Tumore ovarico: nuove combinazioni per le forme metastatiche

Secondo lo studio DUO-O presentato all’ASCO l’utilizzo combinato di olaparib e durvalumab migliora la sopravvivenza libera da malattia, anche nelle forme che non presentano difetti della ricombinazione omologa

Nuovi progressi nel trattamento del tumore all’ovaio metastatico grazie alla combinazione di più farmaci. In particolare unire l’immunoterapia a farmaci a bersaglio molecolare sembrerebbe una strada molto promettente, come suggeriscono i risultati dello studio di fare III DUO-O, presentato di recente al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). La combinazione del PARP inibitore olaparip con l’immunoterapico durvalumab in aggiunta alla chemioterapia standard e all’inibitore di VEGF bevacizumab si è dimostrata utile per migliorare la sopravvivenza libera da progressione. Ma la vera novità è che questo approccio si è rivelato efficace in tutte le pazienti e quindi non solo nelle donne con mutazione nei geni BRCA1/2 o, più genericamente con difetti della ricombinazione omologa (HRD+), fino a qualche tempo fa le uniche idonee a ricevere la terapia con PARP inibitori.

Lo studio DUO-O

Nello studio multicentrico sono state arruolate più di 1100 donne con nuova diagnosi di carcinoma ovarico epiteliale avanzato, indipendentemente dall’avere un difetto della ricombinazione omologa. Le pazienti sono state suddivise in tre gruppi. Tutte (braccio standard) hanno ricevuto lo standard di cura, ovvero chemioterapia iniziale con paclitaxel/carboplatino più bevacizumab, seguita da bevacizumab di mantenimento. Nelle pazienti del braccio 2 e del braccio 3, durvalumab è stato aggiunto sia al regime iniziale che a quello di mantenimento. Per le pazienti del braccio 3, al regime di mantenimento è stato aggiunto anche olaparib. Al momento dell’analisi intermedia non è stata osservata alcuna differenza significativa nella sopravvivenza libera da progressione tra il braccio standard di cura e il braccio durvalumab, mentre è stato osservato un aumento della sopravvivenza libera da progressione nel braccio durvalumab più olaparib rispetto al braccio standard di cura. In particolare la combinazione dei differenti farmaci ha portato a una riduzione del rischio di progressione della malattia del 32% rispetto al braccio standard. Risultato ottenuto indipendentemente dalla presenza o meno del difetto di ricombinazione omologa.

I benefici per le pazienti senza mutazioni BRCA

Per quanto riguarda l’attenzione alle pazienti che non presentano mutazioni nei geni BRCA1/2 o difetti della ricombinazione omologa, gli autori hanno sottolineato l’importanza dei nuovi dati per questa popolazione che storicamente si pensava non beneficiasse dei PARP inibitori.

«Le donne sono spesso deluse quando scoprono di non avere una mutazione germinale BRCA o che il loro tumore non ha una mutazione somatica BRCA, perché sanno che ciò potrebbe limitare le opzioni di trattamento – ha fatto notare Merry Jennifer Markham, direttore della Divisione di ematologia e oncologia del Dipartimento di medicina dell’Università della Florida -. Essere in grado di avere opzioni per tutte le pazienti con carcinoma ovarico avanzato è molto significativo. Questa è un’informazione che i medici possono condividere con le malate durante la consulenza: “Anche se potresti non avere una mutazione BRCA e il tuo tumore potrebbe non essere HRD-positivo, c’è ancora speranza e ci sono ancora progressi da fare”».

Nuovi scenari

«Sebbene ci siano stati progressi significativi per le pazienti con carcinoma ovarico avanzato, ci sono ancora bisogni insoddisfatti. I risultati del nostro studio forniscono prove incoraggianti che possiamo trovare nuovi approcci terapeutici per le pazienti con malattia avanzata» ha affermato uno dei ricercatori coinvolti nello studio, Philipp Harter, direttore del Dipartimento di ginecologia e oncologia ginecologica presso l’Ospedale Evangelische Kliniken Essen-Mitte di Essen, Germania.

«Anche se la sopravvivenza libera da progressione potrebbe non andare di pari passo con un aumento della sopravvivenza globale, ci auguriamo che lo faccia – ha detto Markham -. Ad ogni modo la sopravvivenza libera da progressione è molto importante per i nostri pazienti».

Alla luce dei nuovi incoraggianti risultati, i ricercatori coinvolti nel trial si apprestano ora a valutare la sopravvivenza globale e altri obiettivi secondari in un’analisi successiva.

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