Tumore alla prostata BRCA mutato: approvata negli Usa nuova terapia

Via libera dell’FDA americana al PARP inibitore niraparib associato ad abiraterone in un’unica pillola, in combinazione con prednisone, nel trattamento di pazienti con malattia metastatica

Dopo l’approvazione dell’aprile scorso da parte dell’Agenzia europea del farmaco, anche la Food and Drug Administration (FDA) statunitense, l’ente americano per la regolamentazione dei farmaci e dei dispositivi medici, ha approvato di recente la compressa a doppia azione contenete il PARP inibitore niraparib e l’antagonista ormonale abiraterone per il trattamento del tumore alla prostata metastatico resistente alla castrazione in pazienti adulti con mutazioni BRCA, come determinato da un test genetico approvato dalla stessa agenzia regolatoria.

La compressa a doppia azione, da assumere una volta al giorno, in combinazione con prednisone, è il primo e unico trattamento somministrato per bocca che combina i due principi attivi.

I benefici della nuova cura

L’approvazione della nuova terapia fa seguito ai risultati dello studio di fase III MAGNITUDE, condotto su 423 pazienti con alterazioni nei geni associati alla ricombinazione omologa, 225 (53%) dei quali presentavano mutazioni nei geni BRCA. Nel sottogruppo di pazienti mutati, la sopravvivenza mediana libera da progressione radiografica è stata di 19,5 mesi rispetto ai 10,9 medi dei soggetti trattati con placebo più abiraterone e prednisone. Inoltre, è stata riscontrata una “tendenza” al miglioramento della sopravvivenza globale con la compressa a doppia azione, nonché un “forte” miglioramento del tempo alla progressione sintomatica e un miglioramento clinicamente significativo del tempo all’inizio della chemioterapia citotossica.

Sebbene la coorte complessiva (pazienti con e senza mutazioni BRCA) abbia mostrato un miglioramento significativo nella sopravvivenza libera da progressione radiografica, il sottogruppo di soggetti con alterazioni in geni implicati nella ricombinazione omologa diversi da BRCA non ha avuto vantaggi significativi a indicare che il beneficio osservato è da “attribuire principalmente” ai risultati ottenuti nel sottogruppo di pazienti con mutazioni BRCA.

Test genetico e nuova terapia

Secondo Peter Lebowitz, responsabile dell’area terapeutica globale per l’oncologia presso l’Unità di ricerca e sviluppo Janssen di Johnson & Johnson, l’approvazione della nuova terapia segna un importante traguardo nell’ambito della medicina di precisione e sottolinea ulteriormente il valore del test genetico nei pazienti con cancro alla prostata metastatico resistente alla castrazione.

Purtroppo però non sempre è facile arrivare alla determinazione della mutazione BRCA per via del materiale tumorale a disposizione per fare il test molecolare.

Idealmente bisognerebbe fare il test molecolare su tessuto tumorale “fresco”, facendo una nuova biopsia al paziente. Il problema è che nove pazienti su dieci hanno come disponibilità di lesione metastatica solo una lesione ossea dalla quale ottenere il DNA per l’esame genetico non è così facile. Diventa quindi difficile identificare i pazienti candidati alla terapia con PARP inibitori.

In Italia, attualmente, l’unico PARP inibitore approvato per il tumore alla prostata avanzato è olaparib che può essere impiegato in pazienti che abbiano ricevuto un trattamento con un farmaco ormonale di nuova generazione in progressione e che presentino mutazioni somatiche o germinali di BRCA. 

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