L’analisi di più varianti geniche rende più precisa la valutazione del rischio di tumore al seno

Oggi è ormai assodato che le mutazioni germinali nei geni BRCA1 e BRCA2 costituiscono la causa più importante di insorgenza di neoplasie ereditarie della mammella e dell’ovaio. Ma anche mutazioni in altri geni, come PALB2, CHEK2 e ATM possono aumentare, sebbene in misura minore, il rischio di tumore al seno così come alcune varianti comuni in altri geni. Uno studio recente, pubblicato sulla rivista JAMA Network Open, in particolare ha evidenziato che un punteggio poligenico di rischio, che tenga conto di questi polimorfismi in presenza di mutazioni germinali, potrebbe aiutare a definire meglio l’entità del rischio complessivo.

Nella ricerca, coordinata dal Memorial Sloan Kettering Cancer Center, sono stati analizzati i dati relativi a più di 150mila donne sottoposte a screening per tumori eredo-familiari. In ben 10.852 donne sono state rilevate mutazioni germinali patogenetiche in uno degli undici geni analizzati. L’ulteriore analisi genetica su 86 polimorfismi ha evidenziato una modificazione del rischio per le donne portatrici di mutazioni nei geni BRCA1, BRCA2, CHEK2, ATM e PALB2.

Questo genere di studi, fanno notare gli autori, permettono di comprendere meglio il rischio di tumore. Fanno infatti intravedere la possibilità di condurre in futuro test basati sulla tipizzazione simultanea di tutte le varianti geniche comuni di rischio di tumore al seno. Il punteggio di rischio poligenico (polygenic risk score), calcolato in base al numero di varianti presenti allo stesso tempo in un individuo, potrebbe infatti essere d’aiuto come fattore predittivo del rischio di sviluppare il carcinoma mammario. Una migliore stratificazione del rischio, a sua volta, può indirizzare verso protocolli personalizzati, con vantaggi anche sul fronte costi/benefici.

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