Approvato in Europa un nuovo farmaco per il tumore al seno in fase avanzata

La molecola si chiama alpelisib e rappresenta nuova speranza per le donne in postmenopausa e gli uomini con malattia in fase avanzata con una mutazione PIK3CA, associata a una prognosi peggiore

La Commissione europea (CE) ha approvato di recente il farmaco alpelisib in combinazione con fulvestrant per il trattamento di donne in postmenopausa e di uomini con tumore della mammella avanzato, positivo per i recettori ormonali, negativo per il recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide umano (HR+/HER2-) con mutazioni del gene PIK3CA, responsabili della crescita tumorale e in genere associate a una scarsa risposta alla terapia.
L’approvazione da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) segue i risultati dello studio di fase III Solar-1, che ha dimostrato come alpelisib, in associazione a fulvestrant, abbia quasi raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione rispetto al solo fulvestrant in monoterapia.

La mutazione PIK3CA e il nuovo farmaco

“PIK3CA è il gene mutato più comune nel carcinoma mammario e questa mutazione è presente in circa il 40 per cento delle pazienti con tumore mammario HR+/HER2- (sottotipo che rappresenta circa il 60 per cento di tutti i tumori mammari). Rilevare la presenza della mutazione PIK3CA è importante per trattare le pazienti con una terapia mirata” osserva il professor Pierfranco Conte, direttore della Divisione di oncologia medica 2 dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova, che ha partecipato allo studio
Quando un paziente presenta un tumore al seno in stadio avanzato, per il quale non è possibile ottenere la guarigione, si mira a cronicizzare la malattia, cercando di bloccare o limitare la crescita tumorale. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce alpelisib, in combinazione con fulvestrant, andando così ad arricchire l’armamentario finora disponibile.
Le pazienti con tumore al seno avanzato HR+/HER2- possono essere candidabili al trattamento con alpelisib se si riscontra la presenza della mutazione PIK3CA nei campioni tumorali o plasmatici, attraverso l’utilizzo di un test validato. Se in un campione di plasma non viene rilevata alcuna mutazione, dovrebbe essere testato il tessuto tumorale, se disponibile.
Per orientare le terapie a bersaglio molecolare, l’ideale sarebbe conoscere sin dall’inizio dell’iter diagnostico-terapeutico se è presente questo tipo di mutazione. La presenza del gene mutato può infatti influenzare anche la prima linea di trattamento.

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