Azione più incisiva per screening oncologici e diagnosi precoce

Da pazienti e clinici la richiesta di ampliare l’offerta e aumentare l’adesione come indicato nella Raccomandazione UE

La Raccomandazione europea sugli screening oncologici esorta gli Stati membri dell’UE a estendere gli screening già attivi per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon-retto, e a introdurne di nuovi per il carcinoma polmonare, prostatico e gastrico.

Le associazioni pazienti in area oncologica, tra cui ACTO Italia, AIOM, Europa Donna, LILT e WALCE, e la comunità scientifica italiana non hanno perso tempo e si stanno facendo promotrici di politiche di prevenzione e diagnosi precoce, come emerso in occasione della recente tavola rotonda “La Raccomandazione UE sugli screening oncologici come priorità sanitaria” promossa da All.Can Italia, la coalizione multistakeholder di pazienti, clinici, esperti sanitari e industria, attiva nel proporre soluzioni concrete per migliorare il percorso dei pazienti oncologici.

Le priorità per medici e pazienti

Diverse le priorità di intervento sollecitate da clinici e pazienti ai decisori sanitari nel corso dell’incontro. Innanzitutto è stata sottolineata l’importanza della prevenzione e del suo insegnamento nelle scuole per promuovere sin da giovani il valore della salute e degli screening come parte integrante della cura di sé. Si è inoltre posta l’attenzione sulla necessità di digitalizzare e rendere più efficienti i processi di invito allo screening rivolti alle popolazioni target, di potenziare il coinvolgimento della medicina del territorio per diffondere un’informazione più capillare e di incoraggiare un atteggiamento proattivo verso le opportunità di screening nonché di estendere ulteriormente il programma sperimentale della Rete Italiana Screening Polmonare (RISP) per ridurre la mortalità per tumore del polmone. 

Gli screening oncologici

Attraverso i programmi di screening oncologico, il servizio sanitario offre attivamente, gratuitamente e in maniera sistematica, un percorso organizzato di prevenzione secondaria per individuare precocemente un tumore, o i suoi precursori, permettendo così di intervenire tempestivamente. Purtroppo però in Italia c’è ancora molto da fare, come rivela anche l’ultimo Rapporto OCSE “Health at a glance 2023”. Secondo il Report, l’Italia si colloca al di sotto della media OCSE sia per l’adesione allo screening per il tumore della cervice, sia per quello del colon-retto. Per quanto riguarda lo screening mammografico nel 2022 ha aderito il 43% delle donne aventi diritto, mentre i livelli di copertura degli screening cervicale e colorettale sono stati rispettivamente del 41% e del 27%, e con un evidente gradiente Nord-Sud, che penalizza le regioni del Meridione.

Come ampliare l’offerta e aumentare l’adesione dei cittadini

«In Italia ci sono ampi margini di miglioramento per estendere i programmi di screening offerti dal servizio sanitario ma soprattutto per aumentare la partecipazione dei cittadini – osserva Rossana Berardi, Tesoriere AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) e direttrice della Clinica Oncologica dell’AOU delle Marche, Università Politecnica delle Marche -. Il punto di partenza non può che essere un cambio di paradigma in favore di maggiori investimenti e di una maggiore attenzione sulla prevenzione, sin da giovanissimi, introducendola come materia di insegnamento nelle scuole».

L’esperta ha sottolineato anche l’opportunità di prendere spunto dalle buone pratiche già introdotte con successo in alcune realtà, a partire dalla digitalizzazione dei processi di invito e prenotazione degli screening e dall’utilizzo di reminder tramite contatto telefonico o telematico (WhatsApp, Mail, App). Inoltre rimangono cruciali le iniziative di sensibilizzazione rivolte alla popolazione e l’azione dei medici di medicina generale per informare sulle opportunità di prevenzione e incoraggiare la partecipazione ai programmi di screening attivi.

Screening per il tumore al polmone e programmi pilota per tumori ereditari

Durante l’incontro si è parlato anche di ampliare i programmi di prevenzione oncologica del cancro al polmone nonché della possibilità di istituire programmi pilota di screening per le sindromi ereditarie di predisposizione al cancro.

Per quanto riguarda il polmone, nel 2021 è nata la Rete Italiana Screening Polmonare con l’obiettivo di reclutare 10mila volontari eleggibili. Finora 8mila sono già stati sottoposti alla prima TAC, dimostrando la fattibilità dell’iniziativa sul territorio nazionale e la buona aderenza da parte dei cittadini. «Il programma ha un valore aggiunto in quanto coniuga prevenzione secondaria (con l’impiego della TAC) a prevenzione primaria (con programmi di disassuefazione tabagica). L’ulteriore estensione di questo programma ministeriale. al momento attivo in 18 centri e 15 regioni italiane, fino a renderlo strutturale, potrà realmente consentire un cambio di paradigma nella lotta al tumore del polmone» osserva Silvia Novello, presidente WALCE (Women Against Lung Cancer).

Per i tumori su base eredo-familiare per ora si punta su programmi pilota per intercettare la presenza dei portatori di mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 che, oltre al tumore della mammella e dell’ovaio, possono essere collegate ad altri tipi di neoplasie, tra cui il tumore della prostata.

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