Immunoterapia: un protocollo per la tossicità nefrologica

Messa a punto a Siena una strategia per diagnosticare e trattare i gravi effetti collaterali renali, talvolta associati all’assunzione di farmaci immunoterapici

Gli oncologi sono abituati da tempo a gestire gli effetti collaterali associati alla chemioterapia e alle terapie target, ma ci sono ancora difficoltà nel controllo della tossicità nefrologica dei farmaci immunoterapici. A colmare questa lacuna ci hanno pensato alcuni ricercatori dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese, i quali hanno messo a punto un protocollo di diagnosi e trattamento multidisciplinare per gestire della nefrotossicità da inibitori dei checkpoint immunitari, oggetto di uno studio pubblicato di recente sul Journal of Immunotherapy.

Tossicità per i reni da immunoterapia

La nefrotossicità immuno-correlata è un evento avverso raro, acuto e potenzialmente fatale, che può verificarsi in caso di terapia con inibitori dei checkpoint immunitari, utilizzando in particolare specifici farmaci immunoterapici tra cui l’anti-PD1 e PDL1 e l’anti CLA4, da soli o in combinazione. Individuare precocemente eventuali effetti avversi sul rene è quindi fondamentale per impostare rapidamente il corretto trattamento ed evitare possibili danni renali permanenti.

«Dallo studio effettuato su 501 pazienti sottoposti a trattamenti immunoterapici nel nostro centro, sei hanno presentato un fenomeno di nefrotossicità acuta e sono stati pertanto sottoposti a biopsia renale – spiega Anna Maria di Giacomo, oncologo medico responsabile del Programma sperimentazioni cliniche di FaseI/II del Centro di immunoncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese, primo autore dello studio -. L’istologia ha mostrato una nefrite tubulo-interstiziale, che ha caratteristiche simili a quella che si può osservare in caso di rigetto acuto del trapianto di rene».

Il protocollo

Grazie a un lavoro multidisciplinare che ha visto la collaborazione con i nefrologi e gli anatomopatologi, i ricercatori toscani hanno messo a punto una terapia simile a quella anti-rigetto per i trapianti di rene. Con questo approccio sono riusciti a controllare l’infiammazione renale, evitando che essa si complicasse, alterando la funzionalità dei reni.

Il nuovo protocollo va così a integrare il paradigma ben acquisito dagli oncologi medici del trattamento degli effetti collaterali da chemioterapia e terapia target, con quello tipico dei farmaci immunoterapici. «Da oncologi medici siamo abituati da anni a gestire in modo ottimale gli effetti collaterali relativi alla chemioterapia che hanno caratteristiche ben precise e diverse dai farmaci immunoterapici, che rendono il sistema immunitario particolarmente reattivo – osserva il professor Michele Maio, direttore del Centro di immunoncologia dell’ospedale senese e coordinatore dello studio -. Pertanto è molto importante mettere a punto dei protocolli di trattamento specifici anche per gli effetti collaterali della terapia in modo da ottimizzare la gestione clinica del paziente oncologico, ancor più alla luce delle sempre più efficaci combinazioni terapeutiche che associano la chemioterapia all’immunoterapia, nelle quali possono cumularsi le tossicità derivanti dai singoli farmaci utilizzati in associazione».

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