Un bollino blu e giallo per i percorsi clinici dedicati ai soggetti ad alto rischio eredo-familiare

Nonostante la normativa in ambito sanitario li abbia previsti da quasi dieci anni, l’attuazione concreta dei percorsi clinici dedicati ai soggetti portatori di sindromi ereditarie – PDTA Alto Rischio Eredo-familiare -, sia a livello regionale sia e soprattutto a livello di aziende ospedaliere, ha finora subito notevoli ritardi e ha evidenziato diversi limiti:

  • l’attenzione delle regioni è stata posta inizialmente solo sulla Sindrome HBOC (prevalentemente sulle varianti patogenetiche BRCA), peraltro esclusivamente sulle donne e limitatamente alla mammella e all’ovaio; 
  • solo negli ultimi PDTA Alto Rischio regionali approvati sono stati inclusi anche gli uomini, gli altri principali organi a rischio per la Sindrome HBOC (prostata e pancreas) e in taluni casi anche la Sindrome di Lynch
  • ad oggi meno di un terzo delle regioni/province autonome italiane ha formalmente approvato i PDTA per la Sindrome HBOC, ancora meno i PDTA per la Sindrome di Lynch; 
  • nelle stesse regioni che hanno già approvato i PDTA Alto Rischio spesso non sono stati ancora formalizzati i Percorsi Aziendali Ospedalieri, quelli da cui dipende la effettiva presa in carico dei soggetti ad alto rischio genetico, sia malati sia sani; 
  • il contenuto dei PDTA Alto Rischio Regionali (tipologie di pazienti, protocolli clinici, prestazioni previste) non è omogeneo, con il risultato di notevoli differenze nella presa in carico, specie per alcuni aspetti specifici come l’accesso ai test genetici per i familiari sani, la proposta della chirurgia profilattica di riduzione del rischio, l’accesso a terapie innovative ad hoc, la presenza della consulenza psicologica e di quella sulla pianificazione della genitorialità;
  • a ciò si aggiunge il mancato inserimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) della maggior parte delle prestazioni previste dai PDTA Regionali, con notevoli difformità tra le regioni sulla loro rimborsabilità alle strutture ospedaliere; 
  • per le Sindromi Ereditarie Rare (Li Fraumeni, PTEN-Cowden, Cancro Gastrico Diffuso Ereditario, Poliposi Familiare, Cancro Pancreatico e Melanoma Familiare, ecc.) non esistono PDTA Regionali, mentre molto limitati e poco formalizzati sono i PDTA Aziendali; 
  • i limiti e la disomogeneità dei Percorsi Alto Rischio Eredo-familiare alimentano il fenomeno del “pendolarismo sanitario”, specie dal Sud verso il Centro e il Nord. 

Tale situazione crea notevoli criticità per i soggetti portatori di sindromi ereditarie – stimati complessivamente in circa 500.000 persone e circa 50.000-100.000 famiglie: 

  • soggetti già malati, senza la identificazione della presenza di una sindrome ereditaria, non possono beneficiare di terapie oncologiche personalizzate, che si stanno dimostrando sempre più efficaci nella cronicizzazione e nella cura dei tumori (terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia); inoltre non vengono inseriti nei protocolli di prevenzione e di sorveglianza sugli organi sani a rischio di malattia;
  • familiari sani – in numero ancora più consistente dei soggetti malati – non possono a loro volta entrare nei percorsi di prevenzione secondaria (diagnosi precoce) e in quelli di prevenzione primaria chirurgica, farmacologica e sugli stili di vita (alimentazione e attività fisica);
  • la insufficiente preparazione dei Medici di Medicina Generale sulle sindromi ereditarie non consente loro di offrire un supporto informativo ai pazienti e di indirizzarli alle strutture ospedaliere adeguate. 

Oggi finalmente lo scenario clinico e normativo pare essere più favorevole, a livello europeo, nazionale e regionale, anche se le nuove Linee Guida nazionali sui tumori ereditari – in corso di definizione e approvazione – richiederanno ancora del tempo per arrivare in modo omogeneo all’interno delle strutture ospedaliere, in tutte le regioni. 

