La realtà virtuale allevia il peso delle terapie oncologiche

“Distrarre” i pazienti attraverso esperienze in ambienti simulati al computer aiuterebbe a ridurre lo stress psicofisico che deriva da una diagnosi di tumore e dai successivi trattamenti

Esperienze di realtà virtuale possono influenzare positivamente lo stato d’animo dei pazienti oncologici dopo la diagnosi di tumore e le terapie messe in atto per contrastare la malattia. Lo segnala uno studio italiano, denominato Patient’s Dream, condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena, IRCCS di Roma e dell’Università La Sapienza, pubblicato sulla rivista Frontiers in Oncology.

L’ansia e il disagio legati alla chemioterapia

«La diagnosi di malattia neoplastica è accompagnata da un complesso processo emotivo caratterizzato da ansia, depressione, rabbia e incertezza sul presente e sul futuro – premettono gli autori dello studio, guidati da Alessandra Fabi, già dirigente medico presso l’Oncologia medica del Regina Elena, ora responsabile della Medicina di Precisione della neoplasia della mammella presso la Fondazione IRCCS Policlinico Universitario Gemelli di Roma -. I trattamenti proposti spesso causano infatti ulteriore ansia e disagio psicologico a causa del profilo di tossicità e della frequente necessità di procedure dolorose. Proprio per questi motivi, gli sforzi per fornire interventi per alleviare i sintomi correlati alla chemioterapia sono un’importante area di ricerca e miglioramento».

Studi precedenti hanno evidenziato come la realtà virtuale possa ridurre il dolore e l’ansia in diverse circostanze, per esempio nei pazienti sottoposti a cure per ferite o ustioni. Verosimilmente ciò è legato al senso di assorbimento nell’ambiente virtuale indotto nei pazienti grazie agli speciali occhiali e sensori di movimento indossati, cosa che li porta ad estraniarsi dalla realtà.

I benefici dell’intrattenimento con la realtà virtuale  

Nello studio dell’Istituto Regina Elena sono state coinvolte 44 pazienti con carcinoma mammario o dell’ovaio in fase iniziale. Prima di iniziare il primo ciclo di chemioterapia le pazienti sono state suddivise in modo casuale in due gruppi: metà sono state “distratte”, durante il trattamento, con un’esperienza di realtà virtuale, mentre l’altra metà ha costituito il gruppo di controllo e si è svagata con strumenti più classici come libri, musica e riviste. L’obiettivo primario era la valutazione del disagio psicologico, dell’ansia e della qualità della vita nei due bracci dello studio, mentre gli obiettivi secondari erano il tempo percepito durante il primo ciclo di chemioterapia e la tossicità acuta e tardiva. Ebbene i dati raccolti hanno evidenziato l’assenza di disturbi prevalenti di ansia e depressione nelle partecipanti nonché una riduzione dello stato di ansia tra prima e dopo il trattamento in entrambi i gruppi. «Questa diminuzione è risultata però statisticamente significativa nel tempo solo nel gruppo sottoposto all’esperienza di realtà virtuale» fanno notare gli autori. Inoltre le donne distratte con la realtà virtuale hanno percepito la chemioterapia come più breve rispetto al gruppo controllo e sembrerebbero aver patito meno l’astenia associata alla terapia per il tumore.

Le prospettive future

Il nuovo studio, nonostante il campione limitato di pazienti, evidenzia le potenzialità delle esperienze di realtà virtuale anche in ambito oncologico. Estraniarsi dalla realtà sembrerebbe aiutare i malati a superare i limiti fisici e/o mentali dettati dalla malattia. Questo approccio potrebbe anche promuovere una maggiore aderenza al trattamento con potenziali benefici sull’efficacia e aumentare la fiducia e il grado di approvazione della struttura sanitaria ospitante. Non solo, sebbene i ricercatori non abbiano fatto un’analisi dei costi, ipotizzano anche le potenziali ricadute positive sui costi relativi alla terapia farmacologica e agli interventi di supporto per la gestione dell’ansia. «Il nostro studio presenta alcuni limiti, principalmente legati alla piccola dimensione del campione e all’analisi a breve termine. Inoltre, dai nostri dati, non è stato possibile identificare il meccanismo d’azione dell’esperienza di realtà virtuale sull’ansia né la popolazione che potrebbe beneficiare maggiormente di questa strategia. Sono quindi necessari ulteriori studi per definirne il ruolo nel migliorare il benessere psicologico dei pazienti sottoposti a chemioterapia. Ciò consentirà di utilizzare la realtà virtuale in modo più efficace nella pratica clinica quotidiana» concludono i ricercatori del Regina Elena.

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