Tumori dello stomaco: percorsi solo in tre Regioni

Piemonte, Veneto e Campania sono le uniche ad aver attivato un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale. Il monito delle associazioni per diffondere programmi dedicati per migliorare l’assistenza dei pazienti con tumori gastrointestinali

I principali tumori gastrointestinali non godono ancora della giusta attenzione da parte delle autorità sanitarie locali. In particolare per il tumore dello stomaco sono solo tre le Regioni che hanno attivato dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA), mentre nel resto d’Italia esistono solo nei centri oncologici più importanti, ma senza essere codificati a livello regionale. Da qui l’appello lanciato dall’Associazione «Vivere senza stomaco dopo un tumore: si può!», insieme a Europa Colon Italia e Digestive Cancers Europe, in occasione di un incontro al Senato, a rendere attivi e operativi dei PDTA specifici per migliorare l’assistenza a pazienti colpiti da una malattia a prognosi particolarmente infausta e a fare in modo che, per alcuni tipi di tumore soprattutto delle prime vie digestive, vengano stabiliti dei livelli minimi di volume al di sotto dei quali i pazienti devono essere indirizzati in Centri di riferimento.

L’importanza della presa in carico da centri specializzati

Il tumore gastrico è una malattia molto complessa da affrontare ed è essenziale avere un approccio multidisciplinare, motivo per cui è cruciale che i pazienti vengano curati in Centri specializzati dove i medici possano confrontarsi per definire la terapia più indicata nel singolo caso. Da qui l’importanza dei PDTA e delle reti oncologiche per poter acceder sin da subito alle terapie più efficaci.

«La chirurgia rappresenta da sola il trattamento più importante per la maggior parte dei casi di carcinoma dello stomaco localizzato, ma è momento terapeutico fondamentale insieme alla chemioterapia preoperatoria anche nel carcinoma localmente avanzato e, oggi, anche oligometastatico, cioè con un carico di malattia metastatica molto limitata – osserva Riccardo Rosati, direttore dell’Unità di chirurgia gastroenterologica e dell’Unità Week Surgery dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano –. Le indicazioni e il tipo di trattamento dipendono dalle caratteristiche della neoplasia e variano a seconda della stadiazione del tumore. È essenziale un reale approccio multidisciplinare che può essere garantito anche attraverso la creazione di percorsi condivisi e prestabiliti come quelli stabiliti dai PDTA che vengono elaborati in ambito di gruppo multidisciplinare polispecialistico, elemento indicativo di grande qualità clinica della cura».

Il problema del ritardo diagnostico

Ogni anno sono circa 78mila gli italiani che scoprono di avere un tumore gastrointestinale, come il cancro al colon-retto, allo stomaco, al pancreas o alle vie biliari. Purtroppo però spesso la diagnosi arriva quando la malattia è già in stadio avanzato perché i possibili sintomi, tra cui perdita di peso senza una causa evidente, nausea, senso di stanchezza, sangue nelle feci o diarrea, vengono sottovalutati o confusi con quelli di altre patologie.

«La scarsa consapevolezza verso alcune neoplasie gastrointestinali è preoccupante – sottolinea Claudia Santangelo, presidente dell’Associazione «Vivere senza stomaco dopo un tumore: si può!»  –. Il carcinoma del colon-retto è il secondo più diffuso in Italia e sono attivi programmi di screening che presentano tassi d’adesione non ancora soddisfacenti sebbene negli ultimi anni vi sia stato un deciso miglioramento che si riflette in una casistica di tumori spesso diagnosticati in fase precoce. Il tumore allo stomaco invece viene ancora erroneamente ritenuto una patologia rara. I sintomi sono sottovalutati oppure scambiati con gastriti o altri problemi di salute e non opportunamente valutati dai medici di medicina generale che solo tardivamente richiedono approfondimenti diagnostici come la gastroscopia, esame di primo livello».

Gli avanzamenti terapeutici

«Il carcinoma gastrico è una neoplasia molto aggressiva con tassi di sopravvivenza a cinque anni di poco superiori al 30% – osserva Saverio Cinieri, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) – la prognosi è infausta a causa soprattutto dell’alto tasso di recidive anche dopo un intervento di chirurgia radicale. Inoltre le diagnosi sono spesso tardive e ciò non favorisce l’efficacia dei trattamenti che sono comunque limitati. Tuttavia va ricordato che grazie ai risultati ottenuti dalla ricerca scientifica e grazie all’introduzione di anticorpi monoclonali quindi dell’immunoterapia, negli ultimi dieci anni abbiamo avuto decisi miglioramenti. Anche nella malattia metastatica sono stati introdotti nuovi farmaci che insieme alle terapie di supporto di supporto stanno offrendo migliori prospettive e qualità di vita ai malati. Ottimi risultati sono quelli ottenuti nella cura nel tumore del colon-retto dove sei pazienti su dieci riescono a sconfiggere la malattia. Ci sono ancora ampi margini di miglioramento soprattutto per i casi metastatici dove le ultime scoperte della medicina offrono terapie sempre più efficaci».

Nonostante i progressi nella terapia dei tumori gastrointestinali, anche quando scoperti in fase avanzata, rimane fondamentale la prevenzione perché queste neoplasie possono in gran parte essere prevenute con corretti stili di vita.

I fattori di rischio

I principali fattori di rischio per il cancro gastrico sono rappresentati dell’infezione cronica da Helicobacter pylori (batterio responsabile di ulcera e gastrite), sovrappeso e obesità, sedentarietà, fumo, dieta povera di frutta e verdura, consumo eccessivo di carni rosse, cibi conservati con sale, nitrati e affumicati.

Esistono poi le forme eredo-familiari associate alla presenza di mutazioni patogenetiche in specifici geni. La forma ereditaria più comune è quella correlata a mutazioni del gene CDH1.

L’1-3% dei casi di cancro gastrico è infatti imputabile alla sindrome ereditaria del cancro gastrico diffuso (HDGC dall’inglese Hereditary Diffuse Gastric Cancer) o, più correttamente, alla sindrome ereditaria del cancro gastrico e mammario, visto che questa condizione è associata a un maggior rischio non solo di tumore allo stomaco diffuso, ma anche di carcinoma lobulare mammario.

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