Attività fisica alleata dell’immunoterapia

Secondo uno studio recente fare movimento riduce gli effetti collaterali e può migliorare l’efficacia dei farmaci immunoterapici utilizzati per combattere i tumori

Diversi studi hanno evidenziato che l’attività fisica è un’importante alleata nella prevenzione del cancro, ma ci sono sempre più dati che ne segnalano i benefici anche in chi è già malato. È il caso, tra gli altri, di uno studio olandese pubblicato di recente sul Journal of National Cancer Institute, che mostra un altro potenziale effetto positivo dell’esercizio: nei pazienti oncologici che assumono farmaci immunoterapici, praticare una regolare attività fisica contribuirebbe a ridurne gli effetti collaterali e a migliorare l’efficacia della terapia.

Immunoterapia ed esercizio fisico

Negli ultimi dieci anni, l’introduzione degli inibitori del checkpoint immunitario ha aumentato enormemente la sopravvivenza di molti individui affetti da cancro. Nonostante i benefici, questi farmaci immunoterapici possono però causare eventi avversi immuno-correlati, più o meno gravi, soprattutto durante i primi quattro mesi di terapia e, talora, portare alla sospensione del trattamento. La buona notizia, che emerge dal nuovo studio, è che la pratica regolare di attività fisica può limitare gli effetti collaterali immuno-correlati.

L’idea di valutare gli eventuali effetti protettivi dell’esercizio in relazione all’immunoterapia è nata dall’osservazione che livelli più elevati di attività fisica tra i pazienti trattati con chemioterapia è associata al miglioramento della sopravvivenza globale e alla diminuzione degli effetti collaterali.

Le conclusioni

Nel nuovo studio sono stati inclusi 251 pazienti in terapia con farmaci immunoterapici, seguiti in media per 20 mesi. I partecipanti sono stati suddivisi in vari gruppi in base al livello di attività fisica complessiva. Ebbene livelli moderati e alti di esercizio sono stati associati a probabilità inferiori di effetti avversi immuno-correlati e a una sopravvivenza prolungata rispetto a livelli bassi di attività fisica totale. «Queste associazioni sono state trovate sia per l’attività fisica complessiva sia per il tempo settimanale trascorso in attività di intensità da moderata a vigorosa durante lo sport e il tempo libero» puntualizzano gli studiosi.

Nell’insieme si tratta di risultati incoraggianti, tuttavia i ricercatori olandesi fanno notare che sono necessari studi randomizzati e controllati per indagare se i pazienti effettivamente abbiano benefici dell’aumento dei livelli di attività fisica dopo la diagnosi.

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