Riabilitazione sessuale dopo l’asportazione della prostata

Le onde d’urto possono favorire il recupero della funzione erettile dopo l’intervento per il tumore prostatico. Un programma dedicato all’Istituto Regina Elena

La disfunzione erettile è uno dei possibili effetti collaterali della prostatectomia, l’intervento di asportazione radicale della prostata a causa di un tumore. Oggi, grazie alla maggior accuratezza chirurgica si riesce a limitare questa sequela, ma nel post-intervento è possibile un deficit erettile. Per contrastarlo è molto importante una riabilitazione sessuale. Una delle opzioni terapeutiche è rappresentata dalle onde d’urto focalizzate a bassa energia, protagoniste di un programma dedicato all’Istituto Regina Elena di Roma.

La riabilitazione sessuale

L’Unità di urologia dell’Istituto Regina Elena (IRE) ogni anno esegue circa 300 prostatectomie radicali per neoplasie prostatiche, utilizzando la chirurgia robotica per garantire radicalità oncologica, precisione chirurgica e per migliorare la qualità di vita dei pazienti nel post-operatorio. Grazie all’intervento robotico, in casi selezionati, è possibile preservare la funzione erettile, con risultati di salvaguardia che sfiorano il 75%. Dopo l’intervento viene valutato sul singolo paziente l’eventuale somministrazione di onde d’urto per la cura della disfunzione erettile. Il trattamento è indolore e può essere eseguito 1-2 volte alla settimana per un totale di 4-6 sessioni. Questa terapia si è rivelata in grado di migliorare, potenziare e far recuperare una buona funzione erettile. Le onde d’urto favoriscono la rigenerazione di nuovi vasi sanguigni, aumentando così l’afflusso di sangue, all’interno della muscolatura del pene.

«Il nostro obiettivo è curare la patologia ma anche prendersi cura della persona. I percorsi di riabilitazione si affiancano a una nuova sfida: quella di andare oltre la qualità delle cure e garantire la qualità di vita dopo il cancro» fa notare Giuseppe Simone, direttore dell’Unità di urologia dell’IRE.

Le onde d’urto focalizzate

«Le onde d’urto sono fattori di stress meccanico in grado di indurre cambiamenti biochimici nei tessuti – spiega Riccardo Mastroianni, chirurgo urologo dell’IRE–. L’innovazione di questa metodica consiste nell’applicazione dell’energia secondo angoli e direzioni differenti da quelli finora conosciuti, consentendo una distribuzione molto più uniforme ed omogenea. I corpi cavernosi vengono irradiati con un corretto angolo di inclinazione e la sonda distribuisce in maniera ottimale l’energia mentre scorre in senso longitudinale lungo il pene e lungo il perineo».

L’efficacia della terapia con le onde d’urto è legata, oltre che sulla loro capacità di promuovere la formazione di nuovi vasi sanguigni e quindi migliorare la circolazione locale, anche sulla soppressione dei processi infiammatori, sull’induzione della secrezione di fattori di crescita nonché sulla stimolazione della proliferazione delle cellule del tessuto connettivo.

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