Tumore al seno metastatico: nuove frontiere di cura

Via libera di AIFA alla rimborsabilità dell’anticorpo monoclonale farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan anche nelle pazienti con bassa espressione della proteina HER2

Dopo l’approvazione dello scorso luglio dell’anticorpo farmaco-coniugato trastuzumab deruxtecan di Daiichi Sankyo e AstraZeneca per il trattamento del tumore al seno metastatico HER2 positivo, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha dato il via libera alla rimborsabilità di questa terapia anche in un’altra categoria di pazienti, quella delle donne con carcinomi mammari con bassi livelli di espressione della proteina HER2 che rappresentano fino al 55% di tutti i tumori al seno. Il nuovo trattamento, che riduce il rischio di progressione della malattia e di morte del 50%, come dimostrato dallo studio DESTINY-Breast04, rappresenta un ulteriore importante passo avanti per aumentare tempo e qualità della vita per un numero sempre maggiore di pazienti con malattia metastatica.

I tumori della mammella HER2-low e la nuova terapia

Fino ad ora i tumori mammari sono stati classificati in diversi “tipi” in base ad alcune caratteristiche molecolari. In particolare, in relazione ai recettori ormonali (HR) presenti sulle cellule e l’espressione o meno della proteina HER2. In questo modo i carcinomi sono stati distinti in HR+ e HER2-; HER2+ per via di un’alta espressione della proteina HER2 e triplo negativi (HR-/HER2-) per l’assenza di HR e di HER2. Lo studio DESTINY-Breast04 ha ridisegnato questa classificazione in quanto individua un nuovo gruppo di tumori della mammella, definiti appunto HER2-low. In questa categoria possono rientrare anche tumori HR+ e, in percentuale minore, triplo negativi, che producono poca proteina HER2. In queste forme HER2-low, trastuzumab deruxtecan ha dato risultati straordinari, come segnala Giampaolo Bianchini, professore associato e responsabile del Gruppo mammella dell’IRCSS Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Questa terapia estremamente innovativa supera il dogma, precedentemente definito nel tumore della mammella, per cui le terapie anti-HER2 funzionano solo nei carcinomi HER2 positivi, che esprimono livelli molto alti di questo recettore, espandendo gli orizzonti della cura a pazienti precedentemente escluse dai benefici delle terapie HER2 mirate. Nello studio DESTINY-Breast04, che ha coinvolto 557 pazienti, trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 50% il rischio di progressione rispetto alla chemioterapia e aumentato significativamente la sopravvivenza globale».

Le implicazioni terapeutiche

Ad oggi trastuzumab deruxtecan rappresenta la prima terapia anti-HER2 approvata per le pazienti con tumore al seno con bassa espressione di HER2, la quale può verificarsi sia nella malattia ormono-positiva che negativa. «Fino ad oggi la chemioterapia era l’unica opzione disponibile per le pazienti con tumore del seno avanzato o metastatico a bassa espressione di HER2, sia positivo che negativo per i recettori ormonali, dopo aver ricevuto almeno una linea di chemioterapia – osserva Alessandra Fabi, responsabile della Medicina di precisione in senologia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma -. Usare come bersaglio HER2 in tumori con un basso livello di espressione di questa proteina delinea un approccio di cura innovativo, che permette di rispondere a bisogni clinici finora insoddisfatti. Le implicazioni terapeutiche sono importanti. Grazie alla rimborsabilità di AIFA, possiamo trattare le pazienti con bassa espressione dei livelli di questa proteina, precedentemente considerate HER2-negative, con un anticorpo monoclonale coniugato anti-HER2, migliorando il tempo di controllo della malattia e la sopravvivenza globale nello stadio metastatico».

L’importanza di determinare lo stato di HER2

Visto che i tumori HER2 low oggi possono avvalersi della nuova opportunità terapeutica offerta dal farmaco trastuzumab deruxtecan, diventa fondamentale identificarli con precisione.

L’espressione di HER2 può essere determinata tramite un test di immunoistochimica (IHC), che misura i livelli della proteina HER2 in una cellula tumorale (i risultati del test IHC sono riportati come 0, 1+, 2+ o 3+), e un test di ibridazione fluorescente in situ (FISH), che conta le copie del gene HER2 nelle cellule tumorali(quest’ultimo viene effettuato solo se si ottiene un punteggio 2+ da test IHC).

«Lo stato di HER2 low può essere determinato utilizzando il comune test di immunoistochimica: tuttavia, ora diventa estremamente importante identificare esattamente il livello di questa proteina, non solo dichiarare un risultato positivo o negativo, proprio per identificare i tumori HER2 low (HER2 1+ o 2+) rispetto a quelli con assenza completa della proteina HER2 (HER2 0) – fa notare Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di oncologia senologica e toraco-polmonare dell’Istituto nazionale dei tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli -. Per questo è quanto mai necessario il ruolo del team multidisciplinare nella valutazione dei pazienti e, in particolare, una collaborazione stretta tra oncologo e patologo che effettua i test diagnostici».

La soddisfazione dell’Associazione di pazienti

Europa Donna si batte da oltre un decennio per soddisfare i bisogni delle donne con tumore al seno metastatico. Attraverso azioni di advocacy ha fatto in modo che queste pazienti potessero avere un accesso facilitato ai trial clinici e alle cure innovative.

«La notizia che AIFA, agenzia con la quale collaboriamo e dialoghiamo, ha approvato la rimborsabilità della molecola, anche nei casi HER2 low, ci rende molto felici perché rappresenta una nuova possibilità di cura e risponde a una necessità ad oggi non colmata – dice Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia. Questo, unitamente a una presa in carico dedicata all’interno dei Centri di senologia e al lavoro congiunto del team multidisciplinare, potrà non solo aumentare la sopravvivenza di queste donne, ma anche la loro qualità di vita nel percorso di cura che le attende».

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