Tumore al pancreas avanzato: promettente la terapia CAR-T

Uno studio preliminare condotto su una singola paziente rivela le potenzialità del trattamento con linfociti T modificati in laboratorio

I risultati sono preliminari, ma davvero sorprendenti perché segnano il primo successo di una terapia sperimentale a base di cellule CAR-T contro un tumore solido, oltretutto particolarmente insidioso. Si tratta del cancro del pancreas e la protagonista dello studio è una donna di 72 anni affetta da tumore metastatico resistente alle terapie standard, nella quale il trattamento sperimentale ha ridotto drasticamente il tumore. Lo rivela un “case report”, pubblicato sul New England Journal of Medicine, frutto del lavoro di ricercatori del Providence Canser Institite, negli USA.

La storia della paziente

La protagonista dello studio, Kathy Wilkes, riceve all’età di 67 anni una diagnosi di adenocarcinoma della testa del pancreas. Dopo un intervento chirurgico e diversi cicli di radio e chemioterapia, la donna sembra essersi stabilizzata. Tuttavia, nel 2019, un esame di controllo evidenziala la presenza di metastasi polmonari. A questo punto Kathy viene inserita in uno studio clinico basato sull’uso di linfociti T infiltranti il tumore e alte dosi di interleuchina 2. Ma il trattamento non ha successo ed è così che, nel 2021, la paziente entra in contatto con Eric Tran, del Providence Cancer Institute di Portland, già autore di una ricerca pubblicata nel 2016, sempre sul New England Journal of Medicine, sull’uso delle cellule CAR-T in un paziente con cancro del colon-retto metastatico. Poiché il tumore di Karhy presenta la stessa mutazione (nel gene KRAS) di quello del paziente con il tumore del colon-retto, la terapia con i linfociti T sembra una strada percorribile. I ricercatori statunitensi richiedono e ottengono l’approvazione accelerata alla Food and drug administration per uno studio clinico di terapia cellulare su una singola paziente. 

La terapia CAR-T

La terapia CAR-T prevede il prelievo dei linfociti T del malato, che vengono rimaneggiati in laboratorio in modo tale da renderli capaci di riconoscere in modo selettivo le cellule tumorali. In pratica, tramite un virus non patogeno, viene introdotto nei linfociti T un gene che produce un recettore, chiamato CAR (chimeric antigen receptor), che riconosce una proteina espressa sulle cellule cancerose. I linfociti così rimaneggiati e potenziati vengono infusi nuovamente nel paziente e cominciano la loro battaglia contro il tumore.

Risultati incoraggianti

Nel nuovo studio, le cellule T prelevate da Kathy sono state modificate per esprimere il recettore TCR capace di riconoscere l’antigene KRAS presente sul tumore. Finora non sono stati evidenziati segni di tossicità e, a sei mesi dall’infusione, le cellule T modificate sono ancora in circolo nell’organismo della paziente ed è stata osservata una riduzione del 72% nel tumore, le cui dimensioni si sono stabilizzate. Non si può ancora dire che Kathy sia guarita, ma questi risultati fanno ben sperare, come sottolinea Eric Tran, che ha coordinato lo studio. «Non ci sono davvero trattamenti efficaci per il cancro del pancreas metastatico. Il fatto che una singola infusione di cellule T riprogrammate possa causare la riduzione del cancro al pancreas metastatico per oltre sei mesi mi rende ottimista sul fatto che siamo sulla strada giusta. Ora dobbiamo rendere questa terapia più potente e verificarne l’efficacia in più pazienti».

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