Tumore triplo negativo avanzato: approvata nuova terapia specifica

Disponibile anche in Italia l’anticorpo farmaco-coniugato sacituzumab govitecan per il trattamento della forma più aggressiva di carcinoma mammario

Il tumore al seno triplo negativo rende conto di circa il 15% di tutte le neoplasie della mammella ed è anche quello con un tasso di sopravvivenza a cinque anni più basso, con implicazioni ancora più rilevanti sulla qualità di vita, soprattutto quando la malattia tende a recidivare o non risponde ai trattamenti. Adesso però le donne con questo tumore potranno contare su un nuovo alleato. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha infatti approvato di recente la rimborsabilità per l’anticorpo farmaco-coniugato sacituzumab govitecan come monoterapia indicata per pazienti adulti con cancro della mammella triplo negativo non operabile o metastatico che hanno ricevuto due o più precedenti terapie sistemiche, almeno una delle quali per malattia in fase avanzata.

Il tumore triplo negativo

In Italia vivono più di 37mila persone con tumore della mammella metastatico. La forma triplo negativa non presenta i recettori degli estrogeni, del progesterone e della proteina HER2. Questo significa che essa non risponde alla terapia ormonale né ai farmaci che hanno come bersaglio HER2. «Si tratta della forma più aggressiva di tumore al seno, in cui il rischio di ricaduta a distanza aumenta rapidamente a partire dalla diagnosi e raggiunge il picco nei primi tre anni – fa notare il professor Saverio Cineri, presidente di AIOM (Associazione italiana oncologia medica) -. Va, inoltre, considerato che il carcinoma mammario triplo negativo colpisce spesso donne giovani che si trovano nel pieno della loro vita familiare e professionale, come madri, mogli e lavoratrici. In questi casi, la malattia ha un impatto profondo sulla persona, sull’intera famiglia e sulla comunità. Da qui la necessità di opzioni terapeutiche innovative e specifiche che garantiscano quantità e qualità di vita, come il sacituzumab govitecan ha dimostrato».

I dati su sacituzumab govitecan

L’approvazione della rimborsabilità per l’anticorpo farmaco-coniugato fa seguito ai risultati dello studio di fase III ASCENT, i cui dati finali sono stati presentati alcuni mesi fa all’ASCO, il congresso della Società degli oncologi americani. Dalla ricerca è emerso che sacituzumab govitecan ha migliorato la sopravvivenza mediana libera da progressione rispetto alla chemioterapia scelta dal medico e ha esteso la sopravvivenza globale mediana di quasi cinque mesi.

«Finalmente anche i pazienti italiani potranno d’ora in poi ricevere una terapia specifica e innovativa mirata al trattamento di una patologia per la quale fino a oggi disponevamo di limitate opzioni terapeutiche – commenta Lucia Del Mastro, professore ordinario di Oncologia medica presso l’Ospedale San Martino Università di Genova. Lo studio ASCENT ha dimostrato che, grazie a una terapia mirata, è possibile migliorare significativamente non solo la sopravvivenza globale ma anche la qualità di vita, aspetto decisivo nel trattamento della malattia metastatica».

Risultati positivi anche nei tumori al seno HR+/HER2-

Oltre a rappresentare un’opzione valida per il trattamento del tumore al seno triplo negativo metastatico, recentissimi dati, presentati all’ESMO, il congresso della Società europea di oncologia clinica, rivelano che l’anticorpo farmaco-coniugato sacituzumab govitecan può offrire importanti benefici anche nelle donne con carcinoma mammario localmente avanzato e inoperabile o metastatico, positivo per i recettori ormonali (HR+) e negativo per il recettore HER2 (HER2-) fortemente pretrattate e resistenti alla terapia endocrina.

«I pazienti con neoplasia mammaria metastatica HR+/HER2- fortemente pretrattati hanno limitate opzioni terapeutiche e una cattiva prognosi – fa notare Giampaolo Bianchini, responsabile del Gruppo mammella nel Dipartimento di oncologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. Sacituzumab govitecan dimostra in questa popolazione non solo di rallentare il rischio di progressione, ma anche di prolungare significativamente la sopravvivenza, ritardando il deterioramento della qualità di vita generale. Alla luce dei dati presentati all’ESMO, ritengo che questo farmaco meriti di essere approvato al più presto dagli enti regolatori europei e reso disponibile per questi pazienti».

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