Il 99% dei tumori al seno e il 92% al colon guarisce se la diagnosi è precoce

Scoprire un cancro mammario o colorettale in fase iniziale aumenta radicalmente le chance di guarigione in tempi brevi. Lo rivela uno studio italiano che, secondo FAVO, potrebbe portare anche ad accorciare i tempi per l’oblio oncologico

La diagnosi precoce in oncologia, ma non solo, può fare davvero la differenza. Lo conferma uno studio italiano, pubblicato di recente sull’International Journal of Cancer dal quale è emerso che le probabilità di guarigione aumentano di circa il 60% se la neoplasia, nel caso specifico i tumori mammari e del colon-retto, viene diagnosticata in fase iniziale, nel cosiddetto primo stadio (stadio I). Inoltre la diagnosi precoce abbrevia anche i tempi in cui il paziente può definirsi guarito

Aumento delle guarigioni

Nel nuovo studio, coordinato da ricercatori del Centro di riferimento oncologico (CRO) di Aviano IRCCS e dall’Azienda Zero della Regione Veneto, sono stati prese in esame i dati relativi ai due tumori più frequenti in Italia, ovvero quelli della mammella e del colon-retto, raccolti in 31 Registri tumori italiani (47% della popolazione) fino al 2017. Gli autori hanno valutato gli indicatori di guarigione in base allo stadio del tumore al momento della diagnosi, in particolare il tempo necessario alla cura, la prevalenza della cura e il rischio residuo di morte.

«Dallo studio è emerso che, al momento della diagnosi, la probabilità di guarire delle donne con tumori della mammella passa dal 99% per le diagnosi fatte al primo stadio (che rappresentano oltre la metà delle diagnosi) al 36% quando la malattia si presenta in stadi più avanzati (circa il 10% delle pazienti) – fa notare Luigino Dal Maso, dirigente statistico dell’Epidemiologia oncologica del CRO di Aviano e coordinatore dello studio -. Per il cancro del colon-retto si passa invece dal 92% di probabilità di guarigione allo stadio I al 34% se la diagnosi arriva nello stadio III o IV».

Tempi più brevi per guarire

Dallo studio è emerso inoltre che se la diagnosi della neoplasia avviene in stadio I (per il seno anche stadio II) per la guarigione è sufficiente un anno. Questa importante dato è stato evidenziato in seguito alla valutazione del tempo che deve passare dal momento della diagnosi prima che il rischio di decesso per tumore diventi trascurabile. In genere si considera che serva un arco temporale di 10 anni dalla fine delle terapie, come prevede anche l’attuale legge sull’oblio oncologico, ma i nuovi dati fanno intravedere tempi decisamente più brevi, con importanti ricadute, come sottolineano gli autori dello studio. «Per i pazienti, essere classificati come “guariti” migliorerà la qualità della vita, ridurrà lo stigma e la discriminazione e sosterrà il ritorno al lavoro, alla vita sociale e alle scelte riproduttive».

Ricadute sul diritto all’oblio oncologico

«I risultati del nuovo studio sono di grande rilievo per le donne che finora non hanno potuto beneficiare dell’oblio oncologico in tempi ridotti (coloro che hanno avuto un tumore di stadio primo o secondo considerato guarito a un anno dalla diagnosi) – commenta Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione Italiana delle Associazione di Volontariato in Oncologia (FAVO). I decreti attuativi, previsti dalla legge sul diritto all’oblio oncologico, dovranno tenere conto di questo studio al fine di prevedere termini di guarigione anche molto inferiori rispetto ai 10 anni dalla fine delle terapie, come attualmente stabilito dalla legge».

Rilevanza per pazienti e oncologi

Le stime degli indicatori di guarigione del cancro in base allo stadio in cui viene diagnosticato il tumore possono avere implicazioni importanti per i pazienti e gli stessi oncologi i quali possono disporre di un ulteriore elemento che avvicina le stime di popolazione alla pratica clinica. In particolare le stime fatte dagli studiosi italiani possono contribuire a delineare un programma di follow-up appropriato che cambia negli anni successivi alla diagnosi, con la possibilità di ridurre la medicalizzazione non necessaria e concentrarsi sulla gestione degli effetti tardivi.

«Per i malati di cancro conoscere la probabilità di guarire alla diagnosi, il tempo necessario per raggiungere un’aspettativa di vita simile a coloro che non hanno avuto un tumore e sapere che la stragrande maggioranza delle persone cui è stato diagnosticato un tumore in stadio precoce è destinata a guarire in pochi anni rappresentano informazioni di grande rilievo e forniscono un importante tassello utile ai pazienti per riappropriarsi della loro vita e tornare a una condizione di normalità» conclude Iannelli. 

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