesso trascurano le regole di prevenzione oncologica, inclusi gli screening».

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