Accesso ai test fondamentale per cure oncologiche personalizzate

È questo l’appello degli esperti intervenuti all’incontro virtuale “Immunoterapia ed efficienza organizzativa: un nuovo modello di governance nel trattamento dei tumori della mammella”. L’arrivo di nuove terapie può essere reso possibile solo se si migliora l’accessibilità alla specifica diagnostica biomolecolare

Il cancro al seno triplo negativo è oggi la tipologia di tumore della mammella a prognosi più complessa, tuttavia si stanno aprendo nuove prospettive grazie all’immunoterapia, in particolare grazie ad atezolizumab, un anticorpo monoclonale approvato lo scorso anno per il trattamento del carcinoma mammario triplo negativo in stadio avanzato o metastatico, con espressione di PD-L1. Perché questa terapia possa essere somministrata è necessario un test per il dosaggio dell’espressione della molecola PD-L1 su cui però mancano linee guida e per il quale al momento non è prevista la rimborabilità nei Livelli essenziali di assistenza. Da qui l’appello degli esperti intervenuti all’incontro virtuale “Immunoterapia ed efficienza organizzativa: un nuovo modello di governance nel trattamento dei tumori della mammella”, organizzato da Motore Sanità con il sostegno di Roche. In occasione di questo meeting, gli esperti hanno infatti sottolineato la necessità di potenziare e velocizzare la diagnostica e ottimizzare così le cure, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Test e immunoterapia

Basandosi sui dati ottenuti dallo studio IMpassion130, lo scorso anno l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dato il via libera alla rimborsabilità di atezolizumab, associato a chemioterapia (nab-paclitaxel), in prima linea per la terapia di pazienti affette da carcinoma mammario triplo negativo non resecabile localmente avanzato o metastatico, i cui tumori presentano un’espressione di PD-L1 maggiore o uguale all’1 per cento. Il problema è che la scheda AIFA prevede che per l’eleggibilità al trattamento con questo anticorpo monoclonale, i tumori siano testati con un saggio immunoistochimico (Ventana PD-L1 SP142), la cui rimborsabilità non è attualmente prevista. Non solo, questo test richiede specifiche modalità di lettura dei risultati e personale formato a tale scopo. “Si fa riferimento a un’opportunità di terapia che può derivare da una analisi biomolecolare. Perché questo si possa realizzare è necessaria la condivisione dei professionisti, l’aggiornamento del PDTA e l’accessibilità alla specifica indagine biomolecolare. Le reti sono la sede naturale in cui si possono raggiungere più facilmente questi obiettivi” ha fatto notare Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica (ISPRO) della Regione Toscana. Dal convegno è emerso chiaramente che per effettuare una vera medicina di precisione in ogni singolo territorio nazionale, è più che mai fondamentale abituare l’organizzazione assistenziale a velocizzare, modernizzare e implementare i progressi della diagnostica collegandoli rapidamente alla clinica. Andare sempre più in questa direzione, permetterà anche di governare la spesa sanitaria, ottimizzandola attraverso le migliori terapie per ogni singolo paziente.

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