Tumore al seno avanzato: si punta sulle terapie target

I trattamenti a bersaglio molecolare e immunoterapici stanno soppiantando la tradizionale chemioterapia

Negli ultimi anni sono state introdotti nuovi e importanti farmaci per il trattamento del cancro al seno avanzato e metastatico. Queste nuove strategie farmacologiche, che vedono in prima linea gli anticorpi-farmaco coniugati, stanno cambiando la storia naturale e la prognosi delle pazienti. Tanto che qualcuno già ipotizza un cambio di paradigma. La farmaceutica AstraZeneca è in prima fila e con le sue terapie mirate, tra cui gli anticorpi-farmaco coniugati trastuzumab-deruxtecan e datopotamab-deruxtecan, mira a sostituire completamente la chemioterapia classica nel trattamento del cancro mammario metastatico oltre che ad ottenere la leadership di categoria nel cancro al seno.

Gli anticorpi-farmaco coniugati

I coniugati anticorpo-farmaco, noti anche con la sigla ADC, sono farmaci immunoterapici innovativi che stanno cambiando il panorama di trattamento di diversi tumori, in particolare di quello della mammella. Questi farmaci hanno il grande vantaggio, rispetto alla chemioterapia tradizionale, di potenziare la distribuzione di principi attivi tossici per le cellule (citotossici) direttamente nel tessuto bersaglio, agendo quindi prevalentemente sul tessuto tumorale e preservando in parte quello sano. Questi nuovi farmaci hanno dimostrato un’efficacia mai conosciuta prima e rappresentano una reale speranza per molte pazienti, anche con malattia ormai in fase avanzata.

I farmaci in uso e quelli in studio

Gli anticorpi-farmaco coniugati attualmente disponibili e rimborsabili in Italia sono trastuzumab-deruxtecan e sacituzumab-govitecan. Essi si sono rivelati efficaci per tutti i sottotipi molecolari di tumore al seno: HER2 positivi, a bassa espressione di HER2 (HER2-low), tumori con recettori ormonali positivi e perfino tripli negativi.

Sono invece ancora in corso diversi studi con l’anticorpo-farmaco coniugato di AstraZeneca datopotamab-deruxtecan. L’azienda sta sviluppando questo farmaco non solo per il tumore mammario, ma anche in quello del polmone e in altre neoplasie. Tra le varie sperimentazione c’è lo studio TROPION-Breast02, che mira a valutare se datopotamab-deruxtecan possa sostituire la chemioterapia in prima linea in pazienti non idonee per l’inibizione di PD-1 o PD-L1, e lo studio TROPION-Breast03 che ne sta studiando il ruolo in combinazione o meno con l’immunoterapia con durvalumab, rispetto alla chemioterapia, nel carcinoma triplo negativo.

Farmaci di precisione anche per i tumori tripli negativi

Nuove speranze per il trattamento del tumore al seno triplo negativo, caratterizzato dall’assenza di recettori per gli ormoni e per HER2, cosa che lo rende più difficile da trattare, arrivano non solo dai farmaci anticorpo-coniugati, ma anche dai PARP inibitori. In Italia ne sono approvati due: olaparib e talazoparib. Entrambi possono essere impiegati solo per chi ha una mutazione genetica germinale, cioè ereditaria, mentre non sono prescrivibili per chi ha una mutazione somatica (nei casi, per esempio, in cui la mutazione sia presente solo nel genoma del tumore), in quanto gli studi che hanno portato allo loro approvazione dei farmaci avevano arruolato solo pazienti con tumore al seno con mutazioni germinali. Tuttavia l’auspicio è che nuove evidenze possano portare a un’estensione dei criteri di accesso come accaduto nel tumore ovarico.

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