Progressi nel trattamento del tumore al seno metastatico

Diverse le novità, a partire dagli anticorpi-farmaco coniugati, nella terapia della malattia avanzata che ne stanno modificando la prognosi. Lo hanno ricordato gli esperti intervenuti a Roma a un convegno internazionale tenutosi all’Istituto Regina Elena.

Fare il punto sulle nuove classificazioni dei vari sottotipi di carcinoma mammario, molto più “fluidi” e meno rigidi di quanto pensato finora, nonché sulle strategie terapeutiche e loro sequenze per contrastare le forme metastatiche. Questi i temi affrontati in occasione del recente convegno internazionale, dal titolo esemplificativo “Treatment of metastatic breast cancer: advances in 2023”, tenutosi all’IRCCS Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma. Gli esperti intervenuti hanno sottolineato come negli ultimi anni sia stata aperta la strada a numerose novità dal punto di vista farmacologico e non solo, che stanno cambiando la storia naturale e gli esiti della malattia avanzata. Gli studiosi hanno inoltre ribadito l’importanza di affidarsi a centri di eccellenza prescrittori, in grado di applicare le nuove strategie terapeutiche che si stanno delineano nel percorso di cura delle pazienti che possiedono i requisiti.

Sottotipi di cancro più “fluidi”

Nel 2020 sono stati diagnosticati quasi 55mila casi di carcinoma mammario, mentre sono 14mila i nuovi casi di malattia avanzata individuati ogni anno, dei quali 3400 risultano già metastatici alla prima diagnosi. Come ben noto esistono diverse tipologie di tumore al seno, per esempio quelli sensibili agli ormoni, i tumori HER2 positivi nonché quelli tripli negativi. Tuttavia, come hanno fatto notare gli studiosi intervenuti al congresso, la diagnostica di precisione, sempre più, suggerisce che i diversi sottotipi siano molto più fluidi dal punto di vista biomolecolare di quanto creduto finora, cosa che sta aprendo la strada a nuovi approcci terapeutici, spesso trasversali.

Farmaci anticorpo-coniugati

Tra le strategie di trattamento più promettenti, e anche trasversali, nel tumore al seno metastatico ci sono gli anticorpi-coniugati. Questi farmaci uniscono l’efficacia della chemioterapia con la precisione degli anticorpi: in pratica il chemioterapico viene portato al suo bersaglio grazie all’anticorpo in modo tale da colpire le cellule tumorali in maniera selettiva, risparmiando quelle sane. Quelli attualmente disponibili e rimborsabili nel nostro Paese sono trastuzumab-deruxtecan e sacituzumab-govitecan e si sono rivelati efficaci per tutti i sottotipi molecolari di tumore al seno: HER2 positivi, a bassa espressione di HER2 (HER2-low), tumori con recettori ormonali positivi e perfino tripli negativi. «L’estrema validità dei farmaci anticorpo-coniugati sta cambiando lo storico paradigma del trattamento della malattia avanzata e migliora notevolmente la prognosi di queste pazienti» fa notare Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’IRE.

Il progetto di ricerca 

In Italia sacituzumab-govitecan è approvato da pochi mesi. Per indentificare con maggiore precisione le pazienti che rispondono a tale terapia sta partendo uno studio prospettico multicentrico clinico e biologico, promosso e coordinato dalla Unità Fase IV dell’IRCCS Regina Elena. Le protagoniste dello studio sono le pazienti con carcinoma mammario triplo negativo metastatico, pre-trattate, che devono iniziare terapia con sacituzumab-govitecan. L’idea è quella di studiare tali donne, considerando diversi parametri biologici, al fine di identificare fattori predittivi di risposta o di resistenza al farmaco. 

Il focus sul tumore triplo negativo

Al convegno romano, è stata dedicata particolare attenzione all’insidioso tumore triplo negativo, caratterizzato dall’assenza di recettori per gli ormoni e per HER2, cosa che lo rende più difficile da trattare. Questo tumore, che rappresenta circa il 10-12% di tulle le neoplasie mammarie, è più diffuso nelle donne giovani, sotto i 50 anni e in quelle che presentano varianti patogenetiche ereditarie nei geni di suscettibilità BRCA. Nuove prospettive per il trattamento di questa neoplasia sono state rese possibili grazie ai farmaci anticorpo-coniugati e ai PARP inibitori, approvati per le donne BRCA mutate, che conducono alla morte delle cellule cancerose con una azione molto più selettiva rispetto a quella dei chemioterapici. Ancora anche l’immunoterapia combinata alla chemioterapia si sta rivelando una buona strategia per combattere in prima linea una parte dei tumori al seno triplo negativo.  Questa è una importante novità se si considera che l’immunoterapia fino a qualche tempo fa non aveva un ruolo di rilievo nella cura del carcinoma mammario, considerato scarsamente immunogeno. 

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