Per tale ragione la Fondazione Mutagens, in rappresentanza e nell’interesse dei soggetti portatori di sindromi ereditarie, ha avviato una iniziativa autonoma nei confronti delle migliori strutture ospedaliere nazionali, perché si mettano direttamente in condizione di garantire la presa in carico di tale popolazione, sulla base delle seguenti condizioni:

  • la formalizzazione dei percorsi clinici ospedalieri dedicati (PDTA aziendali per soggetti ad alto rischio eredo-familiare), a partire dalle due sindromi più diffuse: HBOC (mammella, ovaio, prostata e pancreas) e LYNCH (colon-retto, stomaco, endometrio, ovaio, prostata, vescica, vie urinarie, reni);
  • la nomina di Gruppi Oncologici Multidisciplinari di Sindromi Ereditarie (per ciascuna sindrome) e dei loro coordinatori, accompagnata dal loro modello organizzativo e gestionale (meeting periodici, gestione dei pazienti, ecc.);
  • la presenza di un/a Case Manager (infermiera/e clinica/o) che svolga un ruolo di interfaccia con i pazienti e con i vari specialisti dei GOM Sindromi ereditarie;
  • l’attribuzione di una “agenda dedicata” di esami diagnostici e visite, gestita direttamente dalla struttura ospedaliera per tutti i pazienti in carico, siano essi già malati (follow-up) o sani a rischio di malattia (sorveglianza intensificata).

Alle strutture ospedaliere che si stanno attrezzando in tal modo (IRCCS, Aziende Ospedaliere Universitarie, Aziende Ospedaliere) la Fondazione Mutagens attribuisce un “bollino blue e giallo” (i colori istituzionali del logo Mutagens), per indicare il “riconoscimento” dei loro PDTA Alto rischio, in modo da poter indirizzare pazienti e medici di medicina generale (MMG) per la presa in carico dei soggetti ad elevato rischio genetico. Con tali strutture la Fondazione Mutagens sta anche siglando dei protocolli di intesa che prevedono nel tempo una serie di iniziative coordinate:

  • la informazione e divulgazione ai pazienti e ai MMG sul tema delle sindromi ereditarie, sulla diagnosi, sulle terapie e sulla prevenzione (primaria e secondaria);
  • la realizzazione di eventi informativi e formativi all’interno delle strutture ospedaliere, per i medici specialisti, i medici di medicina generale, i pazienti e le organizzazioni di pazienti;
  • la collaborazione con altre strutture ospedaliere della regione di appartenenza e di altre regioni, per facilitare il coordinamento della attività clinica e della ricerca (progetti multicentrici), a maggior ragione in quanto le famiglie portatrici di sindromi ereditarie sono spesso distribuite su più regioni di appartenenza e ciò richiede uno sforzo congiunto e uno scambio di dati e informazioni a più livelli.

In una seconda fase, con la collaborazione di società scientificheassociazioni pazienti, aziende farmaceutiche e biotech, le strutture ospedaliere riconosciute potranno accedere ad un processo di certificazione qualitativa realizzato ad hoc per tali PDTA Alto Rischio, per una valutazione nel merito della modalità con cui sono effettivamente gestiti. In tal modo si creeranno le condizioni per un processo di confronto e di miglioramento continuo della presa in carico e per la realizzazione di una rete nazionale coordinata di centri di oncogenetica (di vario livello e rilevanza), con percorsi specifici dedicati a tale popolazione.

L’obiettivo dell’iniziativa è ambizioso ma estremamente rilevante per le persone e le famiglie portatrici di sindromi ereditarie. Richiederà del tempo e un lavoro complesso e capillare in tutte le regioni italiane, con strutture ospedaliere di diverso tipo (IRCCS, AOU, AO) e di diverso rilievo (nazionale, regionale, provinciale). La Fondazione Mutagens si è assunta la responsabilità e l’onere di esserne promotore e catalizzatore, partendo dalla centralità delle esigenze e delle aspettative dei pazienti. Ma è del tutto evidente che il suo successo dipenderà dalla collaborazione e dalla dedizione di diversi soggetti e istituzioni, a livello nazionale e regionale. Noi ci siamo e rimaniamo a disposizione di tutti coloro che vorranno affiancarci e sostenerci. Come recita la nostra campagna istituzionale: “Forti da soli. Più forti insieme”!

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