Tumore al seno: l’importanza dell’aderenza alla terapia ormonale

Quasi la metà delle donne con una neoplasia mammaria non sa che la mancata assunzione della cura endocrina nei tempi e nelle dosi prescritte può favorire la recidiva. Nuova Campagna di AIOM per migliorare l’aderenza

Sebbene la terapia ormonale adiuvante possa ridurre del 40% le recidive di tumore al seno e di un terzo la mortalità per carcinoma mammario, ancora oggi sono molte donne non l’assumono con la giusta continuità. Lo segnalano una rassegna pubblicata sulla rivista The Breast, in cui sono stati analizzati 26 studi sul tema, e un recente sondaggio su 1000 donne con tumore al seno, promosso da AIOM (Associazione italiana oncologia medica) e Fondazione AIOM. Dalla revisione della letteratura è emerso che una donna su tre con tumore della mammella interrompe la terapia ormonale e che, dal primo al quinto anno dall’inizio della cura, la percentuale di adesione diminuisce del 25,5%. Mentre il sondaggio ha evidenziato che il 35% delle pazienti italiane non aderisce alla terapia ormonale per paura degli effetti collaterali, dimenticanza, ignoranza dei reali benefici o aspetti psicologici. Non solo, ben il 47% non sa che la mancata aderenza può favorire la recidiva della malattia. Per migliorare il livello di consapevolezza delle pazienti sull’assunzione delle cure ormonali nelle dosi e nei tempi indicati dall’oncologo, AIOM e Fondazione AIOM si sono fatte promotrici della prima campagna nazionale di informazione sul tema, realizzata con il sostegno non condizionante di Lilly, e presentata in occasione del recente Congresso nazionale AIOM.

La terapia ormonale adiuvante

Nel carcinoma mammario, il rischio di recidiva resta elevato anche a distanza di 20 anni dalla diagnosi, motivo per cui viene proposta l’ormonoterapia, indicata nei tumori mammari ormonosensibili, che costituiscono circa il 70% del totale. Essa consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli estrogeni, ormoni normalmente prodotti dall’organismo, ma responsabili dell’insorgenza e dello sviluppo di almeno due terzi dei tumori mammari. Si può attuare in sequenza dopo la chemioterapia oppure da sola dopo l’intervento chirurgico.

«I farmaci ormonali sono somministrati per via orale in compresse e, in alcuni casi, per via intramuscolare – spiega Alessandra Fabi, membro del Direttivo nazionale AIOM -. A seconda del meccanismo di azione, si distinguono in antiestrogeni, inibitori dell’aromatasi e analoghi dell’LH-RH. Gli inibitori dell’aromatasi sono assunti per via orale e sono indicati nelle donne in postmenopausa. Sono utilizzati in genere dopo l’intervento chirurgico, per impedire le recidive. Nelle donne con neoplasia mammaria in fase avanzata, è indicata la terapia con inibitori dell’aromatasi in associazione a molecole chiamate inibitori delle cicline. Questa associazione permette un potenziamento dell’efficacia della terapia ormonale e di posticipare la chemioterapia, con grandi vantaggi in termini di qualità di vita e di minori tossicità. Nelle pazienti con tumore del seno in stadio precoce ad alto rischio di recidiva, è indicata la terapia adiuvante con gli inibitori delle cicline in combinazione con la terapia ormonale».

Cause della ridotta aderenza alla terapia endocrina

Le cause della ridotta aderenza delle pazienti alla terapia ormonale sono diverse. Un motivo frequente comunque per non assumere i farmaci prescritti a è il timore degli effetti collaterali. In base al sondaggio promosso da AIOM e Fondazione AIOM, il 76% delle pazienti riferisce effetti collaterali. Molte donne non sono poi consapevoli dei rischi della mancata aderenza, nonostante l’88% ritenga di aver ricevuto dal clinico informazioni adeguate.

Dallo studio sulla rivista The Breast è invece emerso che, dopo cinque anni, tanto l’aderenza quanto la persistenza alla terapia hanno raggiunto valori medi attorno al 66%, riducendosi progressivamente dal primo al quinto anno, e che le donne più attente sono state le 50-65enni. «La minore aderenza delle più giovani è determinata dal timore degli effetti collaterali provocati dai farmaci, soprattutto a carico di fertilità e sessualità. La minore aderenza nelle più anziane, invece, è legata soprattutto alla contemporanea presenza di altre malattie, alla scarsa alfabetizzazione sanitaria, al decadimento delle funzioni cognitive e alla mancanza di supporto sociale» aggiunge Fabi.

Migliorare l’aderenza

«La comunicazione tra oncologo e paziente è fondamentale come azione di rinforzo per migliorare i livelli di assunzione delle cure e far comprendere che la terapia endocrina rappresenta, di fatto, un vero e proprio ‘salvavita’ – spiega Massimo Di Maio, presidente eletto AIOM -. I farmaci utilizzati possono causare effetti collaterali come vampate di calore, stanchezza, dolori articolari o nausea. È importante che l’oncologo fornisca alla paziente indicazioni, anche sugli stili di vita sani, per contrastare questi disturbi».

«Maggiore aderenza significa minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti, incremento della sopravvivenza e riduzione dei costi per le terapie» aggiunge Saverio Cinieri, presidente di Fondazione AIOM.

La nuova campagna di informazione punta proprio a rendere le pazienti più consapevoli di tutti questi benefici derivanti dalla puntuale assunzione della terapia adiuvante, attraverso diversi strumenti come opuscoli distribuiti nei principali centri di oncologia, webinar per i pazienti e attività social.

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