Tumori ereditari negli anziani

Sebbene le sindromi ereditarie di predisposizione al cancro siano in genere associate allo sviluppo di neoplasie in giovane età, non va sottovalutato il rischio nei soggetti più in là con gli anni. Ne parla Yanin Chavarri-Guerra, professore associato di oncologia medica all’Istituto nazionale di scienze mediche e nutrizione Salvador Zubiran di Città del Messico su The Asco Post

L’invecchiamento è un fattore determinante nello sviluppo del cancro. Con l’avanzare dell’età, infatti, viene meno la capacità di riparazione cellulare dell’organismo. Non a caso più del 50% dei tumori viene diagnosticato in persone con più di 65 anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di tumori sporadici, tuttavia anche negli anziani possono essere rivenute varianti patogenetiche germinali in geni di suscettibilità al cancro, come segnala, sulla rivista The Asco Post, Yanin Chavarri-Guerra, professore associato di oncologia medica all’Istituto nazionale di scienze mediche e nutrizione Salvador Zubiran di Città del Messico.

Yanin Chavarri-Guerra

Il peso delle sindromi ereditarie nell’anziano

«L’invecchiamento è un fattore di rischio per i tumori negli adulti, che è l’opposto di quanto ci si aspetta quando si sospetta una sindrome tumorale ereditaria, visto che la diagnosi di cancro viene spesso fatta in giovane età – premette Yanin Chavarri-Guerra -. Tuttavia, recenti ricerche di genetica molecolare hanno dimostrato che i giovani non sono gli unici a rischio di essere portatori di varianti patogene in geni di suscettibilità al cancro, soprattutto in geni a moderata penetranza (ovvero che si “esprimono” meno e quindi causano con minore frequenza la malattia), e che lo spettro delle sindromi e dell’espressione del cancro ereditario è variabile. Ciò potrebbe dipendere dal tipo di difetto molecolare, dai geni interessati e da altri fattori individuali». 

Una rassegna pubblicata nel 2020 dalla stessa Chavarri-Guerra sul Journal of Geriatric Oncology ha evidenziato che tra il 5 e il 10% degli anziani sottoposti ai test genetici con pannelli multigne è portatore di una variante patogena in un gene di suscettibilità.

«Il peso dei pazienti anziani con sindromi tumorali ereditarie è più elevato di quanto inizialmente pensato, motivo per cui è molto importante migliorare la nostra comprensione di come prendersi cura di questi individui» puntualizza la ricercatrice.

Test genetici negli over 65

In occasione del Congresso annuale del 2022 dell’International Society of Geriatric Oncology, alcuni ricercatori messicani, guidati da Ghavarri-Guerra, hanno presentato i risultati di uno studio che voleva fare il punto sulle caratteristiche cliniche, gli esisti dei test genetici e le cure di follow-up in pazienti più anziani che erano stati sottoposti a test genomici per il rischio di cancro ereditario. Nel complesso gli studiosi hanno preso in esame più di 1600 individui che soddisfacevano i criteri di inclusione delle linee guida per i test genetici per i tumori eredo-familiari del National Comprehensive Cancer Network, di cui 271 (16,6%) avevano più di 65 anni.

«L’età media dei pazienti più anziani che soddisfacevano i criteri era di 73 anni e il 63% era di sesso maschile. Più di tre quarti dei pazienti (78%) aveva una storia di cancro e il 9% ospitava una variante patogena nei seguenti geni di suscettibilità al cancro: BRCA2 (22%), CHEK2 (17%), ATM 817%), BRIP1 (9%), NF1 (9%), CDKN2A (4%), MLH1 (4%) e PALB2 (2%)» puntualizza l’oncologa. Dopo 24 mesi di follow-up cinque pazienti sono deceduti e uno ha avuto un nuovo tumore. Solo l’1% dei pazienti con varianti patogene è stato sottoposto a intervento chirurgico per ridurre il rischio e 45 membri familiari sono stati sottoposti a test a cascata. 

Le implicazioni

«I nostri risultati mostrano che una percentuale significativa di pazienti anziani presentava un’alterazione patogenetica in geni di suscettibilità al cancro. Circa un terzo delle mutazioni è stato trovato in geni a penetranza moderata, che potrebbero essere espressi più tardi nella vita. Il singolo gene più comune trovato è stato BRCA2, noto anche per causare un’insorgenza più tardiva del cancro al seno rispetto a BRCA1» sintetizza l’esperta.

I dati raccolti mostrano come, per decidere il trattamento più adatto per i pazienti più anziani, sia stata eseguita nella maggior parte dei casi un’attenta valutazione geriatrica in ambito oncologico, tenendo conto di fattori quali la presenza di altre patologie, lo stato funzionale e quello nutrizionale, i farmaci assunti nonché lo stato cognitivo e psicologico, nell’ottica di identificare i soggetti più fragili e più a rischio di complicanze e decesso.

«La valutazione geriatrica non è stata utilizzata come strumento nei pazienti più anziani con sindromi tumorali ereditarie, anche se in questa popolazione potrebbe essere utile una maggiore attenzione per selezionare eventuali candidati a cui proporre procedure di riduzione del rischio – osserva l’esperta -. I test a cascata sui familiari dal canto loro sono stati molto efficaci in quando hanno permesso di identificare numerosi soggetti ad alto rischio da incanalare in programmi di sorveglianza e prevenzione personalizzati».

Antonella Sparvoli

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